«Nessuno si azzardi a commentare l’indicibile»

di e con foto di Paola Ciccioli

Questo è quel che ha scritto oggi la coordinatrice del nostro blog nel Gruppo Facebook di Donne della realtà.

Soltanto poche righe per rendervi partecipi della mia scelta di non affrettarmi a scrivere di Silvia Romano e assaporare piuttosto la libertà, che tanto ho inseguito, di rapportarmi ai fatti e alle notizie con quella umanità di cui ci si dimentica quando si è o ci si sente obbligati a dover commentare sempre e a qualsiasi costo.

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«Non toccate i morti, così rossi, così gonfi»

di Salvatore Quasimodo*

MILANO, AGOSTO 1943

Invano cerchi tra la polvere,
povera mano, la città è morta.
È morta: s’è udito l’ultimo rombo
sul cuore del Naviglio. E l’usignolo
è caduto dall’antenna, alta sul convento,
dove cantava prima del tramonto.
Non scavate pozzi nei cortili:
i vivi non hanno più sete.
Non toccate i morti, così rossi, così gonfi:
lasciateli nella terra delle loro case:
la città è morta, è morta.

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«È la prepotenza che ha fatto abbassare l’asticella del sentimento di umanità»

«Ma in questo nostro mondo esistono cose intollerabili. Per accorgersene occorre affinare lo sguardo, scavare. Ai giovani io dico: cercate e troverete. L’indifferenza è il peggiore di tutti gli atteggiamenti, dire: «Io che ci posso fare, mi arrangio». Comportandoci in questo modo, perdiamo una delle componenti essenziali dell’umano. Una delle sue qualità indispensabili: la capacità di indignarsi e l’impegno che ne consegue».

(Indignatevi!, Stéphane Hessel)

Premio Pulitzer da Repubblica. it

«Foto di Yannis Behrakis (Reuters) 11 agosto 2015. Un gommone al tramonto pieno di profughi siriani alla deriva nelle acque del Mar Egeo, tra Grecia e Turchia, dopo un’avaria al motore al largo dell’isola di Kos. Il New York Times e l’agenzia Reuters hanno vinto il premio Pulitzer per la sezione fotografica Breaking News grazie agli scatti con cui hanno raccontato la crisi dei migranti in Europa». (da http://www.repubblica.it)

di Erica Sai

Non c’è bisogno di affinare troppo lo sguardo, ahimé, per accorgersi di quante cose intollerabili accadono intorno a noi. E non è necessario neanche, doppio ahimé, per rendersi conto di quanta indifferenza soffoca il mondo.

Concentrandoci sul macro-fenomeno dell’immigrazione in Europa, quindi dei flussi migratori da Paesi extraeuropei, si apre un enorme libro di indignazione e indifferenza.

Da indignata, trovo che l’Europa dovrebbe riflettere un po’ su se stessa perché, come ben scrive l’antropologa Amalia Signorelli, «ad onta delle sue orgogliose e miserabili rivendicazioni del ruolo di culla della civiltà, dell’arte, della filosofia, del diritto, della scienza e di tutto il resto che dovrebbe distinguere l’uomo dalla bestia, si sta rivelando incapace, ipocrita, immorale, feroce».

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“Death seed”, il seme della morte

 

a cura di Luca Bartolommei*

Il testo di questo brano è, purtroppo, sempre attuale anche dopo mezzo secolo dall’uscita dell’album. La pandemia ha già cambiato molte cose intorno e dentro di noi, e i King Crimson non smettono di farci riflettere su ciò di cui avremmo, e avremo, davvero bisogno.

Ecco “il Gigi” di Discovery Dischi nascosto dalla copertina di “In the court of the Crimson King”, nella foto di Andrea Cherchi al banco del suo negozio vicino al Duomo di Milano. Secondo me Schizoid Man sta guardando qualcuno che passa senza mascherina…

21st CENTURY SCHIZOID MAN

Cat’s foot iron claw
Neuro-surgeons scream for more
At paranoia’s poison door.
Twenty first century schizoid man.

Blood rack barbed wire
Politicians’ funeral pyre
Innocents raped with napalm fire
Twenty first century schizoid man.

Death seed blind man’s greed
Poets starving, children bleed
Nothing he’s got he really needs
Twenty first century schizoid man.

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«Troverete un bambino»

dal Vangelo di Luca 2,1 – 14

Gabriel è un alunno di terza elementare. Ha mamma e papà filippini, ama andare in giro a esplorare Milano, si diverte un sacco in bicicletta, nei musei va a dare “sbirciatine” in ogni dove, andare al cinema gli fa fare salti di gioia, parla un inglese seducente, ha un animo gentile e dopo i compiti si mette a cantare. Qui è alle prese con una lettura in italiano, la lingua del Paese dove è nato 8 anni fa. La foto è stata scattata con il cellulare da sua madre. (P.S. Dice con un po’ di rammarico che è sempre l’ultimo a compiere gli anni perché è nato a dicembre…)

«In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

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Le finte primavere arabe delle donne

di Valeria Palumbo*

Il Cairo

Un’immagine da “La vallée du Sel” di Christophe M. Saber, in programma al Milano Film Festival che si terrà nel capoluogo lombardo dall’8 al 18 settembre 2016. Il film è «ambientato nel bel mezzo del momento politico peggiore dell’Egitto, quando un giovane regista torna a casa a Il Cairo, per la prima volta dall’inizio della rivoluzione, e guarda i suoi genitori fronteggiare una situazione che metterà in crisi la loro fede» (http://www.milanofilmfestival.it/)

Ottimiste. È il meno che si può dire. Adesso che nessuno osa più parlare di Primavere arabe (anzi, il settimanale tedesco Der Spiegel titola esplicitamente “L’inverno arabo”), perfino chi si era dilungato a raccontare delle donne protagoniste delle proteste, dalla Tunisia all’Egitto, dallo Yemen alla Siria, tace sbigottito. Dov’era il trucco? Mentre scrivo i (minoritari) sostenitori di uno Stato laico e i Fratelli musulmani si fronteggiano in Egitto; la Siria, schiacciata dalla guerra civile, assiste all’avanzare di gruppi ribelli integralisti; la Tunisia difende a stento le sue antiche conquiste laiche, soprattutto a favore delle donne, davanti a una crisi economica che si fa sempre più grave. L’Algeria, nelle elezioni locali di fine 2012, ha rinnovato la fiducia al Fronte di liberazione nazionale, ma nessuno è disposto a credere alla libertà di quei seggi. E il gran numero delle candidate proposte è stato visto soltanto come uno specchietto per le allodole. Della Libia non parliamo nemmeno: una brutta guerra tra clan rivali… è rimasta una brutta guerra tra clan rivali. Insomma è tramontato un sogno.

Sempre che il sogno che covava sotto la cenere delle dittature fosse quello di democrazie laiche e liberali, sia pure di stampo “islamico”. L’impressione è che ci fossimo sbagliati. Non solo noi occidentali. Ma anche quelle minoranze laiche e acculturate del mondo musulmano che, dal 1979 in poi, ovvero dalla rivoluzione oscurantista di Khomeini (appoggiata con speranza da molte donne), non hanno fatto bene i conti con la realtà e i radicatissimi valori delle loro masse.

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Sequestrata la blogger Amina attivista gay e dissidente

«Oggi potrebbe essere il mio ultimo giorno oppure il primo di una nuova Siria»

Lesbica e mezza americana, la blogger Amina Abdallah Araf, è diventata negli ultimi mesi un’inconsueta eroina della rivolta in Siria. «Oggi o domani potrebbe essere l’ultimo giorno per me – aveva scritto domenica -. Oppure domani potrebbe essere il primo giorno della nuova Siria. Ben Ali se n’è andato, Mubarak pure, e pare sia finita anche per Saleh. Assad non ha ancora molto tempo e prevedo di vederlo andar via» Continua a leggere