di Anna Caltagirone Antinori

Il mercato del pesce di Civitanova Marche in una foto d’epoca fornita dalla Fototeca comunale che vanta, nel proprio archivio, 100 mila immagini. Un grazie particolare da parte della coordinatrice del blog, Paola Ciccioli, al suo presidente Primo Recchioni e alla direttrice Francesca Iacopini (http://www.fototecacomunale.it/)
L’arrivo nelle Marche dalla Sicilia durante la guerra, il diploma da maestra, le scuole di campagna, gli alunni scalzi, le amiche, “i personaggi” di un piccolo paese. Oggi, grazie ai ricordi di Anna Caltagirone Antinori, rivive anche il rito del pescivendolo che porta la sua merce alle famiglie dell’entroterra.
Sono rimasta con la famiglia a Convento di Urbisaglia circa dieci anni e ho avuto tempo per conoscere le persone del posto e quelle di passaggio. Fra queste ultime c’era un personaggio di nome Serafino: un giovane robusto, sempre abbronzato, con i capelli neri e ricciuti. Era un “marinaro” di Civitanova Marche, con altri soci era proprietario di un “barchetto” da pesca e si guadagnava da vivere vendendo il pescato nei paesi dell’interno. Due o tre volte la settimana portava il pesce fresco ai ristoranti di Sarnano. Finito il giro, se gli rimaneva del pesce invenduto, lungo la via di ritorno faceva sosta nella piazzetta antistante il Ricovero, con una trombetta annunciava il suo arrivo e le donne uscivano per comprare il pesce a poco prezzo.
Dopo un po’ di volte Serafino ci conosceva tutte. Sapeva di quante persone era composta ogni famiglia, conosceva i gusti di ognuno e cercava di accontentare tutti. A me propose di portarlo personalmente in casa, al mattino presto. Ci mettemmo d’accordo e due volte la settimana avevo il pesce freschissimo: le sogliole o i merluzzetti per i bambini, il pesce assortito per il brodetto, le lumachine che piacevano tanto a mio marito Fernando, l’arrosto o la frittura. Che comodità!
Serafino era onesto e rispettoso; verso le sei di mattina girava piano la chiave del portoncino, entrava in cucina e posava l’incartata di pesce sul lavello. Sul tavolo trovava una banconota e mi lasciava il resto.
Appena sveglia andavo in cucina a vedere che cosa mi aveva portato Serafino. Che piacere vedere quel pesce dalle squame argentate, a volte qualche “cicala” si muoveva ancora!
Mi divertivo a cucinare quel pesce che sapeva di mare, tutti mangiavamo con gusto.
Ora Serafino avrà un bel po’ di anni… forse non va più a pescare e passa il tempo a ricucire le reti pensando anche lui al tempo che fu.
Carissima Maestra Antinori, La seguo sempre anche se non lascio un mio commento tutte le volte. Ma mi sembrerebbe di dire il superfluo, dopo le Sue parole. Sappia, dunque, che leggo le sue pennellate di un mondo passato con la sicurezza che Lei ne vive tutt’ora valori e ricchezze che comunica a tutte noi.
Ho letto, di recente un libro di M. Rosa Cutrufelli “Il giudice delle donne” e non ho potuto fare a meno di evocarLa. Parla di alcune maestre marchigiane che, agli inizi del secolo, si batterono per il voto alle donne. Lo conosce? In ogni caso glielo segnalo.
La aspetto al prossimo ricordo,
Angela Giannitrapani
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Cara Signora Angela Giannitrapani, La ringrazio per avere così benevolmente commentato i miei brevi racconti. Sono flash che riaffiorano nella memoria e poichè oggi non hanno più riscontro nella realtà, mi piace comunicarli ai giovani, è anche un modo per confortare la mia nostalgia.Non ho letto il libro che cortesemente mi segnala, ne conosco il contenuto per avere letto qualche articolo a riguardo: Lo cercherò: leggere per me è …… pane quotidiano. Grazie ancora, distinti saluti. Anna Caltagirone Antinori
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