San Severino Marche recuperi il cuore di un suo figlio

Testo e foto di Paola Ciccioli

«Gentilissima signora Paola Ciccioli le possiamo assicurare che Sindaco e Amministrazione comunale si sono subito mossi in favore della famiglia di Alika esprimendo, insieme al cordoglio da parte di tutta la comunità settempedana, la propria vicinanza concreta che si sostanzierà in fatti concreti ovviamente. Grazie per la straordinaria sensibilità dimostrata da lei e da molti cittadini anche in questa occasione» (leggi qui).

Questo ha scritto il Comune di San Severino Marche nella pagina Facebook Sei di San Severino Marche se… dove ieri ho condiviso la richiesta alla sindaca Rosa Piermattei di proclamare il lutto cittadino per l’omicidio di Alika Ogorchukwu, che faceva parte di quella comunità insieme con la moglie Charity Oriachi e il loro figlio di 8 anni (oggi la misura cautelare in carcere dell’omicida Filippo Ferlazzo è stata confermata per pericolosità sociale, leggi qui).

La mia risposta sotto la foto che ho scattato il 22 luglio 2022 al MARec, il Museo di San Saverino Marche dedicato all’arte recuperata nell’area colpita dal terremoto nel 2016.

Lucantonio di Giovanni Barberetti, “Madonna col bambino”, 1480 – 1490 circa, legno intagliato e dipinto

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Per un piccolo cittadino senza padre e senza diritti

Testo e foto di Paola Ciccioli

Diario dal confine dell’umanità.

Lucantonio di Giovanni Barberetti, “Madonna col bambino”, 1480 – 1490 circa, legno intagliato e dipinto. Al MARec, Museo dell’Arte recuperata di San Severino Marche.

Domenica, 31 luglio 2022.

«Era buono e tranquillo, insieme alla sua famiglia era perfettamente integrato, non ha mai dato alcun problema. Ha chiesto aiuto solo due volte ai servizi sociali… ma niente altro. Era orgoglioso e voleva essere indipendente per provvedere alla sua famiglia».

Ho letto queste parole della sindaca di San Severino Marche, Rosa Piermattei, sul quotidiano online Cronache Maceratesi (qui l’intero articolo).

Sono certa che il Comune marchigiano, la Caritas, le istituzioni scolastiche aiuteranno Charity Oriachi, la vedova di Alika Ogorchukwu, ucciso venerdì a Civitanova, e il loro bambino di 8 anni.

Sono altrettanto certa, però, che quell’orfano con la pelle nera abbia assoluto bisogno di un atto riparatorio pubblico, che lo aiuti a crescere nonostante le immagini che porterà per sempre negli occhi del corpo di suo padre sotto un lenzuolo lungo la strada.

Aiuti e sostegno economico sono necessari. Indispensabile è la dignità, il rispetto di chi ci vive accanto. La sindaca di San Severino Marche indossi la fascia tricolore, prenda per mano questo piccolo cittadino senza diritti, tenga lontani chiasso e opportunismi politici, proclami il lutto nella sua bella città e, così facendo, consoli la famiglia ferita e chiunque creda nell’umanità.

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Il pane, la pasta e la tessera annonaria

di Anna Caltagirone Antinori*

Aspettando di lasciare andar via anche quest’anno, passiamo la parola alla più grande delle nostre autrici che – infiniti auguri – di anni ne ha superati 90. Per il sito www.donnedellarealta.it, in Rete da pochi giorni per presentare i principali progetti dell’Associazione Donne della realtà, una sua foto da ragazza ci fa entrare, con interesse ed emozione, nel capitolo della nostra storia collettiva chiamato “guerra”. Di seguito la prima parte della nuova testimonianza, la signora Anna ce l’ha inviata con il titolo “Per la tessera annonaria”.

Salutiamo Anna Caltagirone con un dipinto (anche lei dipinge…) di Francesco Lojacono, “Veduta di Palermo” (1875). Un omaggio alle sue origini, alla città Capitale italiana della cultura 2018 e a quel mare, giù in fondo, che è sempre nei suoi ricordi (https://www.youtube.com/watch?v=u56-biqBc-E)

Nell’aprile del 1943 avevo 16 anni e frequentavo a Palermo il penultimo anno presso l’istituto magistrale Regina Margherita. A scuola andavo bene e con una buona media dei voti, ogni anno ottenevo come orfana di ferroviere, una borsa di studio dalle Ferrovie dello Stato, che mi permetteva di andare avanti senza difficoltà.

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Il viaggio in Germania di zia Adina: sola, analfabeta e con il bagaglio dell’amore

di Eliana Ribes

Ma quale forza può sprigionarsi da una donna? Oggi la domanda riguarda Adina Malpiedi, la nostra zia Adina, che ha vissuto a Urbisaglia, nelle Marche, paese dove è nata anche l’autrice del post. Moglie di Virginio Agostinelli e madre delle gemelle Marina e Rosina, questa donna semplice e sorridente, ha sfidano (ma senza saperlo) pregiudizi e consuetudini, per stare accanto alla figlia emigrata che stava per partorire. Ecco la seconda e ultima parte del racconto di Eliana Ribes.

Adina Malpiedi, zia Adina, con le figlie Marina e Rosina (che ringraziamo di tutto cuore per aver fornito a Eliana Ribes questa foto dell’archivio privato)

Zia Adina era una bella donna, alta, robusta, con i capelli neri sempre legati a crocchia dietro la nuca. Da giovane aveva lavorato in filanda, ma da quando questa era stata chiusa non le metteva pensiero alcun genere di fatica. Si prestava anche ad aiutare nonno che faceva il cementista, un mestiere pesante. Me la ricordo con dei manicotti grigi fin sopra il gomito, che si infilava per preservare la pelle dall’irritazione del cemento e per non sporcarsi. Sempre silenziosa e attenta alle indicazioni di nonno che era molto esigente. Facevano tutto a mano, con delle forme di metallo o di legno, anche l’impasto, perché non c’era certo l’impastatrice. Comunque, un’ora prima che ritornasse a casa il marito, zio Virgì, che faceva l’operaio e andava a lavorare in bicicletta (doveva percorrere una quindicina di chilometri), lasciava perdere tutto e gli preparava la cena. Il profumo di quello che cucinava invadeva tutta la casa e mi faceva venire l’acquolina in bocca.Per me, comunque, l’impresa più memorabile è stata quando ha affrontato da sola, senza sapere né leggere né scrivere, il viaggio per la Germania. Continua a leggere

Forza donne, è arrivato Serafino il pescivendolo!

di Anna Caltagirone Antinori

Il mercato del pesce di Civitanova Marche in una foto d’epoca fornita dalla Fototeca comunale che vanta, nel proprio archivio, 100 mila immagini. Un grazie particolare da parte della coordinatrice del blog, Paola Ciccioli, al suo presidente Primo Recchioni e alla direttrice Francesca Iacopini (http://www.fototecacomunale.it/)

L’arrivo nelle Marche dalla Sicilia durante la guerra, il diploma da maestra, le scuole di campagna, gli alunni scalzi, le amiche, “i personaggi” di un piccolo paese. Oggi, grazie ai ricordi di Anna Caltagirone Antinori, rivive anche il rito del pescivendolo che porta la sua merce alle famiglie dell’entroterra.

Sono rimasta con la famiglia a Convento di Urbisaglia circa dieci anni e ho avuto tempo per conoscere le persone del posto e quelle di passaggio. Fra queste ultime c’era un personaggio di nome Serafino: un giovane robusto, sempre abbronzato, con i capelli neri e ricciuti. Era un “marinaro” di Civitanova Marche, con altri soci era proprietario di un “barchetto” da pesca e si guadagnava da vivere vendendo il pescato nei paesi dell’interno. Due o tre volte la settimana portava il pesce fresco ai ristoranti di Sarnano. Finito il giro, se gli rimaneva del pesce invenduto, lungo la via di ritorno faceva sosta nella piazzetta antistante il Ricovero, con una trombetta annunciava il suo arrivo e le donne uscivano per comprare il pesce a poco prezzo.

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