«Ma io non voglio avere hobby, voglio avere passioni»

di Giuseppina Pieragostini

Arrivederci, Susan. E grazie, Giuseppina Pieragostini: ci siamo divertit* nel vedervi fare da spalla l’una all’altra… Susan Sarandon continua a ripetere, anche attraverso la T-shirt che indossa: “Don’t dream it. Be it”. L’attrice, che di anni ne compirà 71 a ottobre, è schierata con la comunità Lgbtq, tanto più ora che il presidente degli Stati uniti Donald Trump si è rifiutato di proclamare giugno “il mese dell’orgoglio gay”, spingendo perfino Facebook a introdurre i nuovi “like” arcobaleno (http://www.milanopride.it/site/home/)

Terza (e ultima) parte del racconto L’età dell’indecenza:

L’assenza di obblighi familiari, professionali, sociali, religiosi, ti fa oscillare come una pianticina sradicata e quasi ti aggrappi al guinzaglio del cane per non finire lunga per terra.

Tra voi s’è stabilito un accomodamento basato sull’accontentarsi reciproco: lui avrebbe voluto essere il cane di Gualtiero e tu avresti voluto seguitare a badare al suo padrone.

Mentre ti strascini in giro con questo lascito molesto, comunque sempre meno di un marito, scopri l’infinita spasura di donne che hanno varcato l’infame soglia. Non le avevi mai notate, nemmeno supponevi che esistessero; con pertinacia ti sei allenata a riconoscerle leggendo in loro i segni che non vorresti vedere in te. Le segui, le sorvegli: come si veste, come parla, di cosa parla, come si muove una donna che ha sessant’anni? Impari docilmente su di loro e da loro; cerchi di individuare quale personaggio ti toccherà recitare in questa commedia dell’arte della sopravvivenza.

Appaiono equamente suddivise per tipi come i gatti: certosino, siamese, soriano, persiano, europeo e come per i gatti, i comportamenti sono dettati dalla razza di appartenenza.

Ci sono le irriducibili, sessantenni che prive del velo pietoso degli ormoni, cercano di riacchiappare per la coda qualche scampolo di femminilità, con il risultato di mettere in scena continuamente l’evocazione di un’assenza: i capelli troppo biondi, l’abbigliamento troppo provocante, le scollature abissali; i gioielli vistosi a distogliere l’attenzione.

L’incertezza si denuncia nell’incedere, diventato meno sicuro nel calpestare il mondo: la giovinezza è nei piedi. Come farà Susan Sarandon a caracollare con grazia e coraggio sui suoi tacchi? Forse stringe i denti e va o forse s’è fatta fare prima una puntura di anestetico per piede.

Le stradine pullulano di sessantenni del tipo buone samaritane, che inseguono e ingozzano ogni specie animale che strisci, sgattaioli, svolazzi: cani pazienti, corvi crudeli, gatti dissimulatori. Le più determinate innaffiano gerani assetati, raddrizzano pali divelti, recuperano cocci sperduti.

«Petalo di rosa, occhi d’oro, briscolina della mamma, tortorella odorosa, gingilletto vellutato, giardino del mio cuore, sposetta amorosa, fiorellino birichino».

Per questo genere, il vegetale il minerale e l’animale, distaccano l’umano di diverse misure; un ritorno al panteismo della prima infanzia quando si fa tottò allo spigolo che ti ha fatto la bua.

La tenerezza che non si confronta più con l’altro trova nuovi oggetti di devozione che di solito hanno il loro interesse a non sottrarsi a tanta sconsiderata premura. Sarà per questo che Portia non ha mai voluto in casa neanche un criceto e tanto meno una pianta di basilico.

Appena le pie donne girano l’angolo, dalle loro bocche niente più vezzeggiativi sdolcinati, solo schizzi di veleno contro i mariti, il traffico, le buche, i ladri, i giovani, i vicini, le amiche, i figli.

«Zozzi traditori, vigliacchi infami, luridi figli di cagna, pezzi di merda, ladri schifosi, troie imbrattate, parassiti insaziabili e irriconoscenti» e vicino alla descrizione, gli auspici «Potessero schiattare sull’istante e tutti si scordassero il loro funerale, gli venisse un colpo e rimanessero con la bocca storta, gli venisse un fischio all’orecchio che non li facesse dormire più, potessero andare accattando e nessuno avesse pietà».

Un esercito di prefiche che sputa su tutto e tutti e maledice il mondo che fa a meno di loro.

Poi c’è la tipologia nei sessant’anni fedeli, quelle che quando sono nate, intorno alla culla tutti hanno profetizzato «Questa un giorno avrà sessant’anni, anzi ce li ha già». Questa tipologia si risparmia il trauma del passaggio, così come s’è risparmiata l’infanzia la giovinezza e molto altro.

Il genere più subdolo è quello delle indispensabili, capaci di accudire in una botta sola: suocera novantenne, nipote treenne, campo nomadi e centro anziani, mentre stanno pianificando le vacanze per tutta la famiglia e una pizzeria al taglio per il figlio minore, quello venuto cretino. Se ti incontrano per caso, hanno per te almeno tre inviti a concerti di beneficenza, l’indicazione del parrucchiere di zona meno caro e uno stock di vestiti della cooperativa delle detenute redente. L’importante è non fermarsi nemmeno un attimo a pensare di avere sessant’anni, che tanto i bisognosi sono sempre gli altri…

Poi c’è la tipologia Portia; tanto per cominciare non li ha ancora compiuti e non è detto che li compia mai. Mica come te che sei corsa allo sbaraglio e adesso non sai come tornare indietro!

Quello che sfugge da fuori, anche all’occhio più attento, è cosa pensano tutte queste sessant’anni, cosa desiderano, cosa sognano di notte, cosa fanno quando nessuno le vede?

Ma soprattutto, come fanno a sopportare?

Se perdi tempo a guardare nei loro occhi, scoprirai che la loro anima s’è fatta sottile come la carta velina e basta un alito di vento a farla rabbrividire; prima che chiedano, qualche fesso infastidito da questo stare in mezzo, né abbastanza di qua né abbastanza di là, straparla di un’età priva di obblighi e in cui ti puoi occupare di te e dei tuoi hobby. Ma io non voglio avere hobby, voglio avere passioni, brutto stronzo testa di cazzo.

Intanto si accendono le luminarie e le piazze e i viali sono percorsi da torme di giovani femmine sfacciate, languide, traballanti, innocenti, stupefatte, confuse. Nel chiarore, ottenebrate dalla sbronza di ormoni e dai sogni dell’infanzia, gru spavalde e sospese si muovono sulle lunghe gambe affusolate. E, chiedono di essere piluccate, inzuccherate, adorate, inzaccherate, adoperate, consolate, imbrogliate. Salvate. Senza ritrosia o colpa, intrecciano duelli d’amore e di morte con giovani uomini ingenui, pietosi, audaci, predatori, pavidi. Bisognosi senza cuore.

C’è una bellezza nel gioco della giovinezza che la giovinezza non conosce e la cui eternità non ci appartiene.

Se solo i vent’anni avessero sessant’anni!

Tu resti da sempre pavidamente nascosta nell’ombra, mentre Portia tuttora scalcia come un’indemoniata per restare nel cono di lucentezza e calore.

E per la prima volta, l’invidia di una vita si stempera nella tenerezza per un corpo smanioso di danze d’amore e sconsiderato nell’affrontare le conseguenze del desiderio.

Dillo che non vedevi l’ora di averli sessant’anni per poterti sentire al riparo dal peso dell’amore e della delusione; che hai sperato di non dover più sentire quell’irrequietezza nelle viscere, quello spaesamento, quel dolore senza requie che non hai più dimenticato.

Dillo che ora temi che, quello che nascostamente desideravi, sia avvenuto.

Dillo che hai finalmente capito che il vero inferno non è non essere riamati, ma che il papavero e il fiordaliso non fioriscano più per te.

Dillo che hai paura che ormai sia troppo tardi per un’altra volta.

Dillo se ne hai il coraggio.

No che non lo dirai, perché le lacrime dei sessant’anni fanno distogliere lo sguardo con imbarazzo, tanto sono inconsolabili.

Allora vieni tra le mie braccia sorella mia, riposa sul mio cuore, mentre respiriamo piano.

Domani, come se nulla fosse, come due ragazze, andremo a passeggiare in mezzo alle rose e alle viole e lasceremo che il vento gonfi i nostri vestiti leggeri.

III – Fine

9 thoughts on “«Ma io non voglio avere hobby, voglio avere passioni»

  1. e questa terza parte trionfa e si stempera nella poesia! La soglia io ho sentito di varcarla a 50anni e ne sono stata contenta. per vigliaccheria. Ora veleggio pigramente verso la vera vecchiaia, a 66 anni lo faccio quasi in automatico. D’altra parte io faccio parte della schiera di quelle che forse sono nate vecchie e sagge. Mi chiamavano “il grillo saggio” pensa un po’…Ma credo di avere vissuto una vita piena e in fondo non dispero sul domani. Grazie! e Buona Fortuna a tutte!

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    • un nickname come affascinailtuocuore, dice di più delle parole ‘sagge’. Non so se sono riuscita a esprimere quello che per me è il senso profondo dell’epifania dei sessanta: non è mai l’età di rinunciare al desiderio. Lo dici anche tu ‘e in fondo non dispero sul domani’.

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  2. Dopo la seconda parte durissima ( le sassate sono arrivate, eccome!), la conclusione è malinconica ma non disperata. Per quello che mi riguarda io non aspetto l’avanzare dell’età per “sentirmi al riparo dal peso dell’amore e della delusione” e sono convinta che la facoltà di emozionarsi per il contatto con un’altra persona non si perda con l’età. So che non si bara nel rapporto col corpo, non ci si nasconde, le cose avvenute sono avvenute una volta per sempre, e la irreversibilità non solo biologica, ma anche psicologica, di questi eventi è chiara ad ogni donna. Per ognuna di noi le tappe del ciclo di vita sono segnate da date e cadenze chiare e inequivocabili. Ci si può restare incastrate a lungo in tali conti con se stesse e con la propria vita. Oppure si rischia di transitare oltre troppo alla svelta, nel tentativo di risparmiarsi la fatica e talvolta il dolore che un simile bilancio di vita comporta, tuttavia spero di avere davanti a me ancora un po’ di tempo per guardare ed essere guardata, amare, imparare, cadere e ricominciare. Certo è difficile accettare i cambiamenti se ci si ostina a voler effettuare i confronti con impegni e performance degli anni della giovinezza o se si cerca di percepire ancora il brivido delle prime volte, ma si può imparare a vivere il proprio corpo come qualcosa che viene trasformato e adattato nel tempo per farne veramente una parte di sé. E poi, nel momento in cui bisogna fare pace con il respiro più corto, con il dolore alla schiena, con i capelli bianchi si affronteranno anche i momenti più difficili se si potrà contare su quelle amicizie basate sulla solidarietà, la presenza, l’affetto, la condivisione, costruite negli anni sottraendo il tempo alla vita convulsa che corre e offre occasioni di incontri, spesso deludenti, milioni di cose da fare, spesso inutili, lusinghe e illusioni che svaniscono nell’aria senza lasciare traccia.

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  3. Credo che tu abbia colto il nucleo sostanziale; si potrebbe dire: il corpo è il reale.Dici ‘imparare a vivere il proprio corpo..’il mutamento del rapporto con il corpo che diventa più proprio, anche inesorabilmente attraverso le disfunzioni. In panico, lo si consegna alla medicina, all’estetica, oppure..? Che significa che siamo il nostro corpo? Caderci dentro, iniziare un nuovo viaggio di conoscenza…ci sto pensando, scribacchio appunti e non so dove vado. Grazie a te, grazie veramente a tutte. Confrontarsi con un proprio scritto (le cose che non ci si era accorti di aver detto, i significati che si svelano attraverso gli occhi dell’altro) nel modo offerto da questo blog è sommuovente (un po’ desueto ma non mi viene altro termine). Grazie

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  4. Wow
    Bello e molto ironico
    Ho riso e sorriso. In alcuni esempi mi riconosco ed in altri potrei fare i nomi ed i cognomi
    E comunque Susan Sarandon ha dalla sua la chirurgia plastica, personal trainer e compagnia cantante compreso fotoshop 😀
    E beata lei. Per quanto mi riguarda ormai alle rughe e cascamenti vari ci bado poco xché senza occhiali non li vedo. Faccio il minimo sindacale di attività fisica e che vada come vada. Non mi deprimo sicuro perché mi voglio troppo bene.
    Non è un dramma avere 60anni. È peggio non arrivarci
    E poi niente ansie mensili e mestruzioni dolorose, a parte i baffetti i peli sono quasi spariti sempre che non sia un effetto senza occhiali
    Quello che una volta era importantissimo adesso frega niente
    Ho poche energie? E allora faccio meno
    Se prima mi cedevano il posto o mi portavano i pesi x cavalleria e adesso lo fanno x l’età… beh è comunque xché sono donna e mi piace esserlo

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  5. Anch’io posso fare i nomi e i cognomi. Geniale: la presbiopia: permette di selezionare quello che si vuol vedere e anche ciò che conta veramente ‘quello che una volta era importantissimo adesso frega niente’. Penso che la quarta parte del racconto la stiano scrivendo i vostri pensati commenti. Un bacio a tutti/e Giusi

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