Da una poetessa al suo gatto Camillo

di Mariacristina Pianta*

Mariacristina Pianta in un ritratto del marito Emilio Palaz

Mariacristina Pianta in un ritratto del marito Emilio Palaz

CAMILLO

Ci hai seguito

in un freddo giorno

tra incroci

di strade inerti.

Sorridi quando veloce

salta il tuo rosso mantello.

Hai riportato il sole,

allontani le inquiete

ombre della notte.

* Mariacristina Pianta accarezza con queste parole il suo gatto. La poetessa, che tiene anche un laboratorio di scrittura poetica per gli allievi del liceo linguistico Alessandro Manzoni di Milano, ha inserito questi versi nella sua ultima raccolta, “Ardesie e seracchi”,  Mimemis Edizioni, 2013. Scrive Giovanna Ferrante nella prefazione: «Nel volume appaiono temi precisi: La Meta, metafora della tensione per il raggiungimento di un obiettivo che spesso sfugge; Il Collegio, commossa rievocazione e ricordo della madre; Ai Confini della Città, fra rifiuto e senso di oppressione; La Frontiera, evocativa dell’incubo delle persecuzioni e degli orrori della storia; Insoliti personaggi, al ritmo dell’amicizia con gatti e conigli». Proprio al coniglio Trilli è dedicata l’ultima poesia del libro. E sempre Trilli compare in copertina, in Ardesie e seracchiun disegno del marito di Mariacristina, il pittore Emilio Palaz, che è anche l’autore del ritratto che pubblichiamo in questo post. “Ardesie e seracchi” è arricchito anche da alcuni disegni di Francesca Fornerone. Prossimamente su questi schermi, quel che pensa il gatto Camillo dei suoi coinquilini artisti.

(Paola Ciccioli)

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