
Una “spaziale” novità editoriale: http://www.scienzaexpress.it/ Rosa Oliva, meglio conosciuta come Rosanna, ha fondato la “Rete per la Parità” che tuttora presiede ed è stata nominata da Giorgio Napolitano Grande Ufficiale della Repubblica.
di Monica Marelli e Rosa Oliva*
Quando Irene arrivò davanti al portone, si alzò leggermente sulle punte e premette il pulsante del citofono. Salì le scale rapidamente, nonostante il pesante zaino sulle spalle.
La nonna Rosanna l’aspettava sulla porta: era appena tornata da una riunione in Comune, dove aveva discusso come ottenere l’apertura di un parco pubblico nel quartiere al posto di un centro commerciale.
L’assessore non la finiva più di parlare e Rosanna aveva temuto di non tornare a casa in tempo per accogliere la nipotina. Era in pensione ma il suo impegno per le questioni sociali era sempre presente nella sua vita. Così, dopo aver dato un bacio a Irene e averla aiutata a liberarsi le spalle dal pesante carico, le disse di andare subito a lavarsi le mani perché il pranzo era pronto.
Le gatte Sirio e Mizar (erano state chiamate come le due famose stelle perché Irene era affascinata dall’astronomia) dormicchiavano sulla poltrona, ma sollevarono la testolina e aprirono gli occhi non appena Irene prese posto a tavola. Dall’espressione del loro musino sembrava stessero pensando: “Tutto come il solito, possiamo continuare con il pisolino”.
Appena la bambina inizio a mangiare la sua pasta con le verdure (solo la nonna sapeva fare quelle zucchine così saporite!), la donna si accorse che qualcosa non andava.
La bambina sorrise, poi tornò a guardare nel piatto.
«Che cos’è quel faccino?» Irene appoggiò la forchetta sul piatto, la guardò e disse concitata:
«I miei compagni oggi mi hanno presa in giro e io non li sopporto quando fanno così e volevo picchiarli ma non l’ho fatto, però…»
«Calma, raccontami bene cosa è successo…»
«La maestra voleva che facessimo un gioco a squadre per imparare la matematica e i maschi, non appena Laura e io ci siamo avvicinate, ci hanno detto che non ci volevano».
Il viso della nonna si fece serio, come se quelle parole fossero spine fastidiose, e chiese:
«E vi hanno detto perché non vi volevano nel loro gruppo?»
«Perché le femmine sono stupide, hanno risposto».
La nonna si appoggiò allo schienale della sedia, come se fosse diventata improvvisamente stanca.
E pensò: “Ci risiamo, ancora nel 2016 mi tocca sentire queste cose”.
«Che c’è nonna, sei arrabbiata?»
«Sì! Ma non è colpa tua, anzi. Voglio raccontarti una storia di oltre cinquant’anni fa, ma tu continua a mangiare, altrimenti la pasta si raffredda».
La bambina riprese a mangiare, fissando la nonna con curiosità. Sapeva che le avrebbe raccontato qualcosa di molto interessante.
Rosanna iniziò:
«Nel 1958 era un paese molto diverso da oggi, soltanto da dodici anni le donne potevano votare.
All’Università non potevamo indossare i pantaloni, li portavamo solo in vacanza. Nessuna tra noi ragazze guidava il motorino, dovevamo sederci dietro i ragazzi e con tutte e due le gambe da un lato, non cavalcioni perché la gonna ce lo impediva. Pensa che tempi! E quando si rifiutarono di ammettermi a un concorso pubblico solo perché non ero maschio, mi ribellai. Avevo subito un’ingiustizia e anche se ero una ragazza appena laureata non volli darmi per vinta!
Così decisi di far valere il mio diritto e quello delle mie coetanee, rivolgendomi alla Corte Costituzionale».
«Che cos’è la Corte Costituzionale?»

Questa letterina illustrata è la versione per bambini de “La parità in gioco, lettera a mia nipote”, contenuta nel libro di Anna Maria Isastia e Rosa Oliva “Cinquant’anni non sono bastati”. Anche di questo libro parleremo prestissimo (http://www.scienzaexpress.it/)
*Già, cos’è la Corte Costituzionale? E con quali semplici parole lo si può spiegare alla propria nipotina? Questo non è un manuale di educazione civica. È la storia vera, verissima, di Rosa Oliva, detta Rosanna, che con un illuminato atto di ribellione è diventata Grande Ufficiale della Repubblica. Di lei, sul settimanale Origami, il direttore de La Stampa Maurizio Molinari e la giornalista Francesca Sforza hanno scritto: «In molti la chiamano la “Rosa Parks italiana”, perché come lei – che nel 1955 si rifiutò di cedere il posto nell’autobus ad un bianco, dando vita così al boicottaggio degli autobus di Montgomery – Rosa Oliva fu protagonista di una battaglia importante per la conquista dello spazio pubblico da parte delle donne italiane. Grazie al suo ricorso, infatti, la Corte Costituzionale riconobbe nel 1960 il diritto – suo e di tutte le donne che l’hanno seguita – di partecipare a concorsi pubblici che prima erano riservati ai soli uomini». (Paola Ciccioli)