Nel campo di concentramento la scoperta di un tassello di storia e di dolore della mia famiglia

Testo e foto di Elisabetta Baccarin

A Dachau, visitando l’esposizione permanente all’interno degli ex edifici di manutenzione, sono rimasta colpita da questa carta d’identità.

Foto Dachau

mi è balzata agli occhi per quanto è simile alle nostre attuali.

mi ha fatto ricordare del fratello di mio nonno, ettore baccarin, che da vari documenti in rete ho scoperto essere nato a teolo PD il 26/1/1904, arrestato a teolo, deportato da bolzano il 14/12/1944 a mauthausen e deceduto a melk il 12/2/1945. (fonte: ’elenco dei deportati da Bolzano a Mauthausen’ in http://www.venegoni.it/venegoni_sec.pdf).

 pagina 4 del registro delle morti del 12 febbraio 1945

La pagina 4 del registro dei morti del 12 febbraio 1945

prigioniero numero 113875. nella foto qui sopra il registro che riporta il suo nome e i suoi dati nella pagina dei decessi del giorno. non conosco il motivo dell’arresto. una mia zia di quasi 90 anni ricorda che lui lavorava come mio nonno in miniera e l’avevano accusato di aver fornito polvere da sparo, ma non ne ho alcuna certezza. da altre fonti pare che giaccia in fossa comune e non sia esumabile.

ma i suoi documenti? il motivo vero dell’arresto? cosa aveva fatto, chi era?

tornando a casa dopo il viaggio a monaco di baviera, ho provato a cercare qualcosa su luigi bagato, la persona a cui apparteneva quella carta d’identità e ho trovato questo:

SAN VITO – La passione di uno storico e la tesina di maturità di un giovane, fanno riemergere dalle nebbie del tempo la storia del sanvitese Luigi Bagato che morì in un lager nazista nella Seconda guerra mondiale. A dare il via alla ricerca storica è stata una sanvitese di ritorno da un viaggio a Dachau: guardando tra i reperti si è accorta di un documento appartenente a un certo Luigi Bagato residente a San Vito. Una scoperta raccontata poi su Facebook, quindi letta da Roberto Gargiulo, appassionato di storia che a San Vito gestisce una cartolibreria. Aiutandosi anche con le notizie raccolte dal giovane Nicolò Sclippa, che ne ha fatto l’argomento della sua tesina di maturità, si è scoperto che Luigi Bagato era nato nel 1924, terzo di sei fratelli, da una famiglia emigrata in Francia. «Secondo notizie ufficiose – racconta Gargiulo -, nonostante la giovane età, si era accostato alla Resistenza e proprio durante un’attività di volantinaggio clandestino sarebbe stato notato e quindi arrestato». Passò solo qualche giorno nel carcere sanvitese, poi venne trasferito nelle prigioni di via Spalato a Udine e da qui sarebbe stato internato a Dachau. Non rivide più la sua San Vito, ma i suoi resti mortali non riposerebbero a Dachau. «Il giovane venne incluso in un “Transport” destinato a Neuengamme, un lager della Germania nei pressi di Amburgo». Qui vennero deportati circa 106mila prigionieri, di cui 55mila non fecero più ritorno. Un luogo dove i deportati furono oggetto dei primi esperimenti di “eliminazione di massa” con l’uso del gas Zyklon B (poi impiegato ad Auschwitz), divenendo anche cavie per le sadiche pratiche cliniche (con il bacillo della tubercolosi) del dottor Kurt Heissmeyer delle SS. «Luigi fu purtroppo uno di quei 55mila, un “sommerso” quindi o “disperso” se preferite, così registrato nei documenti del lager in data 16 gennaio 1945». A distanza di quasi sessant’anni, un viaggio e una ricerca sono diventati così strumento per onorare la memoria di Luigi Bagato e di tutti i giovani, sanvitesi o meno, che «un tempo non molto lontano, hanno saputo credere in un ideale e morire per esso».
Emanuele Minca (http://www.ilgazzettino.it/PAY/PORDENONE_PAY/la_storia_di_luigi_morto_a_dachau/notizie/941762.shtml)

Elisabetta, all'englischer garten di monaco di baviera 2 gennaio 2015

Elisabetta Baccarin all’Englischer Garten di Monaco di Baviera a Capodanno

Chissà. Magari un giorno andando a mauthausen, scoprirò di più sul fratello di mio nonno e magari riuscirò anche a trovare qualcosa di suo.

(Elisabetta ha raccontato della sua visita nel campo di concentramento di Dachau anche nel post Un dito sopra quei numeri come un bacio sulla bua dei bimbi.)

5 thoughts on “Nel campo di concentramento la scoperta di un tassello di storia e di dolore della mia famiglia

  1. La Storia, quella vera, è fatta di storie, delle singole storie perchè sono quelle tagliate e cucite sulla pelle di ogni donna e ogni uomo. Nei libri di storia sono schiacciate e insabbiate sotto la descrizione dei grandi giochi politici e militari.Tocca a tutti noi riportarle in superficie e trasmetterle gli uni agli altri.
    Grazie, Elisabetta.
    Angela

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  2. Ho letto solo di recente la tua storia..e sono rimasta veramente colpita dal tuo racconto sopratutto la parte in cui parli della tua famiglia, cioè del fratello di tuo nonno. Ho letto che vorresti saperne di più.. forse ti posso aiutare in quanto credo che hai raccontato la storia del mio bisnonno..Vorrei chiederti se posso contattarti privatamente in qualche modo.

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  3. mio padre caoduro pietro classe 1920 catturato in albania il 09/09/1943 deportato nel campo di ladisburgo 5 a obbligato a lavorare in localita hesilbrue credo in una situazione con presenza radioattiva ,è deceduto in marzo del 1957 per leucemia acuta in 40 giorni, sul piu bello che incominciava ad assaporare la vita, aveva trovato un lavoro ed aveva finalmente una bella famiglia

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