A Ellis Island, dove i nomi della mia famiglia sono stati “abitati” da altre persone

Testo e foto di Alba L’Astorina da New York

Statua Libertà Ellis Island

Anche se può suonare strano da una napoletana come me, ma la mia visita a New York durante il periodo di Pasqua 2014 ha molto a che fare con i ricordi della mia infanzia. Il legame più importante è di certo con mio padre, che per anni ha lavorato come civile presso il Comando delle Forze Alleate del Sud Europa di Bagnoli, una delle più grandi basi NATO d’Italia. Attraverso la mensa ufficiali, dove mio padre prestava servizio, arrivavano a casa nostra i sapori e le tradizioni tipiche degli americani che frequentavano la base. Ma in questa immersione in emozioni del passato che è diventato il mio soggiorno a New York, molto c’entra anche il versante materno, con le sue storie di emigrazione da Napoli verso l’Inghilterra, prima, e l’America poi. Milano Napoli NY andata e ritorno, 16-28 aprile 2014

IN GIRO PER LOWER MANHATTAN E MIDTOWN

Una delle tappe che mi ero prefissa in questo viaggio è Ellis Island, l’isola davanti a Manhattan da dove sono passati tutti gli emigranti provenienti da varie parti del mondo, prima di essere ammessi nel Paese che hanno contribuito a costruire. Penso che chiunque faccia una visita a NY dovrebbe mettere in conto di fare questo viaggio, che tra l’altro è anche molto piacevole perché il traghetto include una sosta alla Statua della Libertà e una veduta dal mare di Manhattan che valgono certamente la pena[i].

Ellis Island Waterfront

Nel corso della sua storia, il porto di Ellis Island ha accolto più di 12 milioni di persone, che all’arrivo dovevano esibire i documenti di viaggio con le informazioni della nave che li aveva portati a New York e dovevano sottoporsi ad una rigida trafila di controlli sanitari il cui esito veniva impresso sulla schiena di ciascuno con un gessetto. Chi superava questi esami, veniva poi accompagnato nella Sala dei Registri, dove ispettori ne annotavano nome, luogo di nascita, stato civile, luogo di destinazione, disponibilità di denaro, professione e precedenti penali. Gli idonei ricevevano alla fine il permesso di sbarcare e venivano accompagnati al molo del traghetto per Manhattan. Coloro per i quali erano necessari controlli più approfonditi sostavano ulteriormente in un’altra stanza. Secondo il vademecum destinato ai nuovi venuti, «i vecchi, i deformi, i ciechi, i sordomuti e tutti coloro che soffrono di malattie contagiose, aberrazioni mentali e qualsiasi altra infermità sono inesorabilmente esclusi dal suolo americano». Ma oltre a queste categorie, racconta l’audioguida del museo, non erano ben accetti neanche sospettati di «prostituzione, comunismo e omosessualità».

Sebbene la percentuale di respinti sia stata modesta (si stima che solo il 2 per cento sia stato rimpatriato), per coloro che erano ritenuti non idonei cominciava una odissea ancora peggiore di quella che li aveva portati in America. Per queste persone era previsto l’immediato reimbarco sulla stessa nave che li aveva condotti negli Stati Uniti che, in base alla legislazione americana, aveva l’obbligo di riportarli al porto di provenienza. Spesso si trattava di persone anziane o deboli, separate dalla propria famiglia che non avrebbero con molta probabilità mai più rivisto.[ii]

Il picco più alto dei visitatori di Ellis Island si ebbe nel 1907 con più di un milione di persone approdate. Dal 1917, modifiche alle norme d’ingresso limitarono i flussi immigratori; venne introdotto il test dell’alfabetismo e dal 1924 vennero approvate le quote d’ingresso: 17.000 dall’Irlanda, 7.500 dal Regno Unito, 7.400 dall’Italia e 2.700 dalla Russia. La Depressione del 1929 ridusse ulteriormente il numero degli immigrati, fino ad arrivare a 35.000 nel 1932. Contemporaneamente Ellis Island diventò anche un centro di detenzione per i rimpatri forzati: dissidenti politici, anarchici, senza mezzi e senza lavoro vennero obbligati a tornare al loro paese d’origine. Gli espulsi a forza dagli Stati Uniti furono 62.000 nel 1931, 103.000 l’anno successivo e 127.000 nel 1933[1].

Oggi Ellis Island ha perso la sua funzione di regolatrice del flusso migratorio, che si è spostata su altri confini e in altre pratiche burocratiche, ed è diventata un enorme un Museo sull’emigrazione le cui sale sono piene degli oggetti di chi ha trasportato insieme a valigie, bauli, bagagli la propria esistenza fin qui nella speranza di darle una nuova prospettiva. L’emozione è viva: in queste ampie sale sembra di sentire ancora le loro voci, i loro passi, i loro umori, le loro paure. Forte deve essere stata quella di scoprire in quale fila si sarebbe stati incolonnati dopo l’interrogatorio nella sala Registri: le file, quante le possibilità, erano tre: quelli che capitavano in quella di sinistra venivano destinati verso il Nord America, quelli sulla destra rimanevano a New York, quelli al centro venivano rimandati a ulteriori controlli. Spesso le famiglie venivano divise proprio in questo incolonnamento.

NELLA KISSES ROOM

Nella Kisses Room, la sala dei baci, dove i nuovi emigranti ammessi a entrare negli Usa potevano finalmente riabbracciarsi e ricongiungersi con familiari e amici che vivevano già negli Stati Uniti, c’è un archivio nel quale chiunque può fare una ricerca al computer e cercare se qualche suo avo o omonimo sia passato da qui. Come tutti, ci siamo seduti anche noi alla postazione e abbiamo interrogato il database. Sebbene molti nomi risultino storpiati o trascritti male, abbiamo trovato omonimi della nostra famiglia, segno che da Napoli erano partite tantissime persone. Di mio padre sono certa che uno dei suoi due nonni sia passato di qui, me lo raccontava sempre da piccola; tuttavia il suo cognome è trascritto in alcune varianti non esatte, come Lastorino o Lastorina. La scheda di una omonima di mia madre, Piscitelli Assunta, invece è chiarissima, sebbene molto sintetica: parla di una donna arrivata il 28 ottobre del 1920 da Napoli con uno status dichiarato di coniugata. Ho ripensato alle sale che abbiamo attraversato e mi sono immaginata lo stato d’animo che deve aver vissuto in quel suo soggiorno ad Ellis Island. Le due sorelle di mia madre, invece, hanno seguito altre vie. Entrambe emigrate in Inghilterra, zia Anna ha messo su famiglia e si è stabilita a Manchester, mentre zia Antonietta ha voluto mettere ancora più distanza tra la sua vita e Napoli. Ha proseguito per il Canada e vive ancora oggi a Toronto.

ellis_island_lastoirna

C’era anche la famiglia Finizio, con un Domenico e un Antonio, entrambi imbarcatisi da Napoli… (così si chiamano, rispettivamente il figlio e il marito di Alba, ndr) Quando ho raccontato a mio figlio di aver letto il suo nome sulla scheda di un passeggero sbarcato a Ellis Island l’11 maggio 1901, sono rimasta colpita dal suo commento. Fa impressione, mi ha scritto, pensare che il tuo stesso nome sia stato abitato da altre persone; ti invita a riflettere che i nomi che tanto ti caratterizzano oggi al punto da pensare che corrispondano alla tua esclusiva persona, in realtà tempo addietro, e più volte, sono stati la casa abituale di altre persone, che ci hanno costruito altre storie, vi hanno legato altre vicende plasmandoli. Ma è come se ti desse anche una responsabilità verso quello che tu farai con quello stesso nome, oggi e domani ….

 

[1] notizie da Wikipedia

 

[i][i] il traghetto che porta ad Ellis Island costa circa 20 dollari a persona e comprende due tappe: la visita della Statua della Libertà prima e il museo dell’emigrazione, che è più distante, poi. Entrambi i posti sono visitabili e a mio avviso valgono la pena, ma se non si ha tempo propenderei per visitare almeno Ellis, anche perché le file per Liberty sono in genere molto lunghe.

[ii] Il film di Emanuele Crialese, “Nuovomondo”, racconta con efficacia l’odissea di una famiglia siciliana immigrata negli USA e che passa da Ellis Island.

6 thoughts on “A Ellis Island, dove i nomi della mia famiglia sono stati “abitati” da altre persone

  1. Non è mai stato nei miei desideri, nei miei sogni, visitare La Grande Mela, ma il pensiero di ritrovane anche un solo pezzetto delle mie origini mi fa venire i brividi

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  2. riporto qui alcuni commenti su fb, perché mi sembrano belli. Mi scrive Patrizia Di Malta bellissimo articolo, Alba. Anch’io sono di recente andata a Pantelleria a cercare le mie radici… ho trovato la tomba di un uomo nato nel 1800 che poteva essere il mio bisnonno, la sua faccia aveva un che di familiare, aveva lo stesso nome del fratello maggiore di mio padre (e si sa che ai primogeniti veniva messo il nome del nonno, nel Sud). Ma mio padre, ora senza memoria, non me ne aveva mai parlato. Poi, mettendo in ordine tra i cassetti di mio padre, ho trovato la stessa foto che c’è sulla lapide… che emozione. E dando le spalle a quella che un tempo era la casa dei miei bisnonni, ho guardato il mare, cercando di immaginare mio nonno che pensava “cosa ci sto a fare qui, me ne devo andare a cercare fortuna altrove…” e così è stato.
    scusami Alba se ho invaso il tuo spazio… ma queste storie di famiglia che riemergono dal passato sono così emozionanti… volevo condividerla con te!

    cara Patrizia Di Malta ma che invasione di spazi!!! scherzi ? quelli sono veramente luoghi da cui sono passate tante persone, le storie familiari si intrecciano con la Storia del mondo. Bella la tua storia, potresti raccontarla sul ns blog, se ti va,

    Grazie Alba… Credo che a un certo punto della propria vita nasca il desiderio di capire chi sei, da dove vieni, la storia di chi ti ha preceduto e come dici tu ha abitato il tuo nome. Volentieri racconterei la mia storia sul blog. Ho scoperto una cugina lontana con la quale condivido il famoso bisnonno, una donna formidabile che ha avuto una vita incredibile, romanzesca… E foto meravigliose che raccontano la storia di un’emigrazione inizialmente fortunata. Sentiamoci! Baci

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  3. ed ecco un altro commento che mi è arrivato su fb, dai parenti dall’America

    Rose Corsini Frankel Alba L’Astorina I enjoyed reading what you had to say about the Corsini and Finizio families. Ellis Island was where my grandfather Luigi set foot in 1900 when my father Pasquale was 14. The Statue of Liberty was the first thing they saw when they arrived in NY from Napoli.
    Carol Corsini Ervin Alba, I loved what you said. Now I want to visit Ellis Island!
    Patti Corsini Caroli Alba, thank you for sharing that beautiful article. I visited Ellis Island a few years ago, and it brought tears to my eyes. I could picture my grandparents coming here for the first time to start their new life in America. I could almost see their eyes lighting up as they passed the Statue of Liberty. It must have been magical.

    Alba L’Astorina dear Patti Corsini Caroli, Rose Corsini Frankel and Carol Corsini Ervin I thank you so much for having appreciated my article, your Italian is still alive!! When we went to Ellis Island we also checked the Corsini Family and indeed there were lots coming from Naples

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  4. Mi piacerebbe sapere se i miei parenti di cognome BERTELLI sono stati in AMERICA COME EMIGRANTI, sapevo da mia nonna che erano emigrati in Francia ma qualcuno anche in America…

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