City intervista Gabriella Cims: “Basta condire la tv con pezzi di donne”

Gabriella Cims Consulente del ministero delle Comunicazioni, propone un codice per evitare che le donne in tv siano usate come “pezzi di carne”.

di Elena Tebano

Lei ha scritto una proposta per modificare il contratto di servizio della Rai. Perché?

Il contratto di servizio è quello che stabilisce i doveri della Rai, cioè della televisione pagata con le tasse dei cittadini. Io ho chiedo che venga modificato per evitare di dare un’immagine distorta delle donne.
Si riferisce al cosiddetto “velinismo”?
Mi riferisco al fatto che ogni trasmissione televisiva, in qualsiasi contesto, viene condita con pezzi di carne di donna.Sta chiedendo una censura?
No, solo che le donne non possano venire usate come ornamento. Non può essere normale che in un programma pomeridiano la “cornicetta” tra uno spezzone e l’altro sia un gruppo di donnine seminude. O che alle 5 di pomeriggio, un intrattenitore vestito e “autorevole” sia accompagnato dalle natiche di una ragazza. Detto ciò, la bellezza non va censurata.
E quindi?
Quindi in un programma di spettacolo, ballerine e ballerini si possono anche far vedere semi-svestiti. È il contesto che conta.

E queste cose vorrebbe scriverle nel contratto di servizio della Rai…
In questi giorni il Consiglio di amministrazione Rai dovrà approvare il contratto: è una grandissima occasione per affrontare esplicitamente la questione della rappresentazione delle donne in tv.
In concreto?
Nel contratto di servizio, stipulato tra la Rai e il governo, oggi c’è scritto che il servizio pubblico ha l’obbligo di trasmettere programmi che contrastino e prevengano ogni forma di violenza. Contro i minori, della criminalità organizzata, etc – ma non si nomina mai la violenza sulle donne.
Lei propone anche un nuovo comma che obblighi la Rai a promuovere le pari opportunità tra i sessi…
Sì, nella Costituzione c’è scritto che la Repubblica ha l’obbligo di rimuovere ogni ostacolo che di fatto impedisce reali pari opportunità. Il primo ostacolo che va rimosso è proprio una percezione parziale delle donne. Se appaiono come orpelli è difficile che riescano a realizzarsi davvero, a ottenere gli stessi incarichi dei colleghi maschi o gli stessi posti in politica. Hai voglia a mettere quote rosa…
Ma la tv ha davvero un potere così grande?
Le immagini che vediamo tutti i giorni condizionano le idee che abbiamo di noi. Il presidente del Comitato media e minori, Franco Mugerli, mi ha raccontato, per esempio, che riceve tantissime segnalazioni in proposito da mamme di bambine piccole. Le loro figlie vanno a scuola e mostrano il sedere ai compagni, o fanno cose strane che non facevano prima di vedere le trasmissioni in questione. E sono i casi “migliori”.
I peggiori quali sono?
Dobbiamo domandarci perché tanti ragazzini minorenni sono arrivati alle violenze sulle loro coetanee. Quegli stupri sono colpa nostra, dipendono anche dalla visione della figura femminile che diamo loro: un oggetto di cui disporre.
Ma secondo lei basta cambiare i programma Rai per migliorare le cose?
Quest’estate si è discusso molto di velinismo, donne in tv, etc. Poi la questione è caduta nel dimenticatoio. Credo sia venuto il momento di smetterla con i proclami: bisogna fare passi concreti. Il contratto di servizio, però, è solo una parte di quello che serve per la questione media.
Di cos’altro c’è bisogno?
Di almeno altre due cose. Che la Rai trasmetta programmi sulle questioni che riguardano la vita reale delle donne. Siamo informati sul millimetrico stato emozionale delle donne che partecipano ai reality o ai concorsi di bellezza. Ma non sappiamo quasi niente di quelle che hanno successo in politica, nella ricerca scientifica, nel lavoro. È come se non esistessero. I media si perdono un grande pezzo di società. E così la società si perde un grande pezzo di se stessa.
E poi?
Serve un Codice di autoregolamentazione Media e Donne e l’insediamento di un apposito Comitato che ne monitori l’effettiva applicazione. Deve valere per tutti i mezzi di comunicazione, non solo per i canali della tv pubblica. Tutti gli altri Paesi europei ce l’hanno.
Che cos’è un codice di autoregolamentazione?
Un insieme di principi elaborati dalle istituzioni insieme ai professionisti dei media, che stabiliscano come la pubblicità, la televisione, il web etc. debbano regolarsi in proposito. Una codice simile c’è per i minori e prevede una fascia protetta in cui è vietato trasmettere programmi con contenuti pornografici o violenti.
Questo non lo chiede solo lei…
Lo propone un appello sottoscritto da donne della società civile e delle istituzioni: la prima firmataria è Mirella Ferlazzo, presidente del Comitato per le Pari opportunità del Ministero per lo Sviluppo economico. È stato rilanciato da Rainews24 e da un sito dedicato ai media, key4biz.
Ha avuto qualche effetto?
Lo vedremo intanto al prossimo Cda (oggi, ndr.), quando verrà approvato il nuovo contratto di servizio Rai.
Quell’appello era diretto anche al Presidente della Rai, al presidente della Repubblica, alla ministra delle pari Opportunità. Qualcuno ha risposto?
Per ora no. Stiamo aspettando. Ma siamo fiduciose che le risposte verranno, insieme alla consapevolezza che, oltre ai bei discorsi, occorre davvero fare qualcosa

da City dell’11 dicembre 2010

Gabriella Cims in 5 date

Si laurea in Economia internazionale all’Università La Sapienza di Roma
1998
È capo ufficio stampa del ministero dei Trasporti, per il settore Aereo
2001
Diventa capo ufficio stampa e responsabile comunicazioni del Nuovo partito socialista italiano
2005
Nella Commissione Industria dell’unione europea, a Bruxelles, segue la revisione della direttiva europea Televisione senza frontiere.
2009
Il viceministro delle Comunicazioni Paolo Romani la nomina responsabile dell’Osservatorio sull’applicazione della direttiva europea servizi media audiovisivi, cioè della norma che ha ampliato la regolamentazione per gli audiovisivi a tutti i nuovi media (pay tv, videocellulari, web, etc).

3 thoughts on “City intervista Gabriella Cims: “Basta condire la tv con pezzi di donne”

  1. Bell’intervista…la condividoin tt i punti. pero’ io vedo la rappresentazione delle donne in tv anche come lo specchio del nostro Paese…se una donna in tv è trattata così immaginiamoci come lo è dietro le quinte anche peggio…a subire ricatti sessuali x partecipare ad una trasmissione o un film e a doverla dare x essere raccomandata. Poi che è anche causa del modificamento del comportamento dei ragazzini che vedono le donne come oggetti e le ragazze che hanno sempre di più disturbi alimentari e che si pongono come oggetto ti do ragionissima. La tv ècausa ed effetto purtroppo. la tv sta riportando ed esponendo una condizione femminile che è già critica ed arretrata da secoli, solo che la tv la propaganda e la impone anche alle future generazione anzichè porre fine a questo maschilismo!

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