Donne e contratto di servizio Rai: «Il presidente Roberto Fico fa sul serio!»

di Paola Ciccioli

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Roma, 8 gennaio 2014 (foto ricordo di
Donatella Martini)

«Paola, guarda che stavolta è fatta. Fico fa sul serio». La voce di Donatella Martini trilla al cellulare all’ora del tg. Nessuna traccia di stanchezza, nonostante l’anda e rianda da Roma e le emozioni di una giornata particolare: per lei, per noi, e per la mala rappresentazione della donna sulle reti Rai.

«Ti rendi conto? Il traguardo è raggiunto e Fico mi ha fatto davvero un’ottima impressione».

La valutazione è riferita a Roberto Fico, cioè al presidente della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi che la presidente dell’associazione DonneInquota ha incontrato, nel pomeriggio di mercoledì 8 gennaio, a Palazzo San Macuto. Una mezz’oretta fitta fitta in un’aula poco affollata. Presente all’audizione, chiesta in piena estate e più volte rinviata causa lavori parlamentari, anche Claudia Signoretti di Pangea, in rappresentanza della piattaforma Lavori in corsa, 30 anni Cedaw

Il traguardo quasi, e sottolineo quasi, raggiunto è quello di arrivare all’approvazione del nuovo contratto di servizio che imponga alla televisione pubblica di mandare in onda – una volta per tutte e sul serio – programmi rispettosi di quel 52 per cento femminile di cui è composta la popolazione italiana. Visti, come ha ribadito Donatella in Commissione di vigilanza, «i danni provocati dalla veicolazione di un’immagine delle donne non corretta e non veritiera che, nei fatti, si traduce nella sottorappresentanza ovunque si decide».

Donnager” mi fa il dettagliato resoconto sabato 11 gennaio, in un bar gestito da una coppia di giovani cinesi, all’Isola, Milano, mentre due ragazze sedute a un tavolo di fianco a noi continuano a fissare il display del cellulare. Per poi chiederci chi sia questo Sharon che è morto e di cui la Rete parla tanto.

Roberto Fico presiede la Commissione di vigilanza Rai dal 6 giugno

Roberto Fico presiede la Commissione di vigilanza Rai dal 6 giugno

Donatella e io ci affianchiamo, in questa autentica battaglia di civiltà, ormai da anni e abbiamo fatto tutto quanto era nelle nostre possibilità per appoggiare, far conoscere e diffondere l’Appello Donne e Media che ha portato al primo traguardo di emendare il contratto di servizio appena scaduto. Ma, dopo aver tra l’altro scritto al Presidente della Repubblica e fatto lo slalom tra buone intenzioni e molte amnesie, adesso è imprescindibile che le norme che dovranno valere fino al 2015 prendano atto della ormai conclamata «connessione tra immagini sessiste e violenza di genere», e prevedano «un controllo, se possibile preventivo, sulle pubblicità trasmesse, in quanto continuano a veicolare stereotipi».  Sono concetti, questi, che la presidente di DonneInquota ha scritto nell’intervento letto in Commissione di vigilanza l’8 gennaio, che ha ripassato in treno durante il viaggio da Milano a Roma. E che in varie occasioni ha ripetuto anche agli studenti che hanno seguito le mie lezioni all’Università Bicocca dove lei è venuta a testimoniare quanta fatica ci voglia, con l’amalgama della convinzione e dell’entusiasmo, per raggiungere anche minimi risultati nella direzione della sostanziale parità.

«Come si è evoluta nella tv pubblica l’immagine delle donne in questi decenni?», ha ribadito davanti al presidente Roberto Fico, ai suoi due segretari e ai 5 parlamentari che sono intervenuti all’audizione dell’8 gennaio.  «La Rai rispecchia la realtà? Vediamo la moltitudine di donne che compongono la società? Ci sono donne magistrato, capitane di industria, politiche ed esperte che popolano le trasmissioni? Nelle tribune elettorali vediamo le nostre politiche o solo i loro colleghi uomini? Diamo alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi i role models – donne e uomini – di cui hanno bisogno per costruire una società migliore? Più paritaria? Possiamo dire con assoluta sicurezza che non è così. Il bilancio è assolutamente fallimentare».

audizioneQuesto è il pensiero di Donatella, io credo invece che qualche percettibile cambiamento ci sia stato. Forse una conferma viene proprio dalla sua risposta a questa mia domanda: «Mi spieghi perché secondo te il presidente della Commissione di vigilanza fa sul serio?». «Perché ha ascoltato attentissimamente quello che abbiamo detto».

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