Mirafiori, la Camusso a Marchionne: “Da lui ogni giorno insulti al Paese”

Il segretario nazionale attacca l’ad del Lingotto e definisce il governo “tifoso”. E alla Fiom manda a dire: “Se non stiamo dentro, le fabbriche rischiano di essere ‘dipendenti’ e si rischia di creare un vuoto”
CHIANCIANO TERME – “Marchionne insulta ogni giorno il Paese”. A pochi giorni dal referendum di Mirafiori il segretario della Cgil sferra un duro affondo contro l’amministratore delegato della Fiat. Durante la relazione introduttiva all’assemblea nazionale delle Camere del lavoro, Camusso punta il dito contro la Fiat accusata di non rendere noti i dettagli del piano ‘Fabbrica Italia’. Ma se la prende anche con l’esecutivo: “Se Fiat può tenere nascosto il piano è anche perché c’è un governo che non fa il suo lavoro ma è tifoso e promotore della riduzione dei diritti. E’ cosi tifoso che fa finta di non vedere che quando l’ad insulta il nostro paese, non offende solo i cittadini, ma giudica anche della qualità di governare e delle risposte che vengono date”.
“Il nostro giudizio sulla Fiat – continua il segretario nazionale – non può che partire dalla debolezza industriale di quella azienda e che continua a dimostrare. A differenza di qualche tempo fa in molti cominciano a interrogarsi sulle ragioni economiche di quel gruppo e sulla distonia tra annunci, quote di mercato perse e l’assenza di modelli presentati nel mercato”.
No al referendum. Anche per questo, il segretario confederale conferma il sostegno al “no” nel referendum su Mirafiori: “Non ci si può sottrarre dal sostenere le ragioni del no: Rsu Fiat e Fiom sappiano con certezza che hanno il sostegno di tutta la loro organizzazione”.  Il perchè lo spiega poco dopo: “L’accordo ad escludendum di Mirafiori pone altre domande: la clausola di responsabilità individuale significa una limitazione della libertà di sciopero dei lavoratori e come tale è materia indisponibile alle parti sociali e a qualunque accordo. La Fiat lo nega, ma il fatto che continui a negarlo ci conferma l’idea che forse abbiamo ragione noi. L’accordo ad escludendum non è uguale al primo di Pomigliano, che poneva in modo molto indiretto il tema della presenza della rappresentanza sindacale e della libertà di scelta dei rappresentanti. Questo tema è diventato esplicito a miriafiori e con il contratto di primo livello di pomigliano. C’è una lesione del diritto di parità dei lavoratori nella possibilità di eleggere i propri rappresentanti. Questo è il cuore delle ragioni del nostro no a quell’accordo”.
Messaggio alla Fiom. Poi, però, Camusso rilancia il suo distinguo dalla Fiom. “Se non restiamo dentro le fabbriche rischiano di essere ‘dipendenti’ e di creare un vuoto. Su questo dobbiamo continuare a riflettere; la domanda che poniamo alla Fiom è se questa è l’unica conclusione possibile. Noi pensiamo che il tema su cui ci vogliamo interrogare è come il giorno dopo l’esito della  consultazione vediamo ed evitiamo le conseguenze di quell’accordo. Per me il cuore della contraddizione sta nei processi produttivi e se non si riparte da lì si resta fuori, non si ricostruiscono le condizioni per ripartire e costruire un’altra storia e altre condizioni di lavoro”.
Crisi economica. Severo il giudizio sul ministro dell’Economia, Giulio Tremonti: “Ha scoperto nella calza della Befana, scopra che la crisi c’è ancora e che aver difeso solo il sistema bancario rischi di farci avere delle condizioni peggiori e più gravi del 2008”. Per il leader della Cgil le energenze sono “l’occupazione e il lavoro”. I dati sulla disoccupazione, prosegue Camusso, ci dicono che “siamo di fronte a una cosa che abbiamo temuto e visto verificare, cioè che i costi della crisi pesano sulle spalle dei cittadini. Il governo non ha voluto nè gestire nè contrastare la crisi”. “I tagli dell’ultima manovra del governo – aggiunge – sono davvero drastici nel 2011 e il 2012, in ragione di quei tagli lineari, potrebbe essere ancora peggio”.

da La Repubblica – 11 gennaio 2011

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