Ricerca Istat: negli ultimi tre anni sono state 227mila (l’1,6%) le vittime di violenza psicologica. Quasi nessuna delle vittime ha denunciato l’episodio alle forze dell’ordine
ROMA – E’ molto più ampio di quanto si possa credere il fenomeno delle molestie sessuali sul lavoro della richiesta, più o meno velata, di “disponibilità” a donne che devono essere assunte o che devono mantenere il posto o vogliono un avanzamento di carriera. Lo si comprende guardano i dati contenuti nel rapporto Le molestie sessuali e i ricatti sessuali sul lavoro, diffuso dall’Istat. Dal quale emerge che le donne fra i 15 e i 65 anni che nel corso della vita sono state vittime di “pressioni” sono 842 mila: al 5,9% è accaduto sul posto di lavoro, all’1,7% quando dovevano essere assunte, all’1,7% quando si è presentata la necessità di mantenere il posto o fare un passo avanti nella carriera professionale. In tutto, le donne alle quali è stata chiesta una “disponibilità sessuale” al momento della ricerca del lavoro sono quasi mezzo milione, pari al 3,4%.
Negli ultimi tre anni, secondo i dati raccolti dall’Istat, sono state 227 mila (l’1,6%) le donne che hanno subìto ricatti sessuali; all’1% è stata richiesta la disponibilità sessuale al momento dell’assunzione (per un totale di 140 mila donne), lo 0,4% è stato ricattato per essere assunto (per un totale di 61 mila donne) e lo 0,5% per mantenere il posto di lavoro o avanzare di carriera (per un totale di 65 mila donne).
Ciò che caratterizza maggiormente le vittime di ricatti sessuali, è il fatto di avere un titolo di studio elevato: le donne che presentano il tasso di vittimizzazione più basso hanno, infatti, al massimo la licenza elementare (1,8% nella vita e 0,1% negli ultimi tre anni).
Nel 75,9% dei casi, la vittima subisce un solo ricatto dalla stessa persona, ma la frequenza è molto diversa a seconda del tipo di ricatto: tra i ricatti per assunzione, il 19,1% delle vittime ne ha subìto più di uno dalla stessa persona, mentre per le richieste di disponibilità, la quota delle donne che ha avuto più di un episodio è pari al 16,6%, contro il 43,3% dei ricatti sessuali per carriera o per mantenere il posto di lavoro.
Evidentemente, la vicinanza vittima-carnefice favorisce l’intraprendenza del secondo. Quando una donna subisce un ricatto sessuale, nell’81,7% dei casi non ne parla con nessuno sul posto di lavoro (80,2% negli ultimi tre anni). Solo il 18,3% di coloro che hanno subìto ricatti nel corso della vita ha raccontato la sua esperienza, soprattutto ai colleghi (10,6%).
Quasi nessuna delle vittime ha denunciato l’episodio alle forze dell’ordine. A questo proposito, la motivazione più frequente è la “scarsa gravità dell’episodio” (28,4%), seguita dall’essersela cavata da sole o con l’aiuto dei familiari (23,9%), dalla mancanza di fiducia nelle forze dell’ordine o dalla loro impossibilità di agire (20,4%) e dalla paura di essere giudicate e trattate male al momento della denuncia (15,1%).
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