Protesta a Trieste per la trovata dell’autolavaggio con le sexy girls

Nei giorni scorsi il quotidiano Il Piccolo di Trieste ha pubblicato degli articoli per pubblicizzare un autolavaggio con “ragazze in perizoma”.  «Mi sembra che il fatto in sé sia grave», ha scritto in un appello Patrizia Romito, che insegna Psicologia sociale all’università di Trieste ed è impegnata nella denuncia di tutte le forme di utilizzo offensivo dell’immagine femminile. Per Romito, che invita ad intasare con mail di protesta la casella di posta elettronica del direttore del Piccolo, questa ennesima trovata sessista è indicativa «di una totale mancanza di rispetto nei confronti delle donne, nella fattispecie due giovani immigrate, e anche degli uomini, che vengono dipinti come ineluttabilmente “sbavanti” (scusate il neologismo) di fronte a ragazze poco vestite e in posizione di subordinazione.
Altrettanto grave è il tono, tra l’ammiccante, il complice e il pubblicitario, dei due articoli».
Rilanciamo il testo della lettera di protesta e ci associamo allo sdegno espresso dalla docente.

DA INVIARE AL DIRETTORE DEL PICCOLO: segreteria.redazione@ilpiccolo.it
Al Direttore del quotidiano il Piccolo
Gentile Direttore,
Per ben due giorni sul Piccolo sono stati pubblicati degli articoli in cui si presentava una grande novità: in un autolavaggio cittadino, due giovani donne appena assunte avrebbero lavato le automobili “in perizoma” (18 giugno 2010), vere “conigliettte acqua e sapone” (19 giugno 2010), che avrebbero trasformato il luogo in un “sexy car wash”. Il tutto corredato, il primo giorno dal disegno di procaci ragazze seminude, il secondo giorno da ben 4 foto (4!) delle due giovani donne che lavano le macchine in “vezzosi quanto succinti abitini neri”.
Dalle foto, notiamo inoltre che queste giovani donne, pur essendo a contatto diretto con solventi e altri prodotti chimici aggressivi, non indossano abiti di lavoro protettivi: né guanti, né tuta, né probabilmente scarpe da lavoro.
Siamo costernate nel constatare che, ancora una volta, il corpo delle donne viene utilizzato per vendere prodotti o servizi; e, parallelamente, che delle donne sembrano essere considerate, non le competenze intellettuali, la creatività, l’intelligenza, ma soprattutto la giovinezza e l’aspetto fisico.
Ma siamo altrettanto colpite, preoccupate e deluse leggendo il tono degli articoli in questione: non solo del tutto privi di qualsiasi riflessione critica, ma addirittura ammiccanti e complici della furbizia dei gestori (che sperano in grandi affari), e di uno sguardo maschile, che si presume incapace di resistere alla visione di “cosce … generose e toniche nello sforzo”.
E non ci fa per niente piacere il progetto dei gestori di reclutare anche “due boys tutto bicipiti e addominali”: non è mercificando anche il corpo maschile oltre a quello femminile che si praticano le pari opportunità.
Per contrastare questo preoccupante messaggio culturale, le chiediamo quindi di dedicare, nei prossimi giorni, almeno mezza pagina del Piccolo a interventi critici sulla mercificazione del corpo delle donne nei media, dando anche spazio agli scritti delle associazioni di donne di Trieste (per raccogliere questi scritti, può contattare Patrizia Romito: romito@univ.trieste.it, oppure Gabriella Taddeo: taddeogabriella@alice.it).
FIRMA E INDIRIZZO MAIL

L’articolo del Piccolo in formato pdf

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