
Una bambina protegge la sua bambola dalla visione delle distruzioni della guerra. L’immagine è stata diffusa su Twitter (e altri social network) con il titolo “Gaza under attack”. Su http://www.repubblica.it il bilancio provvisorio di vite umane del conflitto israelo-palestinese: «A partire dall’8 luglio scorso, i morti sono stati complessivamente 1910, di cui 1843 palestinesi, 64 soldati israeliani, due civili israeliani e un thailandese. Il bilancio è redatto dall’agenzia umanitaria dell’Onu Ocha. I feriti palestinesi sono 9.560. Tra i morti palestinesi l’Ocha conta 1354 civili (pari al 73 per cento), di cui 415 bambini e 214 donne. I palestinesi morti, che facevano parte di gruppi armati, sarebbero 216».
di Elisabetta Baccarin
Ieri notte durante il nubifragio un fulmine è esploso in cielo e si è scaricato su un pilone dell’energia elettrica. I gatti sono saltati per aria, mi è volato il cellulare di mano e sono quasi caduta dalla sdraio per l’esplosione.
Ho pensato alle bombe, al rumore che si può sentire. Alle conseguenze.
E seguendo i pensieri sono passata per parole ai fiori: fuoco artificiale arto artificiale fiore artificiale.
Fuoco artificiale è sbagliato: fuoco d’artificio.
Così come troppe volte risulta sbagliato arto artificiale: sarebbe più onesto dire arto d’artificio, che è quello che si mette ai bimbi che se li giocano sulle mine, gli arti.
Chi sé mina, vento raccoglie. C’è tensione nei miei pensieri, forse dovrei smorzarla.
Rischio il corto circuito, ma dov’è l’interruttore?
Non trovo il filo conduttore e agisco senza protezione e senza terra. Agire, appunto. A che punto è ‘sto ago? Punto croce, ma non di sant’Andrea. Andrea andrea, andare andare. And are… chi mi toglie la spina?
Spina di p’esce che nuota o spina di r’osa che cuoglie… tolgomettolaletterina, ma come arrivo a domattina?
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