Corona Virus, fidiamoci soltanto dell’informazione qualificata!

di Roberto Fumagalli*

«Abbiamo formato una rete che possa consentire il massimo delle cure».

Roberto Fumagalli, direttore del dipartimento di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale Niguarda di Milano, in questo video smentisce tutte le notizie false sull’accesso alle cure dei pazienti che hanno contratto il Corona Virus. E lancia a tutti noi un appello a informarci solo attraverso canali qualificati.

Quest’ultimo punto, cioè INFORMAZIONE QUALIFICATA, è fondamentale! Nell’interesse di tutti, diffondiamo, diffondiamo il più possibile questo appello e facciamo arrivare questo messaggio alle persone che si informano solo attraverso le reti televisive (su questo tornerò), grazie!

Sono stata ricoverata in questo ospedale un mese: so come lavorano. (Paola Ciccioli)

 

Nei giorni scorsi sono circolati messaggi social e audio su WhatsApp che descrivevano scenari non corrispondenti al vero in merito alle situazioni nelle Rianimazioni di alcuni ospedali lombardi dove si curano i pazienti affetti da #coronavirus. NON È VERO che lasciamo morire i pazienti, NON È VERO che non intubiamo i pazienti anziani, NON È VERO che scegliamo chi curare in base all’età. 

* Il professor Roberto Fumagalli, che è anche docente di anestesia e rianimazione all’università di Milano Bicocca, fa chiarezza sulla situazione nei reparti e ci invita ad affidarci solo alle fonti d’informazione ufficiali. Se vogliamo fare la vostra parte atteniamoci alle raccomandazioni anti-contagio e non diffondiamo le “fake news”. (Fonte: canale Youtube Ospedale Niguarda).

Cartoon by cartoon, watch what’s inside young girls TV advertising

di Gianluca Suanno*

The guy with dreadlocks who is watching cartoons is Gianluca Suanno, the author of this post. Next to him was supposed to be his girlfriend (the reason will be explained later on), but she left the couch in the meantime.

The guy with dreadlocks who is watching cartoons is Gianluca Suanno, the author of this post. Next to him was supposed to be his girlfriend (the reason will be explained later on), but she left the couch in the meantime

«I can not enter in the homes of all families around the world, but it is common thought that children are placed in front of the TV when, especially in times of high stress, parents can not handle their requests. The gesture is certainly not the best, in fact it has been found that individuals, especially children, are more susceptible to the messages of the television when they are just looking at it alone, while the presence of others resets the pressure of the message and reinforces the desire to express what they think. (Hansoon and Jones 1981 cited in McGuire, 1985)».

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E cartone dopo cartone, guarda cosa passa nelle pubblicità per le bambine

di Gianluca Suanno*

Gianluca Suanno apertura

Il ragazzo con i dread che sta guardando i cartoni è Gianluca Suanno, l’autore di questo post. Accanto a lui avrebbe dovuto esserci la fidanzata (il perché è spiegato nel testo) che però nel frattempo ha lasciato il divano.

«Non posso entrare nelle case delle famiglie di tutto il mondo, ma è pensiero comune che i bambini vengano messi di fronte alla Tv quando soprattutto in momenti di alto stress i genitori non riescono a gestire le loro richieste. Il gesto non è certamente dei migliori, infatti è stato constatato che gli individui, in particolare i bambini, sono più sensibili ai messaggi della televisione quando sono da soli a guardarla, mentre la presenza di altri ridimensiona la pressione del messaggio e rafforza la voglia di esprimere ciò che si pensa. (Hansoon e Jones 1981, citato in McGuire 1985)».

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Barzellette: le risate aggressive che colpiscono le donne (e non solo)

di Giada Sofia Conti*

Barzellette 3

Tutte le immagini sono tratte dal Web e inserite dall’autrice di questo post nella sua ricerca su “Barzellette di genere e rafforzamento degli stereotipi”

È possibile che le generalizzazioni semplicistiche che fanno sorridere per la loro imprevedibilità possano finire per essere considerate dati di fatto? E che le eccezioni servano solo a confermare la regola e non a prendere in considerazione un punto di vista alternativo?

La mia ricerca muove da tali domande e vuole indagare il rapporto tra umorismo e rafforzamento dello stereotipo di genere. Come scrive Charles Brenner, «La tecnica della battuta generalmente serve a provocare la liberazione, o lo scarico, di tendenze inconsce, le quali altrimenti non avrebbero avuto il permesso di esprimersi o che, almeno, non avrebbero potuto esprimersi in maniera così completa».

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Appunti da Scampia: “Basta crederci e trovi un mare di bene”

Testo e foto di Giorgio Antoniazzi

Scampia, benevenuti

Il messaggio in inglese che accoglie i nuovi arrivati, una volta usciti dalla stazione della metro, è questo: BENVENUTI A SCAMPIA. BASTA CREDERCI E TROVI UN MARE DI BENE.

Penso al fatto che il capolinea sia proprio a Scampia, quasi un’indicazione che oltre non si va, che oltre quel degrado, di cui si ha subito un assaggio camminando verso l’uscita, oltre quelle violazioni, oltre quei non diritti… Insomma, quella fermata segna un limite: bisogna rimanere fermi oppure tornare indietro. Peccato però che lì ci viva tanta gente: ci sono donne, uomini e bambini che vorrebbero invece andare avanti.

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Dentro il trauma di un abbraccio negato dalla madre

Robert Wyatt - Sea Song  (illustrazione da Marss)

Robert Wyatt – Sea Song
(illustrazione da Marss)

«Il fenomeno del suicidio in età adolescenziale si è configurato negli ultimi anni come un vero e proprio problema di sanità pubblica. I dati presentati dall’Organizzazione mondiale della sanità (2012) mostrano come il suicidio sia la seconda causa di morte per i giovani di età compresa tra i 14 e i 24 anni e divenga la prima causa di morte nei Paesi ad alto reddito per la fascia d’età tra i 15 e i 19 anni. Queste cifre già sconcertanti non tengono in considerazione l’insieme dei tentati suicidi, dei parasuicidi, degli atti di autolesionismo e delle morti “lente” (come ad esempio l’anoressia nervosa), fenomeni che interessano la popolazione adolescenziale anche in maggior misura rispetto all’autoinfliggersi intenzionalmente la cessazione della vita». Continua a leggere

Alleno i bambini e le bambine a fare canestro, eliminando gli stereotipi nello sport

di Dario Lovino*

«Ognuno ha il diritto di praticare sport in ambienti sani che garantiscano la dignità umana. Donne e uomini di età differenti e diverse provenienze sociali e culturali devono avere le stesse opportunità di praticare sport. Le organizzazioni  sportive e le istituzioni devono essere responsabili per l’implementazione di politiche di parità di genere e devono trovare strumenti utili alla promozione della partecipazione delle donne nello sport, a tutti i livelli» (dalla Carta europea dei diritti delle donne nello sport).

Dario Lovino con la fidanzata Francesca

Dario Lovino con la fidanzata Barbara

Grazie al prezioso aiuto fornito dalla Carta   europea dei diritti della donna nello sport, e all’esperienza che vivo quotidianamente come allenatore di basket, mi sento di trarre delle considerazioni personali sul rapporto che lega il genere femminile alla pratica sportiva.

Prima della stesura di questo elaborato non ero a conoscenza dell’esistenza di un documento ufficiale che trattasse il tema dei diritti  della donna nello sport. Per questo motivo ringrazio la professoressa Paola Ciccioli per avermi consigliato, all’inizio del corso di Psicologia delle influenze sociali, di consultare la Carta europea che si è rivelata uno strumento molto utile per analizzare le condizioni attuali della presenza della donna in questo specifico settore Continua a leggere

Con le “militanti della memoria”, per restituire l’identità alle vittime della dittatura argentina

Nunca Más! Mai Più!
Argentina 1976-1983

Franca Jarach, desaparecida all'età di 18 anni

Franca Jarach, desaparecida all’età di 18 anni

L’università di Milano-Bicocca sostiene la campagna per il diritto all’identità promossa dall’ambasciata della Repubblica argentina in Italia, con il sostegno della CRUI (Conferenza dei rettori delle Università italiane), per «restituire l’identità» a chi ne è stato derubato durante il regime dittatoriale in Argentina (1976-1983) e per continuare a tenere viva la memoria. Durante la dittatura, infatti, i militari fecero scomparire 30 mila persone e tra queste centinaia di bambini, figli dei desaparecidos. Da allora le Abuleas de Plaza de Mayosono alla ricerca dei loro nipoti ancora vivi, alcuni dei quali potrebbero trovarsi in Italia, cittadini argentini o italiani nati in Argentina in quei terribili anni.

All’incontro – informa una nota dell’ateneo – partecipano il rettore dell’università di Milano-Bicocca Cristina Messa, l’ambasciatore Gustavo Moreno console generale argentino a Milano, Alberto Giasanti, sociologo del diritto della Bicocca, Claudio Tognonato sociologo e curatore del libro Affari nostri. Diritti umani e Rapporti Italia – Argentina ’76-’83, Giuliano Turone, magistrato emerito della Corte di Cassazione, che fu giudice istruttore nell’inchiesta che portò alla scoperta della loggia massonica P2, e la sezione italiana di Amnesty International. Continua a leggere

“Avanti un altro!”, indietro tutti

di Chiara Pergamo*

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Chiara Pergamo

Chi segue Paolo Bonolis da diversi anni sa che un cardine del suo stile di conduzione è sempre stato il porsi come un uomo colto, dal linguaggio forbito, con l’aria di chi è l’unico ad aver studiato in un paese di villani: come già detto in principio, però, responsabile dei casting è spesso la signora Bonolis, che conoscendo le attitudini e le abitudini del marito, confeziona scenette in cui il concorrente/ospite/malcapitato di turno sia sempre ridicolizzabile dall’istrionico Paolo, che del suo stile così sopra le righe ha fatto un marchio di fabbrica. Dai tempi delle ormai preistoriche telefonate in studio di Tira & Molla, in cui sembrava che chiamassero solo persone certificate come stupide (casualità probabilmente frutto di un abile lavoro di filtraggio al centralino), Bonolis ha sempre fatto pesare la sua presunta superiorità culturale, che risulterebbe incontestabile se dimostrata in un consesso di dotti, ma che se invece emerge solo per contrasto con abissi di ignoranza ha meno motivo di essere un vanto. In Avanti un altro!, questo meccanismo appare esasperato, quindi cercherò di spiegare con alcuni esempi che cosa intendo:

1. Il valletto o la valletta della puntata

Ho già parlato dell’abitudine di scegliere ogni sera tra il pubblico un “valletto” (o valletta), che oltre ai compiti tradizionalmente spettanti a questa figura televisiva, ha anche quello di fornire opinioni riguardo all’argomento sottoposto dal conduttore. Il valletto è sempre scelto perché, già a un primo sguardo, lombrosianamente lascia intendere di essere una persona di scarsa cultura, magari goffo, impacciato, persino quasi analfabeta, come testimonia il fatto che Bonolis gli faccia anche leggere un avviso su un foglio e di solito il compito sia portato a termine con fatica. Ora, chiedere a una persona evidentemente non colta e istruita quale sia la sua pozione nei confronti del solipsismo o se sia avvezzo a pratiche apotropaiche («Lei è sposato? Con sua moglie si dedica alle pratiche apotropaiche?») è un ovvio, quanto banale, tentativo di metterla in una condizione di imbarazzato silenzio, che un sorriso abbozzato non stempera, ma semmai acuisce. Continua a leggere

Le rughe del tempo si specchiano nella pelle liscia della giovinezza

di Erica Sai*

Erica si specchia nella nonna Rosina (foto di Matteo Cozzi)

Erica si specchia nella nonna Rosina (foto di Matteo
Cozzi)

«Ericaaa… c’è un concorso in Bicocca! Primo premio 1000 euro!!!». Ebbene sì, bisogna dirlo, è iniziato tutto così. Un messaggio di Matteo mi informava di un concorso fotografico nella nostra università, con premio annesso. Poi ci siamo appassionati anche al tema del concorso, intendiamoci, ma non si può nascondere che in principio quei mille euro hanno avuto il loro ruolo nel solleticare la nostra curiosità. Continua a leggere

Donne e uomini su Facebook, corpi e volti

di Marco Biella*

Marco Biella

Marco Biella

Che cosa mi rappresenta meglio? Le mie idee o il mio aspetto? Chi vince nell’eterna lotta tra essere e apparire? Queste domande, spesso lasciate a una filosofia approssimativa, possono trovare risposta se chi se le pone indaga con metodo.

Negli ultimi anni sono apparsi alcuni studi su come le persone si presentano e sugli effetti che le varie strategie hanno su chi si presenta (Saguy e colleghi 2010) e su chi osserva. Ciò ha riportato in luce strumenti che possono tornare utili per determinare se un soggetto, nella presentazione di sé attraverso le immagini, attribuisce maggior importanza al viso (nel quale vengono generalmente rappresentati i tratti propri delle idee e degli stati mentali) o al resto del corpo (generalmente legato all’aspetto fisico). L’indice di prominenza facciale relativa ideato da Archer nel 1983 è quello che ho scelto per questo lavoro in quanto si adatta perfettamente all’ambiente e al materiale esaminato.

Se la letteratura scientifica ha fornito ottimi strumenti per l’implementazione della mia ricerca, ha trascurato il campo in cui essa si muove. Nonostante la proliferazione di lavori di analisi del contenuto proposto dai vari mass-media, ci si è concentrati prevalentemente su quelli più classici come riviste (Hatton e Trautner, 2011), programmi televisivi, immagini pubblicitarie (Archer 1983), e così via trascurando in nuovi e sempre più ingombranti media emergenti i quali sono caratterizzati da una comunicazione bidirezionale e interattiva, a differenza del vecchio sistema che prevede una comunicazione unidirezionale, e non seguono una linea “editoriale” indirizzata da un unico editore di riferimento ma sono costruiti dal basso, grazie alla partecipazione degli utenti. Continua a leggere

“Ho letto di Anita Sarkeesian sul blog della presidente Laura Boldrini”

di Paola Re*

Anita Sarkeesian

Quando ho iniziato a compiere le ricerche per la realizzazione di questa tesina, il mio scopo era quello di trovare informazioni per poter analizzare dettagliatamente il ruolo che i personaggi femminili, umani e non, ricoprono all’interno dei diversi videogiochi presenti sul mercato. Procedendo nelle mie ricerche, mi sono imbattuta in un’interessante serie di video caricata su Youtube intitolata Tropes vs Women in videogames. In questi video vi era una donna che, parlando direttamente alla telecamera, esaminava i personaggi femminili presenti nei videogiochi e i ruoli da essi ricoperti. L’autrice e protagonista di questi video è Anita Sarkeesian, una giovane attivista per i diritti delle donne che, ormai da anni, si batte per denunciare e cambiare l’immagine femminile trasmessa dai vari media. Per raggiungere il suo obiettivo ha aperto un canale Youtube intitolato Feminist Frequency, dove periodicamente carica video in cui descrive a fondo l’immagine della donna che emerge da film, telefilm, riviste e libri. Tropes vs Women in videogames è il suo ultimo progetto ancora in fase di realizzazione Continua a leggere

Ci vuole cervello! Apre a Monza la “palestra per la mente”

Una iniziativa che ci piace moltissimo, a misura di donne (e uomini) della realtà. (P.C.

La professoressa Roberta Daini

Grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Psicologia apre a Monza una “palestra per la mente” per le persone dai 60 anni in su. L’Associazione Alzheimer Monza e Brianza, in partnership con il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Milano Bicocca e con il contributo della Fondazione della Comunità di Monza e Brianza, promuove il progetto “prevenzione dell’invecchiamento cognitivo: usa la testa, allena la mente!”. L’iniziativa è rivolta a tutte le persone con più di 60 anni e prevede l’apertura, a marzo 2014, di un servizio di ginnastica cognitiva completamente gratuito, il cui scopo principale è quello di mantenere la mente in esercizio, contrastandone così l’invecchiamento normale e patologico Continua a leggere

Insegniamo alle bambine e ai bambini a parlare di emozioni (così saranno più intelligenti)

Pubblichiamo questa nota dell’Università Bicocca di Milano, nella convinzione che interesserà madri e non, aspiranti tali e non.

?????????Rabbia, paura, colpa, felicità e tristezza. Se i bambini ne parlano, in piccoli gruppi e sotto la guida di un adulto, riescono a essere più empatici e migliorano le loro capacità cognitive. È il risultato di uno studio (Veronica Ornaghi, Jens Brockmeier, Ilaria Grazzani Enhancing social cognition by training children in emotion understanding: A primary school study DOI:10.1016/j.jecp.2013.10.005) condotto dai ricercatori del Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione dell’Università di Milano-Bicocca e pubblicato sul “Journal of Experimental Child Psychology”, nell’ambito del progetto PRIN del 2008 Star bene a scuola: il ruolo della teoria della mente nel favorire lo sviluppo socio-motivo e cognitivo nella scuola primaria Continua a leggere

Perché l’Italia ha mancato l’appuntamento con la propria coscienza critica

di Chiara Volpato*

Chiara Volpato

La ragione forse più profonda per cui l’Italia ha mancato e continua a mancare l’appuntamento con la propria storia e con la propria coscienza critica è il ritardo culturale che la contraddistingue. L’arretratezza sulla questione di genere è parte di una arretratezza più ampia Continua a leggere