Dio abita a Cuba?

di Maria Elena Sini

Il mare di Cuba e i suoi colori in uno scatto di Raffaella Dolcini, una delle compagne di viaggio di Maria Elena Sini. Quella che pubblichiamo ora è la prima parte di un documentatissimo approfondimento sull’isola caraibica che in queste ore è di nuovo al centro di tensioni con gli Stati Unti di Donald Trump

«Gli Stati Uniti intendono diffondere una allerta invitando i cittadini americani a non recarsi a Cuba, in seguito a timori per possibili “attacchi” negli hotel dell’isola che metterebbero a repentaglio la salute dei viaggiatori», questo è quanto riferisce l’Agenzia Ansa. Grazie a Maria Elena Sini, che è stata a Cuba di recente, siamo in grado di raccontare com’è adesso l’isola di Raúl Castro. Al di là del suo mare bellissimo, degli stereotipi e della propaganda. 

In questi giorni sto leggendo Dio non abita all’Avana di Yasmina Khadra, edizioni Sellerio, e non è una lettura casuale, dato che quest’estate ho trascorso dieci giorni a Cuba e da allora ogni cosa che riguarda la splendida isola dei Caraibi mi incuriosisce. Quindi quando ho visto il libro sul banco della libreria l’acquisto è stato irrinunciabile. Appena tornata dal viaggio volevo parlare delle mie impressioni su Cuba, ma mi sembrava troppo difficile descrivere le emozioni contrastanti che il posto mi aveva suscitato e invece Don Fuego, il protagonista del libro, mi ha catapultato di nuovo nelle strade e nella musica dell’Avana ed è stato inevitabile ripensare a quell’atmosfera di decadenza e di antica bellezza e cercare il modo per condividerla.

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Hillary, commander in chief of all stereotypes

by Roberta Valtorta

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Hillary Clinton and her double. The democrat candidate President of the United States of America, here attending “Saturday Night Live” on NBC, together with actress Kate McKinnon, her imitator                                       (from http://www.chicagotribune.com/)

Is it possible to write a few reflections about a political candidate apart from your personal opinion? I’ll try to.

My intention on this post is to put any kind of ideology apart: I neither want to guess who will be the winner between Hillary Clinton and Donald Trump, nor shoot zero about who’s better or worse. The final aim is to share some observations which this long, unusual and sometimes grotesque campaign inspired me, nothing more, nothing less, but let’s start from the beginning.

A few weeks ago, during the second presidential debate, Hillary Clinton was in the middle of answering one of Anderson Cooper‘s questions when a fly landed on her face. She didn’t instinctively react, didn’t flinch and continued speaking, and shortly after landing the bug flew away.

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E quindi uscimmo a riveder… le parole del cambiamento

di Chiara Pergamo

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Illustrazione di Marcella Brancaforte da “Donne, grammatica e media. Suggerimenti per l’uso dell’italiano” di Cecilia Robustelli e con la prefazione di Nicoletta Maraschio, presidente onoraria dell’Accademia della Crusca (Gi.U.Li.A. Giornaliste, 2014) http://giulia.globalist.it/

Io e Virginia Raggi abbiamo un problema in comune. No, non parlo di un taglio di capelli che non ci valorizza (quello comodo, che gli dai solo una spuntatina), ma di una questione linguistica. È ormai chiaro che i telegiornali, le testate online, le radio e la gente in genere non sa più come chiamare questa donna: dal momento che tiene lei le redini del Comune di Roma, si dice che è il sindaco o, essendo lei femmina, è una sindaca? O vogliamo optare per un più ibrido la sindaco?

Da dove nasce il parallelismo con me: siccome ho ottenuto la presidenza dell’associazione di cui faccio parte, sono il presidente o la presidentessa o la presidente, che persino Word me lo sottolinea come errore?

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