Quando ad andare a scuola scalzi erano i nostri figli

di Anna Caltagirone Antinori

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Treia (Macerata). È il 1951 e la giovane maestra siciliana Anna Caltagirone ha un incarico annuale nella frazione di San Lorenzo. In questa foto, che proviene dal suo archivio privato, è con la scolaresca di cui fa parte, secondo da destra in prima fila, un bambino che va a scuola scalzo, «per nulla imbarazzato di essere fotografato a piedi nudi». Nel racconto della maestra Anna un risvolto tenerissimo che lega questo scolaro alla propria sorellina

Era il 1951, con incarico di insegnamento annuale fui assegnata alla scuola elementare di San Lorenzo di Treia. È una frazione un po’ scomoda perché comprende molte case di campagna sparse qua e là sulla collina che arriva a lambire la montagna coperta da una fitta pineta. Nella scuola c’erano tutte e cinque le classi divise in due sedi: una nel fabbricato dello spaccio e la mia, appollaiata su un cocuzzolo accanto alla chiesa. La casa era di proprietà della famiglia Ciriaco ed aveva più piani. Il portoncino della scuola dava sulla piazzetta della chiesa. Si entrava in un corridoio, a destra c’era l’aula scolastica, a sinistra il mio appartamento: una camera e una cucina. Al piano di sopra abitava la famiglia del  proprietario con la quale ero in ottimi rapporti.

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Lourdes

di Rosa Matteucci*

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«Per la miseria di mamma e papà, per la rovina del mulino, per quel pancone di malaugurio, per il vino della stanchezza, per le pecore rognose: grazie, mio Dio». Questa citazione dal Testamento di Bernadette è stata scelta dalla scrittrice Rosa Matteutti come epigrafe per il suo “Lourdes”

Il viaggio corto di Maria Angulema verso Lourdes comincia una settimana prima della partenza, che è fissata di domenica appena pranzo anche se pranzo non ci sarà perché non ci potrà essere, con la prova generale e sommaria delle due uniformi, incluso il velo bianco nonché la berretta da treno, imprestate dall’Ascenzia Pagnottini vedova Pellicciotti, residente a Lugnano in Teverina, impiegata del PRA di Terni, taglia 44. La volontaria Maria Angulema accompagnerà i malati in pellegrinaggio a Lourdes come dama di carità o sorella. Viaggerà sul Treno Bianco.

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D’altronde, «i libri parlano pagine e pagine»

di Chiara Pergamo

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«A meno di un mese dalla sua elezione a Miss Italia e fresca di compleanno, la 19enne Alice Sabatini indossa i panni della iena e va alla ricerca dei suoi detrattori e degli haters che sui social la hanno massacrata dopo la gaffe sulla seconda guerra mondiale». Fonte: http://www.ansa.it

Va bene dai, lo avete letto tutti: Miss Italia 2015 si è fatta notare non per avvenenza o per il merito della vittoria di un concorso storico, ma per quella che molte testate hanno definito “una gaffe”. Nel caso aveste trascorso un breve periodo di ritiro su Venere, riassumo l’accaduto: domenica 20 settembre, La7 ha ospitato la finale del concorso di Miss Italia 2015, condotto da Simona Ventura e con presenti in giuria l’attore Claudio Amendola, l’ex-parlamentare Vladimir Luxuria e il già giudice di MasterChef Joe Bastianich, che lo so che di lavoro non fa solo il giudice di concorsi e talent, ma era più comodo. Come è più comodo definire Vladimir Luxuria “ex-parlamentare” e via, senza stare a interrogarsi su che mestiere faccia (è tipo una showgirl? Boh…).

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Per la fiera della beneficenza se ne riparla l’anno prossimo, ma nonna e nipote ancora sono in fuga dal baratto “in”

di Adele Colacino

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Sono trascorsi appena una ventina di giorni e le coscienze si sono allontanate dai solleciti alla generosità e alla partecipazione attiva e contributiva ai dolori della fame e delle privazioni di una gran parte del mondo

Giusto! Adesso è il momento di pensare a come smaltire il peso accumulato nel periodo delle Feste, sì quelle con la EFFE maiuscola. Adesso, calendari e calorie sott’occhio, occorre impegnarsi a ritornare in forma, a sudare nelle tute griffate, a pensare alla prova costume che quando meno te lo aspetti ti manderà in crisi davanti allo specchio che riflette carni bianchicce, molli, e debordanti, occhi sbarrati.

Faccio un passo indietro e torno all’inizio di novembre, quando già cominciano ad arrivare con la posta le buste piene di letterine che, associazioni e missionari sparsi per il mondo, ci scrivono sotto lo sponsor di santi e sigle per la campagna di raccolta fondi.

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Numerologia dei piedi

Dal blog segmenti di Margherita Rinaldi

Scarpe preziose previenti dal Museo Stibbert di Firenze: saranno esposte al Museo del tessuto di Prato nell’ambito della mostra “Il capriccio e la ragione. Eleganze del Settecento europeo”, in programma dal 14 maggio 2017 al 29 aprile 2018. Queste scarpe italiane risalgono al 1760-1770 (Gros de Tours liseré broccato, in seta, filo d’oro e d’argento, frisé e lamellare con tacco a rocchetto e punta arrotondata. Fodera in lino, calcagno e sottopiede in pelle di capretto, suola e sottotacco in cuoio) http://www.museodeltessuto.it/settecento/

Come la capisco, Maria Grazia Sinibaldi*, così affezionata al suo numero 38. L’ho sempre pensato anche io: il 38 è il numero delle scarpe chic. E io di scarpe me ne intendo. Ho un’esperienza che viene da lontano, e che mi sono conquistata sul campo.

Ho cominciato da piccola, con i racconti di mia nonna: “Avevamo – mi diceva spesso con un’espressione didascalica sul viso – un paio di scarpe che dovevano durare per tutte le stagioni. Te le facevano fare in crescenza, così che il primo anno c’era spazio per più di una calza di lana d’inverno e d’estate sembravano ciabattoni. Poi diventavano giuste. Nel frattempo si erano già sfondate più volte e si era provveduto a risuolarle alla bell’e meglio, per farle durare fino alla loro ultima stagione: l’ultima estate, quando, ormai troppo corte, venivano tagliate in punta e indossate con le dita di fuori”.

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