di Paola Ciccioli
Prima di tutto si chiama Karima, Karima el Mahroug. Ho letto in un articolo pubblicato dall’Unità il 28 ottobre, lo trovate postato sul blog di Donne della realtà, che il suo nome in arabo significa “onorata”. È scappata da Letojanni, dalla Sicilia in cui il padre, la madre e i tre fratelli minori hanno cercato un vita più dignitosa di quella che avrebbero potuto averein Marocco. Poi è scappata anche dalle varie comunità a cui era stata affidata. «Io mi sono sempre sentita donna. Donna e basta, né bambina né ragazza. E ho sempre badato a me stessa». È questa è la descrizione che Karima ha dato di sé il primo novembre 2010, giorno del diciottesimo compleanno, quando ormai agli occhi del mondo era già Ruby, Ruby Rubacuori, l’identità fittizia che si è costruita con la lap dance e la prostituzione. Fino a diventare una parte anatomica, soltanto una parte del proprio corpo, quella più gradita all’uomo immensamente ricco e potente che, secondo l’inchiesta della procura della Repubblica di Milano, aveva rapporti sessuali con lei. Quando lei, Karima el Mahroug, “onorata”, era minorenne.