«Cécile è la speranza delle seconde generazioni»

di Cheick Tidiane Gaye*

Ho avuto modo nel mio ultimo libro, Prendi quello che vuoi, ma lasciami la mia pelle nera (edizione Jaca Book 2013, con prefazione di Giuliano Pisapia) di evidenziare che «L’uomo abita dove vive e non dove nasce». Non è una frase buttata lì così per fare retorica, come fanno i politici di oggi, ma un concetto molto sostanziale in una realtà di globalità planetaria che sta attraversando l’umanità. Non accetto che la stampa chiami Cécile la “donna di colore”. Lei è la nera italiana, orgogliosissima di essere italiana e fiera delle sue radici congolesi Continua a leggere

Legalità e buona politica: girasoli a Ilda Boccassini dalle sindache della Calabria e dalle donne che le sostengono

Anna Maria Cardamone

* da Decollatura, Catanzaro

«Candidature di servizio»: Anna Maria Cardamone

«Regressione mostruosa dei nostri territori»: Maria Carmela Lanzetta

«Ferocia nei confronti delle donne che si espongono in politica»: Elisabetta Tripodi

Da Decollatura parte oggi un grido per la legalità, la democrazia paritaria, la lotta alla criminalità. La democrazia.

Lo hanno lanciato le prime cittadine di Rosarno, Monasterace, Decollatura attorno alle quali si sono strette amministratrici pubbliche, associazioni, giornalisti, libere professioniste, donne dello spettacolo, insegnanti, pensionate, partigiane, pubblicitarie, ricercatrici e docenti universitarie, casalinghe e giuriste provenienti da molte parti d’Italia Continua a leggere

Lea, Concetta, Giuseppina è l’8 marzo della Calabria

Maria Concetta Cacciola, Giuseppina Pesce e Lea Garofalo

Sono tre donne che hanno deciso di ribellarsi alla loro famiglia mafiosa, e per questo hanno pagato. Il “Quotidiano” lancia una campagna per dedicare a loro la festa delle donne. E le adesioni si moltiplicano di Giuseppe Baldessarro

REGGIO CALABRIA – Lea l’hanno sciolta in 50 litri di acido. Maria Concetta la vita ha deciso di togliersela da sola suicidandosi sempre con l’acido. Giuseppina si è salvata per un soffio dalla sua stessa famiglia che la voleva morta ed ora sta testimoniando i Pesce-Bellocco al maxi processo “All Inside”. Tre donne, un unico filo conduttore. Hanno storie di ‘Ndrangheta alle spalle. Sono nate e cresciute in famiglie mafiose, fin quando non hanno deciso di dire basta, di ribellarsi e di passare dalla parte dello Stato. Collaboratrici di giustizia in una terra in cui il pentitismo è fenomeno raro, figurarsi il pentimento di una donna.

Matteo Cosenza, direttore del Quotidiano della Calabria, da alcune settimane ha lanciato dalle colonne del giornale la campagna “Tre foto e una mimosa”, in vista dell’8 marzo. L’idea è quella di aprire un dibattito sul tema delle madri, sorelle, figlie, mogli di ‘ndranghetisti che hanno deciso di ribellarsi a un contesto in cui nulla è scontato. Dice Cosenza: «Nascono in ambienti tristi, vivono infelici anche perché la morte dispensata senza pietà è un boomerang Continua a leggere