Canzonette di massa e di governo

di Giovanni Sabbatucci e Vittorio Vidotto*

Maria Callas durante le vacanze a Ischia nel 1957 (foto dal diario Facebook di Jose Luna). La grande soprano fece il suo debutto in palcoscenico nel 1939 al Teatro Olympia di Atene nel ruolo di Santuzza nella “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni, che prese la tessera del Partito nazionale fascista nel 1932 (http://www.treccani.it/enciclopedia/pietro-mascagni_%28Dizionario-Biografico%29/)

Consapevole di quanto le motivazioni ideologiche e culturali fossero importanti ai fini del consenso, il fascismo dedicò un’attenzione tutta particolare al mondo della cultura e della scuola. La scuola italiana era stata profondamente ristrutturata, già nel 1923, con la riforma Gentile: una riforma, ispirata ai princìpi della pedagogia idealistica, che cercava di accentuare la severità degli studi e sanciva il primato delle discipline umanistiche (considerate come il principale strumento di educazione delle élites dirigenti) su quelle tecniche, relegate a una funzione nettamente subalterna. Una volta consolidatosi, il regime si preoccupò di fascistizzare l’istruzione sia attraverso il controllo dei libri scolastici e l’imposizione, dal 1930, di «testi unici» per le elementari. Nel complesso il corpo docente si adattò senza grosse resistenze alle direttive del regime: anche se la fascistizzazione fu spesso superficiale, dal momento che molti insegnanti, formatisi nel clima culturale di prima della guerra, continuarono a svolgere il loro lavoro come avevano sempre fatto, senza concedere al fascismo nulla più che un’adesione generica.

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Silvio e la propaganda sessuo-politica

di Luca Telese

Che bella cartolina postale che ho ricevuto questa mattina, leggete: “La tua domanda sulla parentopoli a Silvio… Ma tu come sei arrivato, chi cazzo sei? Perché sei bravo e intelligente? Guardati allo specchio! Silvio ha il cazzo duro e ti fa il culo senza bisogno di vasellina. Non fartelo rompere ancora, a cuccia!”.
Se vi riporto questo ameno messaggio, ovviamente, non è perché mi turbi (anzi, ad esser sinceri mi diverte pensare all’ometto che lo ha vergato) ma perché è molto più chiaro di una radiografia di quello che sta accadendo in questi giorni. E’ il fermo immagine perfetto di un certo modo di pensare dei troglo-berlusconiani Continua a leggere