Rubygate: “Bacio saffico tra Karima e Minetti”. Per i pm la marocchina è “fragilissima”

Dalle trascrizioni dell’udienza preliminare la conferma che il procuratore aggiunto Pietro Forno ha usato la parola “bordello” per definire il traffico di ragazze verso Arcore. “La minorenne fragile e in difficoltà”. “Gli imputati sapevano che era minorenne”

MILANO – Una ragazza fragilissima. Così è stata definita Ruby dal pm Forno nell’udienza preliminare di lunedì scorso a Milano. E’ il processo a Mora, Fede e Minetti, la consigliera regionale Pdl sul cui ruolo emergono altri dettagli. Continua a leggere

Ruby – “Io e il Cavaliere: quella sera gli dissi che ero minorenne”

Ruby è stata ad Arcore quindici notti in settantasette giorni: la prima volta il 14 febbraio, l’ultima il 2 maggio 2010. Il presidente del consiglio le ha offerto un appartamento nella Dimora Olgettina. In quell’occasione ha rivelato la sua minore età. La preoccupazione del premier di cancellare ogni traccia del suo legame con la minorenne è stata la ragione dell’intervento in questura Continua a leggere

Il letto di Silvio nelle foto delle notti di Arcore

I racconti di Ruby agli inquirenti: il bacio shock di una donna e i soldi avuti dal premier. “Mi rimproverò quando sbirciai nella sua camera da letto” – di Piero Colaprico

MILANO – Le carte che ieri hanno lasciato la procura per il gip Cristina Di Censo si prestano a pochi equivoci. Soprattutto se si usa, come in un videoregistratore, il tasto rewind. Le nuvole nere del film su e con Silvio Berlusconi indagato spuntano in estate, e nessuno dei berlusconiani se ne accorge per mesi Continua a leggere

In Aula Barani insulta Bindi: gestacci con un garofano rosso

Rissa a distanza fra i due dopo l’approvazione della proposta della Giunta per le autorizzazioni di restituire alla procura di Milano gli atti inviati alla Camera sul caso Ruby. Il deputato Pdl all’avversaria: “Antisocialista”. Lei: “Gesti poco eleganti? Cosa ci si può aspettare di diverso?” Continua a leggere

Eco, Saviano e Zagrebelsky a Milano contro Berlusconi

Libertà e Giustizia dà appuntamento il 5 febbraio al Palasharp, per iniziare a ricostruire. Una prima manifestazione che dà seguito alle decine di migliaia di firme all’appello “Resignation” lanciato con Ginsborg e Bonsanti

ROMA – Parole d’ordine: “Libertà, giustizia, democrazia, repubblica, uguaglianza, lavoro, Costituzione”. Un invito a cominciare a “ricostruire” e un appello a ritrovarsi sabato 5 febbraio a Milano. Libertà e Giustizia 1indice una manifestazione in risposta alla domanda di mobilitazione che arriva dai commenti all’appello Resignation – DIMISSIONI, pubblicato sul sito www. libertaegiustizia.it Continua a leggere

Foto di regime, il principe e la corte

di Ida Dominijanni
Uso della prostituzione minorile e concussione aggravata non sono due reati leggeri per nessuno, tantomeno per un presidente del consiglio. E la richiesta del rito immediato sta a significare che le prove in possesso della procura di Milano sono consistenti. Siamo di fronte all’atto giudiziario che sigla una sequenza di cosiddetti scandali sessuali», meglio definita fin dall’inizio da Veronica Lario «ciarpame politico», che dura da ventuno mesi, e che contiene in sé tutti gli elementi necessari a un giudizio politico sul regime di Silvio Berlusconi, anche a prescindere dalla prova tecnica di un reato penale. Continua a leggere

Quelle telefonate di Ruby: “Ha fatto sesso con il premier”

Su Berlusconi il rischio del carcere. La ragazza avrebbe ammesso ciò che adesso nega: “Mi pagano per parlare e mi pagano per tacere, così sono diventata ricca”. Dai racconti di altre donne emergono i dettagli delle notti del Drago

di Piero Colaprico e Giuseppe D’Avanzo

MILANO – Se Niccolò Ghedini ci ha messo del suo, in questa storia pasticciata non manca la mano di Silvio Berlusconi. Il premier oggi rischia di finire prigioniero dello stesso dispositivo che il suo governo ha preparato per castigare papponi, immigrati e predatori metropolitani. Come loro, può finire in carcere. Anche se il reato che gli viene contestato ha come pena massima tre anni. È vero, in Italia, nessuno entra davvero in una cella per una condanna così mite. C’è un ma. Continua a leggere