Il grande business della pubblicità: una città sessista dentro Milano

di Donatella Martini

Donatella Martini intervistata durante un flash mob davanti alla sede Rai di Milano

Donatella Martini intervistata durante un flash mob davanti alla sede Rai di Milano

Rompo gli indugi e dico senza mezzi termini la mia. Contro la pubblicità sessista il Comune di Milano non ha fatto quel che doveva. Non voglio apparire come una guastafeste, né assumere un atteggiamento ipercritico. Intendo spiegare, dati alla mano, perché sono scoraggiata. E il verbo scoraggiare non rende appieno la mia posizione di presidente dell’associazione DonneinQuota, impegnata su questo fronte dal 2008, a partire dalla pubblicazione della Risoluzione del Parlamento Europeo sull’impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini (2038/2008).
Oggi la sensibilità dell’opinione pubblica è cambiata ed è più attenta a questi temi. Lo dimostra l’ultimo caso che ha fatto recentemente discutere (e meno male): quello della pubblicità Sant’Anna, con cui sono stati tappezzati i mezzi pubblici della città con tanto di succo di frutta associato alla gigantografia del sedere di una ragazza. Ma anche la campagna contro la pubblicità sessista che il Presidente dell’Art Directors Club Italiano (ADCI), il pubblicitario Massimo Guastini, ha lanciato nel 2013 e che in breve tempo ha raccolto decine di migliaia di firme.

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50E50 anche a Milano si può

da udiAmilano

Il candidato Sindaco Giuliano Pisapia si è pubblicamente impegnato, qualora fosse eletto, a realizzare una Giunta comunale composta da metà donne e metà uomini.
La stessa cosa si è proposto Piero Fassino appena eletto sindaco di Torino
Queste dichiarazioni, che ci auguriamo diventino fatti, vanno nella direzione da noi indicata di una Democrazia Paritaria, più semplicemente detta: 50E50 ovunque si decide che dal 2007 è un nostro impegno quotidiano e un nostro obiettivo in tutto il paese Continua a leggere