“Regina” è il nome del terrore nazifascista

di Marco Cavallarin

In Seicento giorni di terrore a Milano – vita quotidiana ai tempi di Salò (Neri Pozza 2022), Marco Cuzzi descrive l’occupazione nazista di Milano che ha come luogo simbolo l’Albergo Regina in cui il 13 settembre 1943 si insediò il comando delle SS e il quartier generale della Gestapo.

La presentazione di questo libro è uno dei 1350 appuntamenti nel programma di BookCity Milano 2022, la grande festa di chi scrive e di chi legge che si apre questa sera e andrà avanti fino a domenica 20 novembre. L’incontro con il prof Cuzzi è previsto domani 17 novembre alle ore 18 alla Casa della Memoria e sarà coordinato dallo storico Marco Cavallarin del quale pubblichiamo il discorso da lui tenuto il 2 maggio scorso in occasione dello scoprimento di una nuova targa su quello che fu una centrale di reclusione e tortura nel cuore cittadino. Lo ringraziamo per la sua generosa disponibilità.

Lo storico Marco Cavallarin mentre cita i documenti attestanti il passaggio dall’Albergo Regina anche di donne e uomini ebrei che nel testo della lapide originaria, fatta affiggere nel 2010, non venivano espressamente citati. Nella foto di Paola Ciccioli, anche Elena Buscemi, presidente del Consiglio comunale di Milano e rappresentanti delle associazioni antifasciste e della comunità ebraica.

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Dongo, laggiù sul lago c’è la Storia

Testo e foto di Paola Ciccioli

La foto è stata scattata da Paola Ciccioli il 28 aprile 2020 dalla terrazza di Lezzeno, la frazione di Bellano (Lecco) da cui durante la quarantena Luca Bartolommei e la giornalista che coordina questo blog si sono spesso collegati via Facebook per condividere musica, canzoni, letture. Tre tovaglioli di colore verde, bianco e rosso, tenuti insieme dalle mollette da bucato, sono un omaggio alla Liberazione di 75 anni fa e un incoraggiamento fatto in casa per questo periodo di “chiusura” del nostro Paese a causa della pandemia da Corona Virus

Da qualche parte laggiù, sulla sponda opposta a quella piccola penisola sul lago di Como che si chiama Dervio, c’è un luogo della nostra Storia: Dongo. Lì, appena 75 anni fa, venne catturato il dittatore Benito Mussolini mentre, con l’amante Claretta Petacci, cercava di scappare in Svizzera travestito da soldato tedesco dopo aver trasformato l’Italia in un cimitero. Non lontano da Dongo, il 28 aprile 1945, il Duce venne fucilato dal comandante partigiano “Valerio”.

Dedico questa immagine e questo accenno didascalico di Storia contemporanea alle studentesse e agli studenti che si preparano ad affrontare la maturità. Vorrei incoraggiarli a studiare e a incuriosirsi nei confronti di ciò che ci circonda, indipendentemente dal voto e dal modo in cui concluderanno le superiori. Già quello che stiamo vivendo è Storia, apriamo gli occhi, cerchiamo di sapere e capire.

Facciamolo per noi.

La Resistenza negli occhi dell’Agnese

di Renata Viganò

Al Mic – Museo interattivo del Cinema di Milano mercoledì 4 dicembre 2019 (ore 15) verrà proiettato il film L’Agnese va a morire di Giuliano Montaldo (qui), tratto dall’omonimo romanzo del 1949 di Renata Viganò che ha come protagonista una lavandaia che, intimamente ferita dalla violenza del nazifascismo, diventa quasi senza accorgersene una valorosa partigiana. La trasposizione cinematografica del bellissimo libro, di cui proponiamo le pagine iniziali, è del 1976, con Ingrid Thulin nel ruolo della protagonista e Massimo Girotti in quello del marito Palita. Musiche di Ennio Moricone.

L’attrice Ingrid Thulin in un fotogramma del film “L’Agnese va a morire” di Giuliano Montaldo (scatto di Paola Ciccioli). Nel 2021 è uscito per Solfanelli il libro di Massimo Recchioni “Una svedese in guerra. La storia de L’Agnese va a morire”.

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«Caro babbo, vorrei accompagnare mio figlio nella vita con la ricchezza della tua ironia»

di Antonio Del Lungo

Antonio Del Lungo 1

Padre e figlio sorridenti su una spiaggia in bianco e nero: Antonio Del Lungo bambino tra le braccia del babbo Silvano, scomparso il 15 febbraio. Avrebbe compiuto 94 anni a settembre

È stato immenso e non riuscirò mai a ricomporne un ritratto affidabile. I ricordi sono travolgenti, infiniti, intensissimi. Era figlio di persone modestissime; un padre falegname, poi impiegato, con la terza elementare, ed una madre altrettanto umile. Nella modestia dei nonni però si nascondeva una saggezza notevole, che il babbo respirò fin da subito facendone tesoro. Coltissimo, dotato di una preparazione umanistica vasta ed eclettica, aveva respirato ed assorbito sapere e conoscenza a pieni polmoni. Scelse e fu scelto da alcuni amici di grande spessore tra i quali Teresa Mattei, protagonista femminile della Costituente, Valdo Zilli, raffinato storico della Russia, Ettore Bernabei, dirigente pubblico di grandi capacità, e molti altri valorosi, falciati giovanissimi dalle vicende belliche. Poi Margherita Hack, lo storico dell’arte e restauratore Umberto Baldini e tanti e tanti pensatori, assidui come lui di salotti culturali fiorentini di eminenti accademici quali, ad esempio, Vittorio Sàntoli e Giorgio Pasquali. Antifascista, ateo, pacisfista da sempre, refrattario a qualsiasi ideologia “massificatrice”, fu probabilmente un liberale venato da anarchia.

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