Paola Cassano, l’imprenditrice che sa sognare

di Maria Elena Sini

Paola Cassano 3

“Le Sognatrici” create da Paola Cassano sono impegnate a contrastare la violenza sulle donne

Quando tra le pagine di Facebook, attraverso chissà quale intreccio di collegamenti, come spesso accade in Rete, mi sono apparsi i disegni di Paola Cassano che tratteggiavano aggraziate figure di donne con indosso il costume sardo, mi sono subito incuriosita. La prima volta ho visto le sue “Sognatrici” immerse nella luce abbagliante del sole o illuminate dal fioco chiarore di luna e stelle, ma quando le ho viste stampate su essenziali t-shirt bianche ho subito desiderato di possederne una.

Per questo quando, il 5 dicembre dello scorso anno, è stato inaugurato il punto vendita a Sassari in Largo Cavallotti 13 ero tra le persone che, nonostante il freddo, hanno atteso con ansia e curiosità il taglio del nastro. In seguito sono entrata diverse volte nel negozio per comprare magliette, tazze, quaderni, biglietti sui quali erano riprodotte queste immagini accattivanti, e farne dei regali.

L’ultimo acquisto l’ho fatto pensando ad una mia cara amica che dopo anni di vita intensa, di vittorie conquistate a duro prezzo, di dolori e di battaglie condotte in solitudine, aveva finalmente trovato il compagno giusto per un matrimonio d’amore.

Volevo scrivere un augurio speciale su questo quaderno e sfogliandolo, alla ricerca di un’idea, ho trovato stampata sull’ultima pagina questa frase: “non mi interessa cosa fai per vivere, voglio sapere per cosa sospiri e se rischi il tutto per trovare i sogni del tuo cuore”. Queste parole coglievano esattamente lo spirito di quello che volevo esprimere, così ho cercato da dove fossero tratte e ho scoperto che è un testo che nel 1890 fu attribuito ad un’indiana della tribù Oriah.

Ho copiato il testo sul quaderno e ne ho fatto l’augurio per la mia amica.

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Lo sguardo di un’appassionata d’arte sulle città colorate di Domenico David

Testo e foto di Laura Bartolommei*

Laura, foto 3

Il Colosseo di Domenico David

“Ceci n’est pas…”: il titolo della personale di Domenico David alla Galleria d’arte San Barnaba di Milano rimanda alla celebre serie di quadri di René Magritte Ceci n’est pas une pipe, manifesto della decontestualizzazione dell’opera d’arte, della messa in discussione dell’illusionismo pittorico.

Così Domenico David, mentre si avvicina maggiormente, rispetto ai suoi lavori precedenti, ad una rappresentazione mimetica del reale (i protagonisti delle tele sono immediatamente riconoscibili in quanto monumenti simbolo delle nostre città), vuole avvertire lo spettatore: “questa non è la realtà”.

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Giuliana e la plastica trasformata in medusa

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Eccola, questa è la grande medusa che ha creato Giuliana Bellini, un’artista a me particolarmente cara. Per due ragioni: la prima è che il suo atelier dà sullo stesso cortile al quale sistematicamente mi affaccio per fumare una sigaretta. La seconda è che Giuliana crea installazioni immaginifiche utilizzando spesso materiali di recupero. Come nel caso di questa medusa dai tentacoli in fibre ottiche e con il corpo rivestito da infinite striscioline ricavate, grazie all’uso paziente delle forbici, dalle bottigliette dell’acqua minerale.

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