“Sei una moltitudine di mani che cercano altre mani”

di Salvatore Quasimodo*

Il Corpo sanitario italiano è candidato al Premio Nobel per la pace 2021 e la pacifista Lisa Clark ne ha sostenuto la motivazione con queste parole: «La sua abnegazione è stata commovente. Qualcosa di simile a un libro delle favole, da decenni non si vedeva niente del genere. Il personale sanitario non ha più pensato a sé stesso ma a cosa poteva fare per gli altri con le proprie competenze». Anche noi la pensiamo così e per dire grazie offriamo, dopo quelli di Umberto Saba, i versi che un altro grande poeta ha dedicato a un’infermiera.

Italia 2020. Foto di Paola Ciccioli

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«In Kandinsky tutto è chiarezza»

di Philippe Sers

Desideriamo che anche chi non può esserci di persona possa comunque sentirsi parte della straordinaria mostra aperta fino al 1° marzo 2020 al Palazzo Reale di Milano. Guggenheim – La collezione Tannhauser, da van Gogh a Picasso presenta infatti (come abbiamo segnalato nell’Agenda del blog e negli altri canali informativi di Donne della Realtà) cinquanta autentici capolavori, tra i quali Paola Ciccioli ha scelto l’emozionante “Montagna blu” di Wassily Kandinsky. Si tratta di una tela fondamentale nella storia dell’arte moderna e nel percorso artistico del pittore russo del quale ci “parla” il filosofo Philippe Sers nell’introduzione a Wassily Kandinsky, Dello spirituale nell’arte. Scritti critici e autobiografici, Teatro, Poesie, pubblicato in Italia per la prima volta nel 1974 da Feltrinelli grazie alla collaborazione di Nina Andreevskaya, moglie dell’inventore dell’astrattismo. 

Vassily Kandinsky, “Montagna blu” (1908 – 1909), olio su tela «Kandinsky lasciò la sua Russia natia all’età di trent’anni per studiare pittura a Monaco, allora uno dei principali centri culturali d’Europa. Lì, nel 1911 collaborò alla fondazione del “Blaue Reiter”, un gruppo di artisti internazionali uniti attorno a un interesse comune per il potenziale espressivo del colore, le associazioni simboliche dell’arte e, per Kandinsky e pochi altri, i valori spirituali. Il motivo cavallo-e-cavaliere, visto qui, simboleggia la sua crociata contro i valori estetici convenzionali e il suo sogno di creare un futuro migliore ed utopico attraverso i poteri trasformativi dell’arte. “Montagna blu”, esposta alla Galleria Thannhauser di Monaco nel 1014, è stata successivamente aggiunta alla collezione personale di Solomon R. Guggenheim. Oggi il Museo Guggenheim possiede oltre 150 opere di Kandinsky». (Dalla mostra in corso al Palazzo Reale di Milano, foto di Paola Ciccioli)

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Un amore di musica

di Maria Elena Sini

Sof’ja Tolstaja (1844-1919) nel 1862, a soli 17 anni, sposò Lev Tolstoj ed ebbe da lui 13 figli. Il suo “Romanza senza parole” (pubblicato in Italia da La Tartaruga) è rimasto inedito fino al 2010 per volontà della stessa dell’autrice

In passato mi è capitato di riflettere sul  pregiudizio che spesso ha limitato e soffocato tante potenziali scrittrici, pittrici o musiciste che non hanno avuto il coraggio di aprire i loro diari o mostrare le loro opere temendo di essere testimoni di un mondo troppo piccolo o portatrici di un’arte che il mondo non era pronto ad accogliere. Ho letto, ad esempio, che Sof’ja Tolstaja, moglie di Lev Tolstoj, per molti anni fu la fida consigliera del suo sposo, trascrisse e apportò correzioni alle opere del più celebre marito al punto che oggi molti critici trovano difficile distinguere le parti scritte dall’autore di “Guerra e pace” da quelle di sua moglie.  Continua a leggere

Che gioia la musica. Che dolore non aver potuto suonare alla Scala (perché alle donne era vietato)

di Mirella Ciancetta*

Mirella Ciancetta, 95 anni, in una foto e, sotto, in un video di Luca Bartolommei durante l’intervista che la violista ha rilasciato il 16 febbraio 2017 a Paola Ciccioli nella Casa Verdi di Milano. Dove oggi, 10 ottobre, ha pregato e brindato con le bollicine, insieme con gli altri ospiti, al 204esimo anniversario della nascita del Maestro

MUSICA: GIOIA E DOLORE. Così posso definire la mia avventura musicale, iniziata a dieci anni con l’iscrizione al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino.

Qui incomincia l’ansia e il desiderio di mostrare ai miei genitori che in me ci sono l’attitudine e la musicalità necessarie per essere ammessa al corso di violino dopo i due anni di prova.

Evviva! Ci sono riuscita!

Anno dopo anno, sotto la guida esperta del prof. Ballarini, ottengo il diploma di violino con la “Lode Meritevole del Premio Antonio Boasso” (Anno Accademico 1945/1946); al tempo stesso termino con profitto il corso di pianoforte complementare e gli oltre dieci anni di danza classica con la deliziosa insegnante e ballerina signora Sara Acquarone.

A questo punto, dato il meritevole diploma conseguito, vengo inserita direttamente nell’orchestra del Teatro Regio di Torino e, come viola da me pure studiata, altresì nell’Orchestra da camera Collegium Musicum diretta dal Maestro Bruni.

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“Russia 1991”, nella storia con il coraggio di due fotografe

di Alba L’Astorina

russia_locandinaUn reportage fotografico racconta gli intensi e drammatici giorni del tentato golpe di Mosca del 1991, e porta alla ribalta volti, storie, simboli e accadimenti di uno dei momenti più significativi della Russia contemporanea. Il reportage, a cura di Bruna Orlandi[i] e Alessandra Attianese[ii], si intitola Russia 1991. Un altro luogo, un altro tempo e sarà in mostra a Il Tornio di Agenzia X, a Milano, dal 14 fino al 24 maggio nell’ambito di Photofestival. Dal lunedì al venerdì, dalle 15 alle 19 (http://www.photofestival.it/).

Il luogo è la Mosca dell’allora Unione Sovietica, il tempo è quello del colpo di stato del 19 agosto 1991, quando la capitale sovietica è invasa dai carri armati. Ricordo ancora lo sconcerto dei giorni in cui i media comunicarono che il presidente Mikhail Gorbaciov, autore di profondi processi di riforma[iii] che avrebbero portato alla dissoluzione dell’URSS, era stato fatto prigioniero nella dacia presidenziale in Crimea allo scopo di impedirgli di firmare il nuovo Trattato dell’Unione che avrebbe portato alla indipendenza di alcune Repubbliche.15_Orlandi

Sebbene sembri una storia ormai molto lontana, risalente a più di vent’anni fa, il reportage non può non far pensare a quello che sta succedendo in queste ore nella stessa Russia e in Ucraina. E alle cronache drammatiche dalla Cecenia cui abbiamo assistito in tutti questi anni. Forse è per questo che le autrici hanno dedicato il loro lavoro documentaristico ad Anna Politkovskaja, la giornalista russa uccisa nel 2006 durante la presidenza di Vladimir Putin, che con i suoi reportage dalla Cecenia ha raccontato con uno stile talmente aderente alla realtà da sembrare quasi fotografico, le profonde trasformazioni che il suo paese stava attraversando, denunciando la corruzione, la brutalità e la negazione dei diritti civili.

Anche le foto di Alessandra e di Bruna rivelano un occhio attento ai particolari e nel contempo discreto nell’adesione alla realtà. Sguardi che colgono lo smarrimento dei corpi, la sospensione della speranza, l’ansia della libertà, l’euforia quando, un mese dopo, l’Unione Sovietica viene sciolta. Ma che lasciano amaro negli occhi al pensiero di una primavera, quella russa, mai realmente sbocciata. Continua a leggere

Senza casa né amore non si è più niente

di Sabina Guzzanti

locandina

“Draquila. L’Italia che trema” è un documentario del 2010 prodotto, sceneggiato e diretto da Sabina Guzzanti (http://www.sabinaguzzanti.it/)

«Senza casa né amore né poesia ahimé non si è più niente». Così ha scritto Sabina Guzzanti nell’articolo apparso su Il Fatto Quotidiano (ve lo riproponiamo integralmente) a proposito della sua inchiesta sulla tragedia del terremoto dell’Aquila, diventata un film, Draquila.

Cari lettori del Fatto – come si dice target del mio stesso target – scrivo qui per annunciarvi personalmente che Draquila è pronto e vi attende nelle sale.

Dura un’ora e mezza ed è la sintesi di un anno di lavoro iniziato a maggio dell’anno scorso, quando mi sono arrivate all’orecchio strane voci su quello che stava succedendo nella zona terremotata. Ho fatto un po’ di ricerche, ho aspettato che passasse il G8 e sono partita. Dopo aver parlato con tanti cittadini mi è sembrato che L’Aquila fosse una porzione di realtà ideale per raccontare l’Italia di oggi. C’erano tutti gli elementi: la speculazione più cinica, l’assenza della politica, la propaganda sempre più spudorata, l’autoritarismo, la corruzione e l’alito della criminalità organizzata. Ho mollato quello che stavo facendo e ho cominciato a girare con una piccola troupe fatta di cinque persone, me compresa. Siamo stati a L’Aquila tantissime volte da luglio a marzo e abbiamo girato più di 700 ore di materiale.

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