di Adele Colacino

Nella cucina di Adele
Non cedono mai spazi, una volta che hanno segnato il territorio con le loro pisciatine, con i poteri rancidi di secoli, con le convenzioni radicate, coltivate e nutrite dall’omertà dei loro simili e dalle pigrizie culturali di chi preferisce l’ombra alla luce diretta.
E quando il ciclo temporale toglie loro il potere o le briciole di autorità che esercitano dietro una scrivania, una cattedra, un bancone si suddividono in due gruppi: quelli che si ritirano dietro un quotidiano, su una panchina, in un campetto di bocce, in un circolo per le stesse ore in cui stavano al lavoro e tornano a cuccia solo per mangiare e dormire e quelli che improvvisamente si titolano a supervisori e altamente competenti del tran tran casalingo quotidiano.
Mio marito, per esempio, da quando è andato in pensione ha sostituito i metalmeccanici che gestiva in officina con le stoviglie di casa.
C’è un lasso di tempo, dopo il pranzo e dopo la cena, in cui è vietato avventurarsi nel perimetro del lavabo e della lavastoviglie!
E’ un capricorno di poche parole e usa il gomito più delle corde vocali. Nel senso che difende il territorio dando spinte con le braccia prima di decidersi a usare la voce. Quella serve quasi unicamente per formulare domande, alle quali, per farlo contento, bisogna rispondere con monosillabi chiari, possibilmente senza aggiungere considerazioni personali o aggettivi che servono solo ad allungare inopportunamente il discorso. Continua a leggere →
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