Ma pensa un po’ che vicini di casa mi ritrovo su Internet!

di Marco Biella

Bellezza in lingua matematica, Marco Biella

Dalla bacheca Facebook di Marco Biella. Illustrazione da http://www.collater.al/rafael-araujo-calculation/

Com’è piccolo il mondo! La frase perfetta da usare quando la velocità a cui viaggiano le persone e le idee ti lascia di stucco. Tutti ci siamo trovati a fare questa considerazione, ma forse la nostra prospettiva ci ha ingannato. Lasciate che vi spieghi.

Dopo il mio post sui volti e i corpi degli “abitanti di Facebook” mi è capitata una cosa singolare. La mia amica Silvia doveva fare una ricerca universitaria (anche lei studia in Bicocca) su questioni di genere. Ha digitato “uomini e donne” su Google e si è vista comparire la mia bella faccia, pochissime ore dopo la pubblicazione su questo blog dell’assaggio del mio studio su come maschi e femmine scelgono le foto per i propri profili sul social network.

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Donne e uomini su Facebook, corpi e volti

di Marco Biella*

Marco Biella

Marco Biella

Che cosa mi rappresenta meglio? Le mie idee o il mio aspetto? Chi vince nell’eterna lotta tra essere e apparire? Queste domande, spesso lasciate a una filosofia approssimativa, possono trovare risposta se chi se le pone indaga con metodo.

Negli ultimi anni sono apparsi alcuni studi su come le persone si presentano e sugli effetti che le varie strategie hanno su chi si presenta (Saguy e colleghi 2010) e su chi osserva. Ciò ha riportato in luce strumenti che possono tornare utili per determinare se un soggetto, nella presentazione di sé attraverso le immagini, attribuisce maggior importanza al viso (nel quale vengono generalmente rappresentati i tratti propri delle idee e degli stati mentali) o al resto del corpo (generalmente legato all’aspetto fisico). L’indice di prominenza facciale relativa ideato da Archer nel 1983 è quello che ho scelto per questo lavoro in quanto si adatta perfettamente all’ambiente e al materiale esaminato.

Se la letteratura scientifica ha fornito ottimi strumenti per l’implementazione della mia ricerca, ha trascurato il campo in cui essa si muove. Nonostante la proliferazione di lavori di analisi del contenuto proposto dai vari mass-media, ci si è concentrati prevalentemente su quelli più classici come riviste (Hatton e Trautner, 2011), programmi televisivi, immagini pubblicitarie (Archer 1983), e così via trascurando in nuovi e sempre più ingombranti media emergenti i quali sono caratterizzati da una comunicazione bidirezionale e interattiva, a differenza del vecchio sistema che prevede una comunicazione unidirezionale, e non seguono una linea “editoriale” indirizzata da un unico editore di riferimento ma sono costruiti dal basso, grazie alla partecipazione degli utenti. Continua a leggere