di Carla Bielli

Questo libro di Lucia Strappini raccoglie 29 interviste ai protagonisti di un’avventura per molti versi straordinaria, la nascita dei quartieri Castelverde e Villaggio Prenestino, con l’intenzione di documentare il coraggio e la fatica deila comunità di contadini marchigiani emigrati nel 1950 nella capitale (https://www.ibs.it/ai-confini-della-citta-fondazione-libro-lucia-strappini/e/9788872858776)
Una serie di circostanze mi porta a conoscere l’autrice del libro ed anche luoghi e persone qui narrati, dei quali viene data una singolare ed efficace testimonianza. L’autrice è un’amica da sempre, divenuta, per reciproca scelta, una presenza familiare. Da anni vive al Castello di Lunghezza. Il castello è un vero castello medioevale, con relativa cinta di mura, sulla riva dell’Aniene. Si trova in una strada che collega due vie consolari: la Tiburtina e la Collatina. Un’oasi di antichità anche naturalistica, immersa tra brutti agglomerati di case abusive o di costruzione recente a vocazione non propriamente elegante. Ho cominciato a frequentare la zona in un primo tempo per fare visita alla mia amica ed in seguito ho intensificato l’andirivieni, in quanto al Castello di Lunghezza abitano anche mia figlia e il mio nipotino. Dal Castello di Lunghezza occorre spostarsi nei due quartieri Castelverde e Villaggio Prenestino allo scopo di fare spese (sono attivi negozi e supermercati), frequentare scuole (mia figlia insegna alla scuola media), raggiungere il medico di famiglia.
Mettere piede in questi quartieri significa affacciarsi in scenari apprezzabilmente differenti dai quartieri limitrofi. Le case hanno un aspetto semplice e decoroso, i giardini sono ben tenuti, spesso ne fanno parte olivi, alberi da frutta, orti con filari ordinati di coltivazioni, siepi fiorite. Le strade sono decorose, i mucchi di spazzatura non fanno parte degli arredi urbani come accade non lontano da qui. Le strade hanno nomi di paesini e località marchigiane.
Infatti la popolazione fondatrice è di provenienza marchigiana: un insediamento che ha origine nell’estate del 1950. Si trasferirono dalle Marche un gruppo di braccianti, i quali, consorziati in una cooperativa, avevano acquistato una considerevole area dell’agro romano. La motivazione di questi pionieri, nelle Marche lavoratori di terra non propria, era quella di possedere terra e case di abitazione. Ventinove protagonisti di questa avventura sono stati intervistati e queste interviste costituiscono il racconto in prima persona della migrazione, dell’insediamento, dell’evoluzione pratica ed esistenziale del grande cambiamento praticato e vissuto nell’arco di tempo che va dal 1950 (data della migrazione) all’anno,1999-2000 (data dell’intervista), la durata di un’intera vita.