«Cosa ti è rimasto di me, la tua maestra?»

di Anna Caltagirone Antinori

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Anna Caltagirone Antinori con Paola Ciccioli quando “la maestra Antinori”, così i suoi allievi la chiamano e la ricordano, ha insegnato nella scuola elementare della frazione Convento di Urbisaglia, nel Maceratese (foto dall’archivio privato della giornalista che ha inventato e dirige questo blog)

Da bambina il mio gioco preferito era fare la maestra. Ripiegavo più volte un foglio di carta e ritagliavo con le forbici il profilo della sagoma di un pupazzetto e veniva fuori una fila di femminucce con le sottane o maschietti con i pantaloncini, li coloravo e li mettevo seduti in fila su scatole di cartone. Sul tavolino preparavo la mia cattedra: una sveglia, un quaderno per il registro, il calamaio e la penna. Al muro appendevo una lavagnetta che mi era stata regalata e con il gessetto scrivevo i nomi degli alunni. Facevo l’appello e mettevo vicino ad ogni nome chiamato una crocetta o un segno meno, io stessa rispondevo: presente o assente. Scimmiottavo la mia maestra che ammiravo moltissimo e di cui avevo tanta soggezione.

Col passare degli anni mi convinsi sempre di più che ero portata per l’insegnamento. Frequentai l’Istituto magistrale e a 18 anni mi diplomai. Nel 1946 cominciai ad insegnare nelle scuole sussidiate: niente stipendio, a fine anno veniva il Direttore didattico ad esaminare gli alunni. Per ogni promosso il Comune ci assegnava un compenso. Era importante raggranellare punti per andare avanti in graduatoria e dopo 4 anni di sacrifici, ottenni l’incarico annuale che per me voleva dire stipendio mensile e indipendenza.

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Canzone per Rita

di Erica Sai

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L’immagine è tratta dal video di “Canzone” di Lucio Dalla, citata da Erica Sai in questo ricordo familiare di Rita Barozzi, morta tre giorni fa a 102 anni (il brano è contenuto nell’album “Canzoni” del 1996)

Rita è morta. Poco fa, sì. Aveva 102 anni, quasi 103 perché li avrebbe compiuti all’inizio di maggio; il 4 per la precisione, proprio come Lukas (il mio quasi nipotino) che invece ne farà due. Non ero lì, però secondo me è morta come è vissuta: senza “disturbare”.

Rita era una parente dal mio ramo paterno, cugina di mio nonno Valente; il nonno che non ho conosciuto perché è morto troppo presto, troppo anche per mio papà che era solo un bambino. È stata madrina di battesimo di mio papà, per quanto ne so in passato erano stati tenuti abbastanza vivi i rapporti con mia nonna che raccontava qualche episodio. A quei tempi c’era anche Livia, una cugina che ha vissuto tutta la vita con Rita e che molti anni fa ha iniziato ad ammalarsi. Comunque, mia nonna non aveva un gran bel carattere, mal sopportava le pesantezze caratteriali di Livia, e non era una persona molto predisposta a tirare per le lunghe le relazioni di aiuto. È stata mia mamma ad entrare nella dinamica e prestare la sua mano. Con la spesa al supermercato, poi con i medici, con l’assistenza in generale. Da decenni possiamo ormai dire.

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Lecce, aree di sosta per mamme che allattano

di Daniela Natale

locandina milk 2-01È ora che le mamme vadano in giro per la città, con il loro piccolo al seguito, senza lambiccarsi il cervello alla ricerca di un posto tranquillo dove allattare. È ora di sensibilizzare la collettività sull’importanza dell’allattamento al seno e sui suoi innumerevoli vantaggi (di natura personale, familiare e sociale). È anche ora che una tetta esposta in pubblico, allo scopo di cibare un bambino, smetta di essere un oltraggio al pudore pubblico e diventi un gesto naturale, condiviso dalla società.

A Lecce, per adesso, è l’ora del latte: dal 20 settembre scorso è attiva l’iniziativa sociale e culturale Milk Hour, ideata da Chiara Armillis, esperta nella relazione d’aiuto e nella gestione creativa dei conflitti attraverso la fruizione dell’arte. Promosso dall’associazione culturale Bicinema, il progetto risponde all’appello del sesto punto del documento Unicef Sette passi per la comunità amica dei bambini per l’allattamento materno Continua a leggere

Maternità oltre i cinquant’anni: i primi dubbi della pioniera inglese

di Silvia Vegetti Finzi

Dopo secoli di idealizzazione della maternità è ora in corso il suo ridimensionamento. Le donne si sono accorte che, anche se «mamma è bello», rimane tuttavia un ruolo faticoso, conflittuale, solitario, difficile da gestire. La rivolta anti-stereotipi è così diffusa che i blog in cui le mamme si incontrano per scambiare confessioni e consigli sono più di mille e il tono delle conversazioni si annuncia già dalle sigle: smamma , non solo mamma , m’ammazza . La revisione sembrava però aver risparmiato le gravidanze medicalmente indotte «oltre i limiti fisiologici», consolatorie illusioni Continua a leggere

Milano, città di mamme single

Alla clinica Mangiagalli, “culla” di mezza città, una donna su quattro non segnala il nome del padre al momento del parto. Molte di loro sono italiane (il 73,2%), con un’età media di 35 anni

Piccoli milanesi crescono. Senza un papà Continua a leggere

Quelle mamme e quei figli in carcere

L’articolo di Silvia D’Onghia è di settembre, la mostra è ormai chiusa, ma il problema trattato è sempre presente.

Che ci faccio io qui? (L’infanzia negata)

In Italia 56 bambini vivono dietro le sbarre con le madri nella totale indifferenza del Parlamento Continua a leggere

L’Europarlamento: mamme in congedo a stipendio pieno. A casa venti settimane

di Francesca Milano

L’ultima parola spetta al Consiglio dei ministri dell’Ue, ma intanto a Strasburgo le mamme e i papà eurodeputati hanno già festeggiato a modo loro, portando palloncini rosa e celesti in aula. Con 390 voti a favore, 192 contrari e 59 astensioni il Parlamento europeo ha approvato ieri le modifiche alla direttiva Ue in materia di congedo minimo di maternità, andando addirittura oltre Continua a leggere