«La mano dispettosa del tempo rimescola le caselline importanti della vita»

di Rosa Di Paolo

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Rosa Di Paolo in uno scatto pieno di luce a Trani, «una città di mare che mi piace tanto e che visito spesso, anche perché è ad appena una cinquantina di chilometri da Palazzo San Gervasio, il paese lucano dove abito»

Data la mia non più giovanissima età, i ricordi cominciano ad essere numerosi. S’intende, io mi vedo come sempre. Eppure non lo sono più. C’è voluto tempo per capire che non sono più la stessa. Le mie piccole rughe mi dicono che non sono più una bimba; ed oggi mi chiedo: quanto tempo ci vorrà per non dimenticarmi che non sono più la stessa di ieri?

Ai tempi della mia adolescenza, quando sentivo dire che il vero nemico è il tempo, non davo importanza a questa espressione. Adesso, a distanza di anni, mi rendo conto che invece è così.

Il tempo scorre inesorabilmente e ci lascia un carico di ricordi, a volte piacevoli, a volte un po’ meno, che comunque lasciano il segno e danno, altrettanto inesorabilmente, un’impronta al nostro carattere.

Non so cosa mi stia succedendo, ma è come se all’improvviso qualcosa fosse cambiato e il cambiamento, lo sappiamo, comporta sempre disorientamento perché ci costringe a separarci da “parti di sé sperimentate e consolidate implicando una riorganizzazione della propria identità”. E non è poco!

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Madri (femministe) e figli (maschi)

Da non perdere: Madri (femministe) e figli (maschi), a cura di Patrizia Romito e Caterina Grego, XL Edizioni. È una sorta di confronto (e scontro) tra madri che si definiscono femministe e i loro figli maschi (adolescenti o adulti) che hanno ricevuto un’educazione “femminista”. Le testimonianze (madri-figli) sono state raccolte in Québec, Francia e Italia e il passaggio dai tre paesi è notevole. Uno specchio delle differenze culturali e sociali. Sono resoconti illuminanti, a tratti divertenti o commoventi. Gli ultimi a narrare la loro esperienza sono proprio le madri e i figli italiani… Qui persino le madri femministe, in buona sostanza, faticano a trasmettere valori che si allontanino dalla concezione patriarcale della donna, dal “mito” della mamma. Sorprendente ed esilarante è la testimonianza di Pietro che rivela pian piano, dietro un’iniziale apparente adesione ai valori del femminismo, la sua reale concezione della donna e il suo rapporto conflittuale con essa fino ad affermare di fronte a una madre sbigottita: “Viva la figa!”.

«Mia figlia è una precaria. Ha 30 anni e nessun sogno»

Una mamma: l’infelicità? È non poter pensare al domani. «Le colpe? Dei governi degli ultimi 20 anni, senza distinzioni. E dell’inadeguatezza della scuola e dell’università» «C’ è il welfare delle famiglie per aiutare i figli. Ma la loro sfiducia e le loro frustrazioni ci condizionano. Si vive male tutti». Una mamma milanese riflette sul futuro della figlia nel giorno del trentesimo compleanno. Ripensa al giorno della nascita e ai presagi di un avvenire felice. E si interroga su un presente che sconforta. È una lettera sul futuro senza certezze dei giovani. La lettera di una «mamma arrabbiata». Continua a leggere