Emma e un sorriso che sa di preghiera

di Eliana Ribes*

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Il sorriso di Emma Lulani, fotografata da Francesco Cianciotta per la mostra “Radici” ideata da Paola Ciccioli. Questo post di Eliana Ribes è stato scritto prima che Emma, novantatreenne, fosse costretta a lasciare la sua casa di Urbisaglia, nelle Marche, a causa del terremoto. Ora è sempre Eliana che ci aggiorna: «Emma sta a Macerata dalle sue, chiamiamole così, “consorelle” della Mater Misericordiae, in via Crispi. Ha preferito, e a ragione, questa sistemazione a quella della Casa di riposo dove, avendo la casa inagibile, si è trattenuta solo qualche giorno. Mio marito Silvano è andato a farle visita e l’ha trovata benissimo». Una carezza, Emma (e continua a farci pregare per Lina, grazie!)

Emma ad Urbisaglia è Emma, non occorre aggiungere il cognome. Ha novantatré anni ma è ancora piena di vitalità, circola per il paese, si interessa delle situazioni famigliari più critiche, cerca di capire se può fare qualcosa, e se non può fare niente ritorna a casa e recita una preghiera per chi ne ha bisogno. Il resto della giornata lo passa prevalentemente a confezionare a ferri o all’uncinetto dei lavori che le sono stati commissionati, il cui ricavato devolve alle missioni, interrompendosi ogni tanto per fumare una sigaretta.

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«E dai, babbo: che civiltà è?»

di Sandro Veronesi*

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Venezia in un bellissimo scatto dall’album Facebook di Giuseppe Cozzi. Il fotografo di Legnano è coautore di “Il Bel Paese. Luoghi e genti d’Italia” della collana dell’Afi (Archivio Fotografico Italiano). Il libro è stato presentato ad Arles, la città francese che a luglio si trasforma in una immensa galleria per il meglio della fotografia di tutto il mondo

«Babbo, è questa Venezia

«No, non è ancora questa.»

«Ma tu hai detto che Venezia ha le strade fatte d’acqua, e noi stiamo viaggiando sull’acqua.»

«No, non stiamo viaggiando sull’acqua. Stiamo percorrendo un ponte, il ponte che porta a Venezia. Laggiù, vedi? Quelle case, quei campanili?»

«Sì…»

«Quella è Venezia.»

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Me gusta a scrie puisie…

di Giovanni Ciurciola

Via Buccolini

Via Buccolini a Urbisaglia, nelle Marche (foto dalla pagina Facebook di Ivana Forconi)

PREFAZIONE

Me gusta a scrie puisie ‘m maceratese…

e chi lo legghje e chi cce pensa sopre?

A stu munnu, ‘m mijardu parla inglese,

ma lo maceratese chi lo scopre?

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«Due anni fa mi hanno diagnosticato la Sla, oggi dico che la cura riguarda tutti»

di Lina Forconi*

da Il Resto del Carlino, edizione di Macerata

Lina

Lina Forconi a Urbisaglia, il paese marchigiano in cui risiede. Laureata in Psicologia a Roma, ha esercitato la propria professione nelle scuole, in costante contatto con adolescenti in difficoltà

Sembrava una banale storta della caviglia destra, ma che qualcosa non quadrasse l’ho capito quando, improvvisamente, ho sentito la gamba destra rigida e quel giorno, nel marzo del 2012, sono riuscita ad arrivare a scuola solo con grandissima fatica. E pensare che fino a quel momento parcheggiavo distante per poter fare qualche passo a piedi! In ogni caso, almeno all’inizio, diedi tutta la colpa a quella storta. Successivamente ho cominciato ad inciampare, e qualche volta sono caduta, ma pensavo, o meglio i familiari e gli amici pensavano, alla caviglia. Poi nel mese di novembre è arrivata la diagnosi: Sla.

Il medico usò un eufemismo, malattia del motoneurone, perché disse che prima di una diagnosi così grave preferiva sentirsi con un centro specializzato. Potete immaginare quello che si prova.

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Sapevo cosa fosse la Sla. Ma non quello che la mia amica in carrozzina avrebbe dovuto affrontare

di Paola Ciccioli

Lina, nella versione con gli occhiali, e il suo coro

Lina Forconi, nella versione con gli occhiali, e il suo coro

Certo che sapevo cosa fosse la Sla. Libri, film, il nero al lutto della nazionale per la morte del calciatore Stefano Borgonovo, i malati costretti ad assediare il Parlamento per chiedere fondi per l’assistenza domiciliare. Certo che sapevo.

Quel che non sapevo è che, un anno e 10 mesi fa, di Sclerosi Laterale Amiotrofica si sarebbe ammalata la mia più cara e amata amica dai tempi dell’infanzia, Lina. Lina Forconi, psicologa, appassionata di musica, di canto, di buone letture e di tutto ciò che è bello.

Tre anni più di me, la sua casa e la mia separate da un prato dove continua a invecchiare un olmo sotto cui hanno chiacchierato e preso il fresco le nostre madri. A Convento di Urbisaglia, quindici minuti di macchina (traffico permettendo) da Macerata, dove c’è lo Sferisterio e dove da bambine andavamo a sentire le opere. E, se a un certo punto faceva freddo, perché al teatro all’aperto quando noi eravamo piccole capitava che facesse freddo anche in agosto, allora ci coprivamo sotto lo stesso plaid. Continua a leggere

«A New York non c’è nemmeno una zanzara, qualcuna sì»

Paola Ciccioli secondo la nipotina Emma

Paola Ciccioli secondo la nipotina Emma

New York, 23 maggio 2013

Maestre buongiorno. Cari bambini e bambine.
Ho visto la Caserma dei pompieri, e i pompieri stavano facendo le prove. Io ero nella casa del nonno.
Oggi vado all’Acquario.
I cinesi hanno delle scritte che non capisco, ci sono dei cinesi come Dave, soltanto che gli occhi sono più a mandorla dei suoi.
Ho visto la sedia a forma di mano nella casa del nonno.
Sono stata al Museo di Storia naturale e ho visto gli scheletri veri dei dinosauri.
Non c’è nemmeno una zanzara, qualcuna sì.
Qui c’è anche il divano rosso a forma di labbra, c’è anche la moquette. C’è anche la pelle, vera, di leopardo e io e il nonno giochiamo a un gioco inventato da noi e io vinco quasi sempre.

Saluti
Emma Continua a leggere