Serena, la parrucchiera che dispensa libri e felicità

di Margherita Rinaldi*

Margherita 3

Serena Mercanti, al centro con l’abitino chiaro, è qui con il reparto parrucco del Macerata Opera Festival. «Lavorare allo Sferisterio era nella mia scatola dei desideri», ha raccontato alla giornalista e blogger Margherita Rinaldi

Una cosa che ti colpisce quando conosci Serena Mercanti è che nel suo salone di parrucchiera c’è una piccola biblioteca. Cioè: mentre ti fai i capelli puoi leggere un libro, oppure puoi sfogliare gli album di foto dei suoi viaggi, o il catalogo di qualche mostra importante: arte, architettura, cinema… .

I libri li prendi, li cominci, poi se vuoi prosegui la lettura la volta successiva. Come ho fatto io con Eva Luna della Allende. Eva Luna, che poi è anche il nome (e cognome) della bimba di Serena. Per tutto questo ti viene voglia di farle un po’ di domande. E scopri una bella storia, quella di una ragazza che voleva fare la parrucchiera e che con questo mestiere è cresciuta, fino a coniugarlo con la moda, con l’arte, con lo spettacolo, con l’amore per la città dalla quale ha deciso di farsi adottare.

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Eléna, Ingrid, Maria, Giulietta… et les hommes

di Alberto Arbasino*

Elena e les hommes

Jean Renoir sta ora terminando il film Eléna et les hommes negli studi di Saint-Maurice, e già l’andata a Joinville è una piccola antologia fra impressionismo e populismo: foresta di Vincennes, con alberi verdi e folti e sottobosco e primavera e buonissimo odore ‘plein air’. Poi fabbrichette, viadotti della ferrovia, ‘terrains vagues’. Quindi elegia sui teatri di posa vuoti e spenti, perché nello stabilimento “Franstudio” non si sta girando nessun film. Qui nel nulla e al buio solo il celebre regista lavora al montaggio di questa Eléna, con Ingrid Bergman come donnone spumeggiante della Belle Epoque, fra Jean Marais e José Ferrer e un girotondo galante di vecchi mostri sacri della Comédie-Française. (Negli Stati Uniti si chiamerà Paris Does Strange Things).

Naturalmente si è visto e rivisto quello stupendo frammento di Une partie de campagne, citando e ricitando il post-impressionismo da salotto di suo padre Pierre-Auguste, fra una novella e l’altra di Maupassant. Ma raccontano i potiniers che al tempo del Fronte popolare questo regista di sinistra diceva con semplicità: «Mia moglie ed io andiamo in campagna tutte le domeniche, come due bravi proletari, con la sporta della colazione», dimenticando di aggiungere che alla partie si recava in Mercedes, con chauffeur. Come del resto Aragon: altra Mercedes e altro chauffeur, dietro il palco del comizio comunista, con lo smoking appeso per cambiarsi in macchina e arrivar puntuale ai pranzi del Vicomte e della Vicomtesse, magari con Visconti.

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