Eléna, Ingrid, Maria, Giulietta… et les hommes

di Alberto Arbasino*

Elena e les hommes

Jean Renoir sta ora terminando il film Eléna et les hommes negli studi di Saint-Maurice, e già l’andata a Joinville è una piccola antologia fra impressionismo e populismo: foresta di Vincennes, con alberi verdi e folti e sottobosco e primavera e buonissimo odore ‘plein air’. Poi fabbrichette, viadotti della ferrovia, ‘terrains vagues’. Quindi elegia sui teatri di posa vuoti e spenti, perché nello stabilimento “Franstudio” non si sta girando nessun film. Qui nel nulla e al buio solo il celebre regista lavora al montaggio di questa Eléna, con Ingrid Bergman come donnone spumeggiante della Belle Epoque, fra Jean Marais e José Ferrer e un girotondo galante di vecchi mostri sacri della Comédie-Française. (Negli Stati Uniti si chiamerà Paris Does Strange Things).

Naturalmente si è visto e rivisto quello stupendo frammento di Une partie de campagne, citando e ricitando il post-impressionismo da salotto di suo padre Pierre-Auguste, fra una novella e l’altra di Maupassant. Ma raccontano i potiniers che al tempo del Fronte popolare questo regista di sinistra diceva con semplicità: «Mia moglie ed io andiamo in campagna tutte le domeniche, come due bravi proletari, con la sporta della colazione», dimenticando di aggiungere che alla partie si recava in Mercedes, con chauffeur. Come del resto Aragon: altra Mercedes e altro chauffeur, dietro il palco del comizio comunista, con lo smoking appeso per cambiarsi in macchina e arrivar puntuale ai pranzi del Vicomte e della Vicomtesse, magari con Visconti.

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