di Dorinda Di Prossimo*
M’aggiusto coserelle senza ambiguità,
al mattino. Due righe di luce rubate ai vetri,
quattro versi di pensieri (un viaggio, la cura
d’una fuga), la polpa del caffè. Mi faccio chiara,
senza il lusso della speranzella. Pitagorica,
direi. Una moltiplicazione di molliche di buona
educazione (parlati piano, Dorì, lavati gli occhi
di ieri, metti la linda parananza). Rinvio
il sommario del freddo, la tenacia d’una felicità.
Alla poetica sgrammaticatura, m’affido,
alla colletta della nicotina; bionda, sulla ritmica
unghia, andantina.