Dalla Sicilia fino ai villaggi dei Mosuo: le infinite scatole cinesi dei talenti femminili

di Angela Giannitrapani

Per questa bellissima fotografia dell’antropologa Stefania Renda, dal titolo “La bambola”, usiamo come didascalia l’incipit del pezzo di Angela Giannitrapani. A lei un grazie per lo squarcio di intelligenza che ci ha fatto arrivare dalla Sicilia: «Un bimbo di pochi anni è chinato su una ciotola dalla quale raccoglie il liquido con un cucchiaio. Ha i tratti di un cinese ma è vestito all’americana. Sulle spalle tiene una bambola legata con la tradizionale banda che indossano le madri quando portano con sé i piccoli»                                                                  (Gli scatti che illustrano il servizio sono di Giampiero Masi)

Un bimbo di pochi anni è chinato su una ciotola dalla quale raccoglie il liquido con un cucchiaio. Ha i tratti di un cinese ma è vestito all’americana. Sulle spalle tiene una bambola legata con la tradizionale banda che indossano le madri quando portano con sé i piccoli. La foto La bambola arriva al secondo posto in un concorso dal titolo “Rompiamo il silenzio”nell’ambito della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, indetto a Marsala lo scorso novembre dall’Assessorato alle Pari Opportunità coordinato da Anna Maria Angileri. La foto vince anche sullo stereotipo che distingue tra giochi maschili e giochi femminili. La spontaneità con la quale il piccolo porta sulle spalle la grossa bambola alla maniera delle donne del suo villaggio rivela, in uno scatto, quanto i valori e la cultura possano sovvertire abitudini e modi di essere.

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Ricordi d’autrice col botto

Sabato 1° ottobre Mariagrazia Sinibaldi sarà a Osimo, in provincia di Ancona, per presentare il suo piccolo-grande libro “È come vivere ancora. La vera signora del blog”, curato ed edito dall’Associazione Donne della realtà. Alle ore 18, all’Istituto Campana, che così spesso ricorre nei ricordi di Mariagrazia, la giornalista Margherita Rinaldi la accompagnerà lungo la strada dei sentimenti che l’hanno portata, ottantenne, a diventare scrittrice.
Per prepararci a questo appuntamento, pubblichiamo oggi un commento che l’amico Giampiero Masi – accento e cuore ancora marchigiani nonostante i tanti anni a Milano- ci ha inviato qualche tempo fa, dopo aver letto quel che ha scritto la nostra senior blogger in “Bizzarrie delle parole e misteri del dialetto: «Ma el cannò de figo che c’entra?»”.

di Giampiero Masi

Bellissimo pezzo su Osimo. Brava Mariagrazia. Farò girare il link fra i miei amici osimani. Ne saranno contenti. Belle le foto, anche se oggi i posti sono cambiati.

La storia di Boccolino e della battaja del porcu la conoscevo, perché non c’è osimano che possa ignorarla: è una delle poche glorie cittadine e ce ne facciamo vanto più per onta degli anconetani che per ostentazione personale.

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«La tenacia d’una felicità»

di Dorinda Di Prossimo*

faruffini-lettrice

“La lettrice” (1865) di Federico Faruffini

M’aggiusto coserelle senza ambiguità,

al mattino. Due righe di luce rubate ai vetri,

quattro versi di pensieri (un viaggio, la cura

d’una fuga), la polpa del caffè. Mi faccio chiara,

senza il lusso della speranzella. Pitagorica,

direi. Una moltiplicazione di molliche di buona

educazione (parlati piano, Dorì, lavati gli occhi

di ieri, metti la linda parananza). Rinvio

il sommario del freddo, la tenacia d’una felicità.

Alla poetica sgrammaticatura, m’affido,

alla colletta della nicotina; bionda, sulla ritmica

unghia, andantina.

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