Il bello dell’Isola è che qui «le persone si salutano per strada»

di Alberto Pellegatta*

Marina Previtali, “Veduta di P.ta Nuova, MI”, tecnica mista su carta, cm. 48×33 (2014). Scrive Maurizio Cucchi nel catalogo della mostra “Quartieri di poesia”, curato dalla Galleria Previtali: «Gli umani attrezzi, le macchine formidabili, le impennate e i generosi e assurdi slanci verso il cielo, che la mano dell’artista sembra quasi voler ridurre a un ritmo orizzontale, ancora inquieto, ma come vicino a negare il vortice di un progetto espansivo ormai remoto…» (http://www.galleriaprevitali.it/portfolio-item/portfolio-1/)

Parlare dei luoghi emblematici di questo antico quartiere milanese è fin troppo facile, molti sono scomparsi e altri ne sono nati: l’Isola produce continuamente simboli. Se Milano è il luogo dell’affanno produttivo, qui il tempo rallenta. Nessuna zona del centro può vantare una simile atmosfera, qui il rumore del traffico si allontana – per la difficoltà di trovare parcheggio e per il dedalo di sensi unici che scoraggia gli automobilisti – e le persone si salutano per strada.

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Piange chi non sta al telefono. Ovvero: il tripudio del cavolo proprio sul mezzo pubblico

Nel fotomontaggio, la povera "Ragazza con l'orecchino di perla" di Vermeer si fa un selfie

Nel fotomontaggio, la povera “Ragazza con l’orecchino di perla” di Vermeer si fa un selfie

di Paola Ciccioli

Apprendiamo dunque che un tale Fabio è in attesa dell’esito delle analisi cliniche. Mangia pollo e niente più da quasi 2 mesi e festeggerà – butta là la telefonatrice – solo all’arrivo dei risultati degli esami. Dal canto suo, lei, la telefonatrice riccioluta con occhialini da vista e fuseaux blu (oddio che caldo), è ventisettesima in non si sa quale lista e un certo “lui” «si porterà l’assistente, dunque non si sa».

Treno diretto a Chiasso, oggi, primo pomeriggio.

Il tripudio del cavolo proprio offerto in pubblico sta diventando la mia ossessione.

Ieri ho dovuto percorrere il tragitto corso XXII marzo-largo Greppi prigioniera del vociare sul tram 12, che non è propriamente un bolide, facendomi trapanare il timpano da una salentina, lo ha gridato lei a qualcuno che ascoltava a Sud la sua voce, che non ha ripreso fiato per tutto il tempo. Poco meno di una mezz’oretta, va precisato per i non milanesi. “Ma’”, “Pa’” e, una volta terminato il concitato resoconto ai genitori su non meglio identificate parcelle da 50 o 100 euro – «io non lavoro gratis neppure per la mia famiglia» – lo sfogo è proseguito con la telefonata ad «Amo». Che, quando sento qualcuno chiamare il proprio fidanzato o la propria fidanzata «Amo», mi fa proprio male.

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Donne in piazza il 13 febbraio: “Se non ora, quando?”

Una mobilitazione al femminile per difendere la dignità di chi lavora, si impegna e si sacrifica per la famiglia. Appuntamento in tutte le città italiane contro “la ripetuta rappresentazione come oggetto di scambio sessuale”. Moltissime adesioni, dalle Comencini all’onorevole Bongiorno Continua a leggere