L’avevo accolta a un patto: la sua dignità prima di tutto. Ma lei non lo ha rispettato e ho chiuso la porta

di Adele Colacino

Adele con Arturo

Scene di vita familiare: Adele Colacino a tavola con il marito Arturo nella casa al mare (foto di Paola Ciccioli)

La situazione mi sfuggiva di mano. Al mattino alzarmi dal letto costava già fatica. Mi ritrovavo sempre più spesso seduta o allungata sul divano. Mi restava comunque il senso vigile di rendermene conto. Continuavo a sentirmi ripetere che quel protocollo di farmaci portava con sé il rischio della depressione e alcuni medici continuavano a evidenziarmelo. Testardamente e a ragione insistevo: «Non sono depressa, sono stanca!».

Me la mandò a casa qualcuno, informandomi brevemente sulla sua correttezza e sulla sua “anomalia” familiare.

Ascoltai senza commentare quella soap opera di quartiere periferico in una città di provincia che superava di gran lunga ogni fantasia hollywoodiana.

Era veloce, puntuale, s’impadronì del ritmo della casa, in poco tempo diventò memoria visiva di ogni oggetto casalingo, di ogni scadenza, scrivendo e parlando le sfuggiva qualche strafalcione, ma conosceva perfettamente il costo di ogni detersivo e calcolava prima della mia calcolatrice il costo di ogni frazione di tempo.

Aveva un bambino, era quanto sapevo di lei, oltre ai suoi dati anagrafici .

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