Sull’autobus, con la donna scappata dal marito cocainomane che la massacra di botte

di Paola Ciccioli

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Tutte le immagini di questa cronaca sotto tratte dal web

È successo oggi, 14 agosto, a Milano. Intorno all’ora di pranzo.

Stavo andando a piedi verso la fermata dell’autobus, camminando senza fretta grazie a un sole benevolo e a un po’ di vento. Nei Giardini della Guastalla, sul prato verdissimo, un ragazzo a torso nudo si abbronzava e giocava con il cane. Un signore mi aveva superato sul marciapiede e avevo notato che in mano teneva delle rose avvolte in una carta bianca.

Poco prima, l’edicolante di fianco all’ospedale, si era prodotto in un articolato ragionamento deduttivo per dirmi che, sì, l’acqua della fontanella lì accanto è potabile. Un sorso, per mandar via l’amaro della sigaretta, mentre un piccione immergeva il becco nella vasca.

Ho sentito dire tante volte che Milano è bella d’agosto. Sarà, non sono mai stata di questo avviso.

Ma quest’anno è diverso e oggi lo è ancora di più.

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«Sono andata a vedere le detenute di Bollate recitare. Con il mio fidanzato»

teatrobollatedi Cristina Giammella

Mi presento. Sono Cristina Giammella, una studentessa del corso di Psicologia dei processi sociali decisionali e dei comportamenti economici dell’Università degli Studi di Milano Bicocca.

Questo corso, dal nome così lungo e complesso, è solo una delle possibili opzioni di scelta per le lauree magistrali della facoltà di psicologia Continua a leggere

Celle aperte, un obbligo per l’Amministrazione

Una nuova circolare del Dap prevede che in tutte le carceri italiane le celle siano aperte, con una netta separazione degli spazi in cui si dorme da quelli in cui si svolgono le attività diurne. Questa norma era già prevista dall’ordinamento penitenziario del ‘75 e da più di trent’anni è inattuata. La circolare trasforma questo diritto, sancito per legge, in una concessione e lo subordina al grado di pericolosità, prevedendo l’assegnazione di codici, bianco, verde, giallo o rosso. Celle aperte per i codici bianchi, chiuse per i codici rossi, oggetto di valutazione i codici verdi e gialli. Inoltre questi codici, dal momento dell’entrata in vigore della circolare, saranno una sorta di marchiatura che, accanto ai dati anagrafici e al numero di matricola, accompagnerà tutte le istanze e tutti i provvedimenti relativi a ogni singola persona ristretta. Abbiamo chiesto a Lucia Castellano, assessore del Comune di Milano ed ex direttrice del carcere di Bollate, un parere su questa circolare Continua a leggere

La protesta degli stracci bianchi delle donne in carcere a Bollate

di Susanna Ripamonti*

Nel carcere di Bollate le donne hanno messo stracci bianchi sulle inferriate delle loro stanze (ben visibili dalla strada) e stanno pensando a come unirsi alla protesta di Marco Pannella, in sciopero della fame dallo scorso 20 aprile: “Noi viviamo in una gabbia dorata – dice Carla – e non abbiamo motivo di lamentarci, ma la solidarietà quella si, per i nostri compagni che passeranno l’ennesima estate in carceri sovraffollate e per unirci alla richiesta di amnistia…” Continua a leggere

L’arte in carcere. L’esperienza di Bollate

Nel reparto femminile della casa di reclusione di bollate da tempo si tiene un laboratorio artistico con la realizzazione di arazzi ed opere in feltro. Obiettivo: l’incontro tra il mondo dell’arte e quello della sofferenza di chi è privato della libertà, nella consapevolezza che la creazione a più mani di un’opera può contribuire realmente ad attenuare il disagio della detenzione ed a trasmettere valori utili al recupero e all’integrazione.
Sabato 9 aprile ore 10.40 la dottoressa Lucia Castellano, direttrice del Carcere di Bollate, interverrà al convegno sul tema:  ”L’arte in carcere. L’esperienza della scuola terapeutica artistica nella Casa di reclusione di Bollate”.
In allegato invito al Convegno e la locandina del concerto di venerdì.

La politica e il silenzio delle donne

La crisi economica e quella istituzionale: le onorevoli spariscono. Altro che quote rosa

di Marina Terragni

Può essere che neanche ci fai caso. Hai tanto da fare e disfare, sei talmente presa dalla vita, che la cosa può anche lasciarti indifferente. Nel mondo-duplex della rappresentazione pubblica tu proprio non esisti. Ci sono le Gheddafi girls: 80 euro e ti sventolo il libretto verde, qualcosina in più e mi islamizzo del tutto. C’è il “vespaio” sul décolleté delle scrittrici e la corona turrita di Miss Italia. Ma di te, la metà abbondante del Paese reale, dal biberon alla womenomics, ben poche tracce. Continua a leggere