di Paola Ciccioli
Oggi ricordiamo la nascita del drammaturgo americano Arthur Miller (New York, 17 ottobre 1915 – Roxbury, 10 febbraio 2005). Di recente sono stata sollecitata a fare una lettura attenta della sua più celebre opera teatrale: Morte di un commesso viaggiatore (Einaudi, 1979). Ecco le mie riflessioni, mi fa piacere condividerle.

Arthur Miller e Marilyn Monroe in una foto di Richard Avedon datata 8 maggio 1957, poco dopo il loro sofferto matrimonio, durato cinque anni. Nel 2017 è uscito un documentario, “Arthur Miller: Writer”, realizzato da Rebecca Miller, la figlia che il drammaturgo ha avuto dalla fotografa Inge Morath. «Grazie all’uso di interviste improvvisate girate nel corso di diversi anni in ambito familiare, emerge il ritratto di un uomo la cui vita è stata segnata dalla paura del comunismo e dalla morte di Marilyn Monroe» (http://www.filmtv.it/film/147279/arthur-miller-writer/)
«Perdonami, caro, non mi viene da piangere. Chi lo sa perché, non mi viene da piangere. Non capisco».
La morte annunciata nel titolo è avvenuta: il commesso viaggiatore Willy Loman è uscito dalla scena della propria vita e da quella della sua famiglia. Linda, la moglie, ha chiesto di poter rimanere sola e nella difficoltà che ha di lasciarsi andare alle lacrime c’è tutta l’aridità che tiene insieme i protagonisti del dramma di Arthur Miller.