Razzismo: le leggi di ieri, le parole di oggi

Testo e foto di Paola Ciccioli

“Ben tre riviste furono totalmente dedicate al razzismo, ma soprattutto all’antisemitismo: «La difesa della razza», che nei primi anni tirò fino a 150.000 copie (anche se queste poi calarono sensibilmente), «Il diritto razzista» e «Razza e Civiltà», alle quali collaborarono illustri studiosi dell’epoca. Ma il regime non si limitò certo a questi strumenti comunque d’élite. I quotidiani tutti non tralasciavano occasione per pubblicare articoli più o meno lunghi, sia di fondo che di cronaca, a contenuto brutalmente antisemita”.

Così scrive Ugo Caffaz in questo libretto sulle leggi razziali fasciste del 1938, edito dal Consiglio regionale della Toscana 50 anni dopo la loro funesta emanazione e ristampato nel 2003. Ha fatto parte di una essenziale biblioteca da viaggio fornita alle studentesse, agli studenti, ai giornalisti e agli accompagnatori diretti con treni speciali della Memoria da Firenze ad Auschwitz.

Dalla vissuta biblioteca da viaggio della Memoria

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Le sanitarie ebree della Grande Guerra

di Elena Branca*

Per il 27 gennaio, Giorno della Memoria, vorrei ricordare le sanitarie ebree che servirono durante la prima guerra mondiale ma patirono comunque le leggi razziste. Traggo i dati generali da L’apporto degli ebrei alla assistenza sanitaria sul fronte della Grande Guerra di Rosanna Supino e Daniela Roccas: Durante la prima guerra mondiale sia nei comitati civili che nelle forze armate troviamo moltissime persone di religione o origine ebraica. Molti si arruolarono in Croce Rossa o nella Sanità Militare: nonostante le difficoltà date dagli Archivi, e dal fatto che non sempre gli ebrei si facevano identificare come tali, le due autrici sono riuscite a raccogliere circa 500 nomi, uomini e donne. Nonostante il valore e le tante medaglie, nel 1938 patirono le leggi razziste, costretti a lasciare lavoro e incarichi, e poi nel ’43 molti furono mandati nei campi di sterminio.

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«C’era una volta una vita che avrei dovuto vivere»

di Elisa Springer*

Elisa Springer (Vienna, 12 febbraio 1918 – Matera, 19 settembre 2004)

La mia non è una favola, ma inizia ugualmente con C’era una volta. C’era una volta una vita che avrei dovuto vivere, ma che un uomo, di nome Adolf Hitler, mi ha impedito di vivere. Poi c’è stata una vita che io avrei preferito poter dimenticare, ma senza riuscirci. Oggi invece c’è una vita che mi obbliga a ricordare e più che altro a far ricordare. Sembra che la storia non abbia insegnato nulla all’uomo. L’odio continua, le violenze continuano e purtroppo le guerre continuano. C’è una grande corsa al potere e al denaro, e non si guarda in faccia a niente e a nessuno.

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