Con Cristina Cattaneo nel Museo dell’identità delle anime migranti

Testo e foto di Paola Ciccioli

Il frammento della lettera di una persona migrante restituita dal mare.

Un minuto di silenzio in tutte le scuole della provincia di Crotone. Un altro corpo recuperato in mare che fa al momento salire a 64 le vittime della strage di anime migranti avvenuta domenica (per cause ancora da accertare) sulla spiaggia calabrese di Steccato di Cutro (qui).

Un minuto di silenzio è segno di rispetto ma non basta a far diventare persone il numero 64 che si aggiunge agli altri numeri che continuano a fare del mare limpido in cui d’estate ci immergiamo un camposanto senza croci.

Credo fermamente che le e gli insegnanti dovrebbero accompagnare le scolaresche nel Museo universitario delle scienze antropologiche, mediche e forensi per i diritti umani (MUSA) di Milano dove, grazie al lavoro instancabile della professoressa Cristina Cattaneo, i corpi-numeri del Mediterraneo ritrovano almeno il loro nome e la loro identità.

Sabato – 4 marzo 2023 – nell’aula magna della facoltà di medicina legale dell’Università degli Studi di Milano (ore 17) ci sarà una performance immersiva mentre Terre des Hommes sta preparando iniziative volte a coinvolgere tutte/i noi.

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L’esempio delle ragazze d’Iran

di Paolo Flores d’Arcais*

Le ragazze d’Iran sono da settimane in rivolta, per rovesciare il regime immondo degli ayatollah che imprigiona tortura e uccide per una ciocca di liberi capelli femminili al vento. Un regime che uccide ormai anche i bambini (il 21 novembre i minori uccisi erano 58).

Il padre di Mohammad Hasanzadeh, ventottenne accoltellato a Bukan mentre cercava di liberare una ragazza dalla morsa di un gruppo di bassiji – i depravati guardiani della immorale islamica – durante il funerale del figlio ha detto: “Un tempo quando parlavamo di qualcuno dotato di integrità e di coraggio, dicevamo: è molto virile. Ma oggi se un uomo vuole essere un uomo deve prendere esempio da una donna. Bisogna essere femminili per essere veri uomini adesso”.

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Sposa, vita, libertà

Foto e testo di Paola Ciccioli

Mi piace, mi piace, mi piace: per questa foto sembra che il tempo non voglia passare. Eppure l’ho scattata il 20 novembre del 2021 e quel giorno stesso l’ho pubblicata nel Gruppo Facebook di Donne della realtà dove continua a rappresentare la voglia di vita e libertà per le quali lottano le giovani dentro e fuori l’Iran (qui).

Foto di Paola Ciccioli.

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“Le carriere erano salve, i bambini no”, Beslan e la Russia di Putin

di Anna Politkovskaja*

Il 1° settembre del 2004 a Beslan è stato commesso un atto terroristico senza precedenti, e d’ora in poi il nome di questa cittadina dell’Ossezia del Nord sarà sinonimo di un incubo che nemmeno Hollywood è stata capace di immaginare.

Paola Ciccioli ha scritto su Facebook: «A Milano c’è un giardinetto intitolato alla giornalista russa uccisa nel 2006 con 5 colpi di pistola nell’androne di casa sua, a Mosca. Si trova proprio vicino all’ascensore che sale nella frequentatissima e scintillante piazza Gae Aulenti e ci ricorda che per fare giornalismo bisogna avere l’inclinazione a stare dalla parte sbagliata. La foto è mia».

La mattina del 1° settembre un commando internazionale di criminali ha preso in ostaggio la scuola n.1 di Beslan, chiedendo di fermare immediatamente la seconda guerra cecena. L’occupazione è avvenuta durante la linejka, la tradizionale festa di inizio anno scolastico che si celebra in tutte le scuole. È una festa a cui partecipa tutta la famiglia, genitori, nonni e zii, e soprattutto coloro che accompagnano il proprio figlio a scuola per la prima volta.

Così era stato anche quel giorno. Per questo i sequestratori avevano potuto prendere in ostaggio quasi millecinquecento persone tra alunni, madri, padri, fratelli, sorelle, maestre, figli delle maestre…

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Le donne ucraine e la Resistenza della quotidianità

Domenica 24 aprile 2022 per gli ortodossi è Pasqua.

Domani è Pasqua in Ucraina.

La foto inviata dall’Ucraina dei dolci della Pasqua di guerra 2022 (da Giulia Berti via WhatsApp).

«Domani è la Pasqua in Ucraina e anche in Russia.

Lo “zar” ha proibito qualsiasi festeggiamento.

Le figlie di Natalia hanno dipinto delle uova e hanno fatto dei dolci simili alle nostre colombe, colorate con il giallo e l’azzurro della loro bandiera».

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«Non vi abbiamo salvato»

da Giulia De Florio*

«Quando cercavo di spiegare la poesia russa e in lingua russa cercavo di spiegare questo».

Lettere aperte delle poete e dei poeti russi e russofoni 

AI NOSTRI COLLEGHI UCRAINI

A nome della letteratura russa indipendente ci rivolgiamo ai nostri colleghi ucraini, a coloro che oggi scappano dalle bombe negli scantinati e nelle fermate della metro, a coloro che attendono di combattere per strada come unità di autodifesa del territorio. Non abbiamo nulla per fermare le truppe che avanzano verso di voi. Di generazione in generazione abbiamo lavorato con la parola: sapevamo che erano in pochi a sentirla, ma sapevamo anche che quella parola aveva un futuro. Ora, però, contro il vostro futuro – e contro il nostro – c’è la guerra.

La nostra letteratura si è già inchinata allo spirito imperialista, alla xenofobia e al servilismo. Tuttavia, al netto di un discreto numero di lacchè senza alcun talento e dell’abiezione di singoli individui, da almeno un secolo la nostra letteratura si stringe intorno all’idea che la violenza di stato è inammissibile. La stessa identica forza ostile ha ucciso Mandel’štam e Stus, ha seviziato Mel’ničuk e Gorbanevskaja negli ospedali psichiatrici, ha avvelenato l’anima e la volontà del popolo russo e di quello ucraino. Da queste prove, però, il popolo ucraino è uscito temprato, e con straordinario coraggio affronta oggi questa mostruosa minaccia. Dal canto suo, oggi il popolo russo subisce la più mostruosa sconfitta della sua storia, e la responsabilità storica di tutto questo ricadrà su di noi. Non vi abbiamo salvato: questo è il debito insostenibile che ci porteremo sempre appresso. Ci auguriamo con tutto il cuore che la vittoria sia vostra.

Dmitrij Kuzmin, Evgenij Nikitin, Elena Fanajlova, Stanislav L’vovskij, Vera Pavlova, Aleksej Cvetkov-staršij, Dmitrij Vedenjapin, Fëdor Svarovskij, Polina Barskova, Lida Jusupova, Anna Glazova, Linor Goralik, Katja Kapovič, Aleksandra Petrova, Tat’jana Bonč-Osmolovskaja, Grigorij Geljuta, Igor’ Belov, Aleksandr Baraš, Šlomo Krol, Marina Tëmkina, Chamdam Zakirov, e altri 23 poeti russi (la lista è in costante aggiornamento).

Immagine dalla pagina Facebook di Elena Fanailova, poeta russa tradotta in 9 lingue.

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“Vedo”

di Fabio Tracogna

Vedo.

Vedo le immagini di quelle Donne. 

Donne che ho conosciuto, che hanno lasciato il loro paese, i loro affetti per cercare un futuro per i loro figli.

Donne che si sono prese cura della mia povera mamma Rosanna, con amore, con affetto, con tenerezza, come se fosse stata la loro mamma.

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Gino Strada: «È giusto che ci sia qualcuno qui, è umano»

di Gino Strada

«In questi giorni così dolorosi, il vostro affetto per Gino ci ha fatto sentire meno soli. In tantissimi siete passati da Casa Emergency, ci avete scritto, chiamato, lasciato un messaggio. Grazie. Ora spetta a tutti noi rimboccarci le maniche, portare avanti l’eredità di Gino e imparare a guardare lontano, come faceva lui. Ce la metteremo tutta. Te lo promettiamo, Gino». Con queste parole, Emergency ha iniziato oggi – 24 agosto 2021 – la sua seconda vita dopo la scomparsa del suo fondatore Gino Strada, morto il 13 agosto a Honfleur, in Francia, all’età di 73 anni. Dopo averlo salutato nella sua Casa milanese, ora gli rendiamo omaggio qui con un brano dal suo libro Pappagalli verdi, uscito nella prima edizione Feltrinelli nel 1999, cinque anni dopo la nascita di Life Support for Civilian War Victims, conosciuta in Italia e nel mondo come Emergency.

Milano, via Santa Croce la sera del 21 agosto 2021, poco prima della fine del primo dei tre giorni in cui una vera e propria folla ha sfilato dentro Casa Emergency per salutare Gino Strada. Anche Luca Bartolommei e Paola Ciccioli (autrice dello scatto) hanno reso omaggio al chirurgo di guerra scomparso

Riavvolgo il nastro per la terza volta e la musica riprende. Non mi stancherei mai di stare sdraiato sul letto ad ascoltare Animals dei Pink Floyd.

È per me uno degli album più coinvolgenti e sconvolgenti, quella musica piena di dissonanze, di ritmo che cambia ogni momento, di provocazioni. Ogni volta che mi adatto a quella musica, che comincio a capirla e a goderla, il ritmo cambia all’improvviso, e ricomincia diverso.

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Raffaella e la sua “purpurina” della diversità

Per omaggiare Raffaella Carrà, scomparsa ieri all’età di 78 anni, una sola lingua non basta. Abbiamo quindi deciso di salutarla con un articolo da S Moda, inserto del quotidiano spagnolo El País, in cui viene riassunta la sua carriera attraverso i costumi indossati in trasmissioni diventate iconiche e che ci mostrano quanto l’artista bolognese fosse libera e in anticipo sui tempi. Fino a diventare un modello per le stelle dello spettacolo internazionale che avrebbero brillato molto tempo dopo: ecco le 17 prove fotografiche.

17 pruebas de que Raffaella Carrà hizo de la Lycra y la purpurina un símbolo de tolerancia y diversión

Las jefas que dominan el universo pop hoy en día le deben mucho a Carrà, que hizo de su vestuario un alarde de libertad y trasgresión

Foto: Getty/Intagram 1 De 17 – En 1965 Maria Raffaella Roberta Pelloni ni era rubia platino ni tenía flequillo ni se apellidaba Carrà. Se buscaba la vida en el cine con un look de escote a lo Sofía Loren, como en esta imagen junto a Frank Sinatra, que le tiró los trastos y al que rechazó, en el rodaje de El coronel Von Ryan. El cambio de imagen llegaría poco después.

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Ronda de los aromas/ Girotondo degli aromi

di Gabriela Mistral*

La poeta Gabriela Mistral è stata la prima donna latinoamericana a essere insignita nel 1945 del Premio Nobel per la letteratura. Il suo vero nome era Lucila de María del Perpetuo Socorro Godoy Alcayaga ed era nata il 7 aprile 1889 a Vicuña, in Cile dove oggi il museo a lei dedicato l’ha ricordata con questo manifesto.

RONDA DE LOS AROMAS

Albahaca del cielo,

malva de olor,

salvia de dedos azules,

anís desvariador.

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Carlo Urbani e il virus (quello del razzismo)

di Carlo Urbani

«Ma credimi, serpeggia un sentimento così fastidioso di razzismo, paura/rifiuto del diverso, superiorità sociale, tra gli stranieri della parte ‘importante’ della comunità internazionale di Hanoi (e qui come altre capitali) che a volte mi prende la nausea a sentire certi discorsi durante feste e ricevimenti. Sono tutti pronti a chiamarsi ‘buoni’ e a condannare razzismo e violenza, ma poi dovresti vedere come trattano le babysitter dei loro figli, o come pagano i loro dipendenti!».

Sono parole di Carlo Urbani, il medico marchigiano di Castelplanio morto a Bangkok nel marzo del 2003 dopo essere stato contagiato in Vietnam dal virus della Sars, la cosiddetta “polmonite atipica” che lui stesso aveva contribuito a scoprire.

Oggi – mercoledì 18 novembre 2020 – l’azienda farmaceutica statunitense Pfizer ha annunciato che il suo vaccino anti-coronavirus è risultato efficace al 95 per cento e non ha avuto effetti collaterali gravi durante la fase 3 della sperimentazione. La notizia che il mondo sconvolto dalla pandemia stava aspettando. Una ragione in più per ricordare e ringraziare quanti, in passato come nel presente, hanno messo la loro intelligenza al servizio dell’umanità.

Carlo Urbani era nato a Castelplanio, in provincia di Ancona il 19 ottobre 1956. È morto a Bangkok, in Thailandia, il 20 marzo 2003 a causa del virus della Sars da lui stesso scoperto (foto di Paola Ciccioli)

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“Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo”

di Gabriella Gabrinidiario dall’ospedale Maggiore di Cremona

Secondo i dati aggiornati del ministero della Salute, i casi di contagio da Corona Virus nel mondo sono stati 11.841.326 e 544.739 i morti. In Europa, Italia inclusa, 2.836.686 i casi confermati e 201.345 le persone decedute. Con 2.923.432 casi e 129.963 morti gli Stati Uniti sono il Paese più colpito del pianeta.

Questi i grandi numeri. E dentro questi freddi, ma lo stesso spaventosi numeri, le anonime storie di testimoni di un evento epocale che sta sovvertendo certezze ed equilibri.

Noi continuiamo a raccontare la pandemia facendoci guidare da Gabriella Cabrini e dalla sua esperienza personale offerta nel diario che ha scritto e fatto leggere in diretta mentre a marzo veniva curata per il Covid 19 a Cremona, la città dove vive. (p.c.)

Ancora uno scatto di Gabriella Gabrini dal reparto di Chirurgia dell’ospedale Maggiore di Cremona dove è stata curata per il Covid 19 e da cui, durante la degenza, ha stretto un legame affettivo con le centinaia di persone che seguivano il suo diario pubblico su Facebook

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Il blog “Donne della realtà” ora parla anche in russo

Traduzione in russo di  Ivana Tamoni De Vos

«Cara Paola! Sono riuscita a trovare per ora questa bella foto di gruppo, anno 1988, presso la scuola d’arte del mio amico pittore Slava Shraga IZO-Studja “Kontrast” a Leningrado. Vjacheslav Shraga (Slava), primo da destra accanto a me, poi è diventato famoso dopo la Perestrojka e suoi quadri sono arrivati persino al Metropolitan Museum of Art di New York»

Nel 2009, quando la rappresentazione dell’immagine femminile ha toccato in Italia il suo punto più basso, Paola Ciccioli ha redatto un appello e chiesto ad altre giornaliste di promuovere una mobilitazione per tentare di arginare la deriva sessista dall’interno delle redazioni.

Di seguito la sintesi dell’appello che trovate nel “Chi siamo” del blog anche in inglese, spagnolo, francese, polacco, tedesco, olandese e cinese:

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Tre giorni da Budapest a Milano, mentre il Corona Virus cancella voli e moltiplica diffidenze

Testo e foto di Ivana Tamoni De Vos

L’aeroporto internazionale di Budapest con le indicazioni del divieto di atterraggio dei voli provenienti da Milano, Bergamo e Treviso disposto mentre l’autrice di questa testimonianza era in Ungheria con i due figli

Corona Virus è il termine per una drammatica realtà, il più usato al mondo da metà gennaio.

Fino a venerdì 6 marzo, per noi italiani Corona Virus ha significato una grande attenzione e l’esistenza di due zone rosse monitorate costantemente.

Da tempo avevo fissato un incontro a Budapest con mia figlia proveniente da Londra con il resto della famiglia, un modo diverso di vedersi, una gratificazione scelta dopo anni di grande impegno. Partenza regolare da Milano Malpensa con i controlli di rito e l’eccitazione smorzata dall’incertezza del momento. In cuor mio sapevo che quel viaggio aveva (e ha avuto) un grande significato famigliare e personale: ritrovarsi da adulti non più a casa, condividere una città affascinante, vivere e apprendere, l’inizio d’un nuovo periodo. In gennaio non potevo immaginare tutto quello che ci riguarda oggi. Ma un conto è leggere le notizie, un altro è verificarle di persona, anche nei minimi risvolti. Dai giornali avevo appreso qualche giorno prima che la compagnia di volo ungherese Wizz Air prevedeva il controllo della temperatura allo sbarco. E così è stato. L’esperienza è recentissima e ve la racconto…

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Alle Giuste e ai Giusti negli ospedali d’Italia

di Jorge Luis Borges*

L’Italia si è affacciata alla finestra per dedicare un applauso a tutto il personale sanitario che senza soste si sta prodigando negli ospedali del nostro Paese per curare e tentare di salvare le persone contagiate dal Corona Virus.

Noi, per dire grazie, dedichiamo questi versi a medici, infermiere, infermieri, inservienti, addette e addetti alle pulizie, volontari, autisti delle ambulanze, centralinisti, cuoche e cuochi, piloti dell’elisoccorso, donne e uomini della Protezione civile

L’illustrazione di Franco Rivolli è in queste settimane di drammatica emergenza nazionale anche l’immagine di copertina del Gruppo Facebook Donne della realtà (https://www.facebook.com/groups/111891668591/)

LOS JUSTOS

Un hombre que cultiva su jardín, como quería Voltaire.

El que agradece que en la tierra haya música.

El que descubre con placer una etimología.

Dos empleados que en un cafè del Sur juegan un silencioso ajedrez.

El ceramista que premedita un color y una forma.

El tipógrafo que compone bien esta página, que tal vez no le agrada.

Una mujer y un hombre que leen los tercetos finales de cierto canto.

El que acaricia a un animal dormido.

El que justifica o quiere justificar un mal que le han hecho.

El que agradece que en la tierra haya Stevenson.

El que prefiere que los otros tengan razón.

Esas personas, que se ignoran, están salvando el mundo.

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