di Antonio Scurati*
M Il figlio del secolo: il successo editoriale di Antonio Scurati e il memorabile spettacolo teatrale che ne ha tratto Massimo Popolizio, di nuovo al Piccolo Teatro Strehler di Milano fino a domenica 16 ottobre 2022.

Margherita Sarfatti nell’impeccabile interpretazione di Sandra Toffolatti, foto di scena di Masiar Pasquali.
Benito Mussolini
Milano, metà maggio 1919
Il cappello. È solo una banale bombetta comprata da Borsalino in Galleria per 40 lire eppure quella calotta di feltro nero attira il suo sguardo come un magnete calamita la limatura di ferro.
I rintocchi del campanile di San Gottardo riempiono l’intera piccola camera miserabile già satura degli odori acri del sesso. La donna giace riversa sulla schiena, le cosce ancora divaricate, accasciata eppure sovrana nella propria nudità spudorata. La campana batte le ore e i quarti. Lui torna a guardare il cappello.
Ha già quarant’anni ma è ancora bella. Gli occhi grigioverdi, i capelli biondo ramato, i seni abbondanti e penduli della madre che ha allattato. Da vestita è di certo la cosa più elegante e raffinata che il portiere di quel tugurio abbia mai visto entrare nell’albergo a ore in cui si guadagna da vivere. Adesso però lei è nuda, sono le sei e quarantacinque – nove rintocchi del campanile di San Gottardo – e lei revisiona ad alta voce il discorso che il suo amante dovrà tenere il 22 maggio al Teatro Verdi di Fiume.
L’Italia ha una missione nel Mediterraneo e nell’Oriente. Basta dare uno sguardo alla carta geografica per comprendere la verità assiomatica di quest’asserzione. A uguale distanza fra l’equatore e il polo, l’Italia occupa il centro del Mediterraneo, che è il più importante bacino della terra. La configurazione, lo sviluppo litoraneo, la correttezza di linee la mettono in una condizione privilegiata per cui l’Italia è destinata a essere la dominatrice del Mediterraneo; ed è certo che, riconquistato dopo duemila anni il grande vallo della muraglia alpina, essa si riaffaccerà al mare da cui in ogni tempo le vennero prosperità e grandezza. L’Africa è la sua seconda sponda. Si può dire che questa necessità mediterranea rappresenta il diritto di quaranta milioni d’italiani di avere il campo libero della loro naturale espansione. Ma bisogna essere forti. L’ora dell’Italia non è ancora suonata ma deve fatalmente venire. Nell’ordine interno l’Italia deve prima conquistare se stessa. Ecco il compito del fascismo. Un più grande imperiale destino. Una tradizione millenaria chiama l’Italia sui lidi del continente nero.
Lei approva con la testa, le piace la parola “dominatrice”. Poi elimina alcune espressioni con un tratto risoluto di penna e conclude che lui deve incontrare Gabriele D’Annunzio. L’aria nella stanza si fa irrespirabile. Ancora il cappello.
Margherita Sarfatti e Benito Mussolini si sono conosciuti di persona nel febbraio del millenovecentotredici quando lui, appena trentenne, era stato nominato direttore dell’Avanti! Lei, che teneva la critica d’arte per il giornale socialista, si era presentata dimissionaria al nuovo direttore come si faceva abitualmente a ogni cambio di linea politica. Di quel primo incontro, lei avrebbe ricordato i suoi occhi fanatici, gialli, l’energia animalesca, la sua magrezza. Le aveva dato l’impressione di un uomo che lotti per tenere chiusa una porta che vuole a tutti i costi aprirsi. Aveva, però, già sentito parlare di lui in precedenza. Il primo a nominarglielo era stato suo marito, Cesare Sarfatti, insigne avvocato, esponente della corrente riformista del socialismo milanese. Il 13 luglio del millenovecentododici Cesare aveva scritto alla moglie, rimasta a casa, una nota entusiastica da Reggio Emilia, dove era in corso il Congresso del Partito socialista: “Benito Mussolini. Segnati questo nome. È lui il prossimo uomo.” E Margherita se lo era segnato.
*Due pagine dal romanzo M Il figlio del secolo di Antonio Scurati, pubblicato nel 2018 da Bompiani e ora tradotto in tutto il mondo. Assolutamente da non perdere l’omonimo lavoro teatrale in scena a Milano. A questo proposito Paola Ciccioli ha scritto (qui): «L’attrice Sandra Toffolatti in M Il figlio del secolo interpreta Margherita Sarfatti, la critica d’arte che divenne amante di Mussolini e gli insegnò a vestirsi – in senso stretto e lato – da leader, per essere abbandonata subito dopo la conquista del potere.
Il monumentale spettacolo che Massimo Popolizio ha tratto dal romanzo di Antonio Scurati è un evento culturale. Troppe volte si abusa di questa definizione, “M” lo è davvero: per le invenzioni registiche, per la bravura di attori e attrici, per la tensione etica che si respira in palcoscenico. Andare a vederlo significa entrare a far parte del grande meccanismo della memoria che soltanto il linguaggio artistico riesce a far diventare emozione».