La nuova primavera di Maddalena Casulana

di Daria Perocco*

La città di Bergamo le ha dedicato una strada a Borgo Palazzo. BBC Radio 3 ha festeggiato quest’anno la Giornata internazionale della donna con i suoi madrigali. A fine aprile la sua musica è stata eseguita in un concerto itinerante con Marco Pardini nella Villa Reale di Marlia (Lucca). Elena Casella, direttrice del coro milanese ViadelCanto, l’ha inserita nel programma del concerto di sabato scorso nel Santuario del Santo Crocefisso di Tradate (Varese). E martedì 24 maggio 2022, “Chitarre in trio” eseguirà musiche della prima compositrice pubblicata della Storia nella Villa Tesoriera di Torino. Da parte nostra, celebriamo il genio di Maddalena Casulana con un estratto del saggio «… più di quello che a professione donnesca conviensi» Donne (e musica) nel Cinquecento veneziano di Daria Perocco, docente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che ringraziamo per l’autorizzazione alla pubblicazione. 

Nel Cinquecento non sono poche le figure femminili di cui ci è stata tramandata memoria che conoscevano bene l’arte del canto e del far musica: tra tutte basti ricordare la Barbera, la «cantatrice» per la quale Machiavelli scrive le canzoni da cantarsi fra gli atti della Clizia e della Mandragola, alcune delle quali sono state musicate da Philippe Verdelot.

In data leggermente più tarda rispetto a quella in cui vediamo la massima fioritura del gruppo delle donne scrittrici, è la (probabilmente) prima attestazione che troviamo di una compositrice di musica, attestata e riconosciuta. Infatti fino al 1567, pur se ci è giunta notizia dell’abilità compositiva di donne, non siamo in possesso di loro testi musicali scritti: sappiamo che, ad esempio, Gaspara Stampa tratteneva i suoi ospiti suonando il liuto e cantando, abilità in cui era particolarmente apprezzata. E se alcuni dei testi da lei cantati si possono ricondurre alle sue rime, nulla sappiamo della musica che li accompagnava che, almeno in qualche caso, attestazioni coeve affermano essere originale della nostra autrice.

Bisogna quindi risalire a Maddalena Casulana per trovare un nome certo di compositrice e, soprattutto, entrare in possesso di musica sua che poi sia passata alla stampa. L’abilità musicale della Casulana è stata analizzata e ampiamente studiata da Beatrice Pescerelli, che su di lei ha scritto un testo che rimane basilare; ma si vorrebbe qui soffermarsi sulla dinamica delle lettere dedicatorie di Maddalena e a Maddalena e come esse traccino una significativa storia della produzione musicale, oltre che poetica, femminile alla metà del Cinquecento.

Maddalena è nota con il suo nome e un ‘cognome’ che denota il suo luogo di origine. Il cognome Mezari (o de Mezari, con varianti nelle doppie tipiche del Veneto), che le vediamo attribuito, compare solo dopo il 1582, e a Vicenza: si tratta, con estrema probabilità, del cognome del marito, assunto quindi dopo il matrimonio e in età non giovanissima, quando già si era creata una fama (e un nome) per meriti propri. Non si capisce quindi perché la voce del Dizionario biografico degli italiani, abitualmente così rigoroso nella schedatura, sotto il nome di origine di donne pur famose e celebri solo con il cognome del marito (e fra tutte vedi Isabella Andreini, fin da giovanissima celebre con il cognome del marito Francesco che pure è schedata sotto quello della sua famiglia di origine, Canali) sia, nel caso di Maddalena, registrata sotto Mezari che è cognome coniugale.

Maddalena era nata intorno al 1540 e, come accenna Giulio Piccolomini nell’opera a gloria della sua città (Siena illustre per antichità) in cui elenca i personaggi che a suo dire avevano reso illustre il territorio senese, era particolarmente abile nel campo musicale: l’affermazione e l’attestato deve, però, essere condiviso con molti altri ‘illustri’ che nel territorio erano nati o fioriti per i quali il nostro elenca meriti con ampiezza di elogi. È, però, indubbio e importante che Maddalena fu la prima donna che vide edita una sua composizione musicale sotto il suo nome: si tratta di quattro madrigali a quattro voci (Vedesti Amor già mai sì bel sole, Sculpio nell’alma Amore, Morir non può il mio cuore, Si scior si ved’il lacci a cui dianz’io) tutti e quattro ripresi da testi di Sannazaro, che compaiono nel primo libro di una raccolta antologica: Il Desiderio, edito a Venezia da Girolamo Scotto nel 1566.

Com’era accaduto e continuava ad accadere per tante delle liriche delle poetesse italiane del Cinquecento, anche colei che le liriche musicava vede sue composizioni pubblicate in un volume miscellaneo, nel quale, accanto a quelli di sconosciuti o poco noti, i nomi di musicisti già celebri (Orlando di Lasso, Cipriano de Rore) fungono da specifico richiamo; particolarmente importante è il fatto che l’editore è specializzato in queste opere ‘antologiche’ che, da quel che deduciamo dalle notizie sulle ristampe editoriali, dovevano godere di particolare fortuna. Girolamo Scotto, infatti, sulla scia del nonno Ottaviano, che era stato uno dei primi stampatori italiani di messali con presenza di note, e aveva pubblicato numerose edizioni musicali, continua la tradizione della casa editrice nella direzione, che si era dimostrata particolarmente fruttuosa dei testi musicali.

Un’immagine del concerto che si è tenuto lo scorso 8 marzo al London King’s Place, trasmesso in diretta e in prima esecuzione assoluta su BBC Radio 3. Dopo 400 anni, l’ensemble Fieri Consort (nella foto) ha eseguito la versione integrale del Primo libro dei madrigali a 5 voci di Maddalena Casulana, datato 1583. Immagine: Ben McKee da http://www.bbc.co.uk

La prima apparizione a stampa della Casulana compare dunque in un contesto particolarmente felice; l’anno successivo un altro madrigale, Amorosetto fiore, sarà edito ancora nella raccolta antologica Il Desiderio, nel terzo libro. Sarà sempre Girolamo Scotto, solo due anni dopo, nel 1568, a pubblicare l primo volume che uscirà interamente a suo nome: Di Maddalena Casulana il primo libro de madrigali a quattro voci. All’interno vengono ripresi i quattro madrigali che già erano apparsi nel primo libro del Desiderio cui ne sono aggiunti altri venti. Tutto il testo è dedicato a Isabella De Medici Orsini, duchessa di Bracciano. Coetanea di Maddalena, Isabella De Medici, terzogenita di Cosimo I e di Eleonora di Toledo, era stata educata alla musica oltre che alle lettere. Sposata prestissimo a Paolo Giordano Orsini d’Aragona per consolidare i rapporti con gli Orsini che già avevano visto il matrimonio di Lorenzo De Medici con Clarice e del loro figlio primogenito Piero con Alfonsina, visse con il marito a Firenze, trattenuta nella città dal padre, in particolare dopo la morte della madre.

«Finché visse Cosimo I, Isabella fu la figura femminile di riferimento nella famiglia medicea, ruolo riconosciuto anche dalle altre corti europee nelle occasioni ufficiali». La sua figura è particolarmente importante come protettrice di artisti e animatrice della vita culturale della corte fiorentina, tanto che fu dedicataria di numerose opere – e basti fra tutte ricordare che Girolamo Bargagli, grande animatore dell’Accademia degli Intronati, le dedicò il suo Dialogo de’ giuochi che nelle vegghie sanesi si usano di fare (Siena 1572). Non è dunque strano che una donna dedichi a un’altra donna, che può essere sua protettrice, la sua produzione, in particolare quando la dedicataria gode di eccezionale fama e potenza; per di più pare che Isabella sia stata a sua volta compositrice e quindi poteva fino in fondo apprezzare l’entità del dono che le veniva offerto: quello che risulta particolarmente notevole, vista la data e la ‘prima volta’ di un testo musicale femminile, è l’affermazione di assoluta autocoscienza della propria capacità di produzione, del tutto al pari con quella maschile, che emerge dalla dedica di Maddalena:

Conosco veramente, Illustrissima et Eccellentissima Signora, che queste mie primitie per la debolezza loro non possono partorir quell’effetto che io vorrei, che sarebbe oltre il dar qualche testimonio all’Eccellentia Vostra della devotion mia, di mostrar anche al mondo (per quanto mi fosse concesso in questa profession della Musica) il vano error de gl’huomini, che di altri doni dell’intelletto tanto si credono padroni, che par loro ch’alle Donne non possono medesimamente esser communi (Casulana 1568, n.n.; corsivi aggiunti)

La lettera dedicatoria è datata 10 aprile 1568. Nel corpo del testo non si può non notare l’inserzione del famosissimo centone petrarchesco dalla canzone Italia mia in cui, continuando nella citazione, ancora più chiara appare l’accusa nei confronti degli uomini: «Vano error vi lusinga: / poco vedete e parvi veder molto» (Petrarca, RVF, 128, 23-4); soprattutto degna di nota nel testo della Casulana è l’esplicita rivendicazione della parità intellettuale dei due sessi.

(…)

*Studiosa di Rinascimento, di scrittura femminile e di letteratura di viaggio, Daria Perocco ha pubblicato il saggio da cui abbiamo estrapolato questo brano nel libro Un viaggio realmente avvenuto. Studi in onore di Ricciarda Ricorda, a cura di Alessandro Cinquegrani e Ilaria Crotti (Edizioni Ca’ Foscari, 2019).

(a cura di Paola Ciccioli)

#siscrivedonna #donnedellarealtà

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