di Paola Ciccioli

Nella foto di Paola Ciccioli, una mano di bimba sfiora l’icona dell’ un angelo protettore, di fianco l’immagine di Santa Natalia.
Elisa il 7 marzo compirà 5 anni, è dolce, biondissima e parla in perfetto italiano con la mamma, che italiana invece non è. Riconosco da quale parte dell’Europa proviene dalla tensione del suo viso, in parte protetto dalla mascherina ma con i segni della sofferenza sulla pelle e negli occhi.
La mamma di Elisa si chiama Natalia, ha quarant’anni e da 10 vive in Italia, dov”è arrivata dall’Ucraina. La sua città è Kiev, là vivono i suoi genitori e suo fratello, che hanno abbandonato il loro condominio per un rifugio che si spera sia più sicuro. «Avevano un carro armato russo davanti alla porta», mi dice Natalia, alla quale chiedo di raccontarmi la sua storia dopo averla sentita sussurrare alla figlioletta che colora un album: «Meno male che noi siamo qua».
Natalia estrae dalla borsa due icone, quella di Santa Natalia e quella raffigurante un angelo, un angelo protettore che le ha mandato la madre Nadia «quando la vita era normale». Me le mostra e le appoggia sul tavolinetto del treno. Viaggiamo sullo stesso Frecciarossa che da Milano ci porta nelle Marche, mentre sul suo cellulare arrivano filmati girati nella metropolitana di Kiev, diventata un rifugio per i civili in pericolo per la guerra scatenata da “lui”. “Lui” nelle parole di Natalia è Vladimir Putin, l’aggressore russo – “il terrorista” – che per il popolo ucraino non è degno di essere nominato.
Vi racconterò ancora. Ci separeremo a Pesaro.
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