di Sara Scalia*
Era bello. Era cattolico. Era scout. Era bravissimo.
E quindi noi del Tg3, che eravamo ancora orgogliosamente Telekabul, lo guardavamo con sospetto. Non saprei dire né come né perché quel sospetto, quella malcelata diffidenza, si trasformò poi in una vera e profonda amicizia. Anzi: in quella camaraderie che è qualcosa di più dell’amicizia (una sorta di fratellanza, un patto per sempre) e nulla ha a che fare con il legame amoroso.

L’11 gennaio, giorno della morte del presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, la giornalista Sara Scalia ha pubblicato sul proprio diario Facebook questa foto accompagnata da queste semplici parole: “Con David e Simonetta”. Paola Ciccioli ha chiesto e ottenuto il consenso per poterla condividere sul nostro blog.
Ci legò, credo, una comune passione per il lavoro ben fatto e una certa rigidità morale. Quest’ultima di derivazione comunista per me, cattolica per lui. Un amicale compromesso storico addolcito dalla comune propensione al cazzeggio, al non prendersi così tanto sul serio, a divertirsi lavorando.
E noi ci siamo davvero molto divertiti (di David politico ormai tutti sanno tutto e quindi ciò che vi racconto è un David “da piccolo”, quasi ai blocchi di partenza di una carriera sfolgorante). Uno dei primi, e più grandi, divertimenti fu il rinnovamento totale del Tg della notte: conduttori in piedi e tutto attorno scrivanie dei giornalisti divisi per settore a simulare una redazione al lavoro che però interveniva nel Tg con aggiornamenti, opinioni, valutazioni. E poi collegamenti in diretta di cronaca, politica, esteri, interviste e approfondimenti. Ma David fu sicuramente più bravo di me. Devo anche dire che fummo fortunati; il nostro entusiasmo riusciva a contagiare direttori che avevano, come noi, la gioia di lavorare.
A un certo punto, come capita ai ragazzi che crescono (e noi eravamo poco più che ragazzi) il Tg cominciò a starci stretto. Eravamo appassionati di cronaca, ci piaceva raccontare un Paese che cambiava e capimmo che il linguaggio del Tg non era più quello giusto per noi. Così nel ’96 cominciammo a passare lunghe nottate a casa di David e a buttare giù progetti, idee per una Tv più ambiziosa, contemporanea, meno istituzionale. E con i nostri ingenui foglietti in mano facemmo una lunga, lunghissima anticamera nella speranza che il nuovo Presidente della Rai, Enzo Siciliano, ci ricevesse.
Durò diversi giorni: ci sistemammo nella hall di viale Mazzini e lì aspettammo di essere chiamati: correggendo, limando, riscrivendo. Molti, passando da lì, ci sfottevano. Marcello Sorgi ci chiese se avevamo aperto un ufficio sui divani della Rai. Poi arrivò la chiamata tanto attesa. Siciliano guardò con un certo interesse, forse misto a curiosità, i nostri appunti. E dopo qualche giorno ci trovammo catapultati in un altro mondo. David alla conduzione di un programma di punta della Rai, “Cronaca in diretta”, io capostruttura. Il programma era ben fatto già senza di noi ma molto di “nera” e con una immotivata predilezione per le sfilate di lingerie. Cambiargli faccia e mantenere i notevoli ascolti non fu una passeggiata.
Tra lo scetticismo generale mandammo un inviato in Albania dove era scoppiata una gigantesca sommossa popolare in seguito al fallimento di numerose società finanziarie, David si occupò a lungo di uno spaventoso caso di pedofilia a Cicciano in Campania, tirandone fuori un reportage sconvolgente sul degrado sociale e morale di quei luoghi. E avemmo ragione: gli ascolti non soffrirono affatto di quel cambiamento. Devo dire che David ne fu l’anima, il cuore, il trascinatore. Io ne fui solo il braccio operativo. E dunque, ci dicemmo, una Tv diversa si può fare…
Poi per lui arrivò l’altra straordinaria avventura prima di Raiuno e poi del Tg1. E da lì prese il volo maturando definitivamente la sua passione politica. Come sempre pensandola in grande: divertito, questo sì, dai giochi di corridoio, ma sempre osservandoli senza mai esserne il miserabile protagonista.
Perché gli premeva molto obbedire alla regola di vita che si era dato fin da ragazzo e che ripeteva spesso: guardare da lontano le cose vicine, guardare da vicino le cose lontane. Ci è sempre riuscito.
*Sara Scalia nasce a Roma nel 1953. Ha lavorato per 11 anni a L’ Unità e poi in Rai dove ha fatto, fino alla pensione, parecchie cose interessanti. Un marito, un figlio. Ceramista scarsa ma con molta passione. Il suo epitaffio sarà: voleva essere Jo e diventò Meg).
**Ripubblichiamo fedelmente e con il consenso dell’autrice questo articolo originariamente apparso l’11 gennaio 2022 su foglieviaggi.cloud con il titolo: David da giovane, storia di uno scout alla scoperta della nuova Tv. I funerali di Stato del presidente Sassoli si sono svolti questa mattina a Roma nella Basilica di Santa Maria degli Angeli.
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(a cura di Paola Ciccioli)
I personaggi pubblici ci pervengono da lontano e si riesce a coglierne l’intimo con quanto dicono,scrivono, affermano, su basi di fede comune o nel rispetto del pensiero altrui. Davide Sassoli, nel tempo, ci aveva rassicurati tutti, avrebbe fatto bene e la delega che il Paese gli aveva affidato era in buone mani. Grazie per aver condiviso un tassello che ce lo fa amare e rimpiangere ancora di più.
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