“Marisa è un’infermiera”

di Umberto Saba*

Dedichiamo questi versi al Corpo sanitario nazionale italiano, da oggi ufficialmente candidato al Premio Nobel per la pace 2021 per il lavoro svolto a tutela della salute pubblica durante la pandemia. Grazie.

Aprile 2020, Italia. Foto di Paola Ciccioli

RITRATTO DI MARISA

Marisa è un’infermiera. Ha gli occhi tondi

come gli uccelli; ma non sa più di che colore. Azzurri

li hanno detti una volta nella tessera,

verdastri un’altra. E così adesso è in dubbio.

Marisa è un’infermiera ed una brava

bimba. Non si è dipinta mai la faccia, si mostra

come Iddio la volle. Schiva

appare di pietà verso i malati

sebbene in petto ella nasconda un raro

gioiello (il più nel nostro mondo raro):

un cuore.

Marisa è un’infermiera. Ha gli occhi tondi

come gli uccelli,

cangianti un po’ come le biglie, quali

si giocava accosciata sotto un albero,

contro i maschietti del paese. Spesso

perdeva; non piangeva – dice – mai.

*Umberto Saba dedicò l’ultima delle “Sei poesie della vecchiaia” a l’infermiera Marisa Calligaris, conosciuta nell’agosto del ’54 quando «venne ricoverato d’urgenza all’Ospedale Maggiore di Trieste in seguito a una caduta che gli aveva fatto perdere l’uso delle gambe». L’episodio è ricordato nel libro Saba di Stefano Carrai (Salerno Editrice 2017).

Nel “Canzoniere” il poeta triestino fa precedere i versi da queste parole: «Al Prof Dott. Marino Gopcevich – per una sua intuizione – con affettuosa riconoscenza».

a cura di Paola Ciccioli

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