di Elena Branca*
Per il 27 gennaio, Giorno della Memoria, vorrei ricordare le sanitarie ebree che servirono durante la prima guerra mondiale ma patirono comunque le leggi razziste. Traggo i dati generali da L’apporto degli ebrei alla assistenza sanitaria sul fronte della Grande Guerra di Rosanna Supino e Daniela Roccas: Durante la prima guerra mondiale sia nei comitati civili che nelle forze armate troviamo moltissime persone di religione o origine ebraica. Molti si arruolarono in Croce Rossa o nella Sanità Militare: nonostante le difficoltà date dagli Archivi, e dal fatto che non sempre gli ebrei si facevano identificare come tali, le due autrici sono riuscite a raccogliere circa 500 nomi, uomini e donne. Nonostante il valore e le tante medaglie, nel 1938 patirono le leggi razziste, costretti a lasciare lavoro e incarichi, e poi nel ’43 molti furono mandati nei campi di sterminio.
Qui voglio ricordare tre donne: Germana Ravenna, infermiera volontaria di Ferrara, morta ad Auschwitz; Luisa Ancona, medica chirurga, capitano medico della Croce Rossa, nata a Palermo e morta a Milano nel ’51; Luisa Levi, medica psichiatra, nata a Torino, prima aspirante ufficiale medico e poi infermiera volontaria.
Germana Ravenna, figlia di Felice Ravenna e Celina Padoa, era nata a Ferrara il 9 gennaio 1896. Durante la prima guerra aveva prestato servizio come infermiera volontaria della Croce Rossa Italiana. Arrestata a Firenze il 26 novembre 1943 e detenuta in un convento, fu inviata al punto di raccolta di Verona da dove partì con il convoglio n. 05 destinato al campo di sterminio di Auschwitz. Il convoglio arrivò il 06 dicembre 1943. Germana Ravenna non è sopravvissuta alla Shoah.
Luisa Ancona nacque il 3 settembre 1881 a Palermo da Camillo e Maria Basevi, una famiglia di origini ebraiche, quindi si trasferì a Milano dove morì il 18 maggio 1951.
Si laurea in medicina nel 1903 a Pavia. Nel 1904 risulta in un elenco di Ufficiali Sanitari, poi si arruola nella Croce Rossa Italiana il 28 maggio 1904, seconda donna dopo Maria Montessori ad arruolarsi come medico militare in Italia. Troviamo il suo nome nel resoconto di un’esercitazione interforze fra alpini e Croce Rossa dal 2 al 16 marzo 1913, come sottotenente. Nella sede dell’Ufficio II dell’Unione femminile di Milano fu aperto un ambulatorio per i lattanti di cui si occupano due socie dell’Unione, le dottoresse Linda Beretta e Luisa Ancona. Le stesse che: «prestano la loro opera volontaria visitando i piccoli malati a casa propria, al domicilio delle famiglie, in ospedale». Nella rivista “Assistenza Civile” del 1918, la dottoressa Luisa Ancona è ritratta in una fotografia mentre, nel suo ruolo di capitano medico, visita un militare in un ospedale di Milano quale oftalmologa. Nel 1919 risulta tra le fondatrici del network internazionale “IFUW International Fellowships and Grants” e partecipa attivamente alla Associazione Donne Medico. Nel 1935 è negli elenchi della Federazione Italiana delle Laureate e Diplomate degli Istituti Superiori, oltre ad essere citata tra le premiate a gare venatorie. È segretaria nazionale della Associazione Fascista Donne Medico quando nel 1938 è colpita dalle leggi razziste e cacciata da ogni incarico. Il 12 giugno 1952 le viene intitolata una sala della “poliambulanza femminile” inaugurata a Milano presso la Casa-albergo della Laureata in via Eugenio Chiesa.
Luisa Levi (Torino, 4 gennaio 1898 – Torino, 16 dicembre 1983).
Durante la prima guerra mondiale presta servizio prima come aspirante ufficiale medico nel laboratorio psico-fisiologico dell’aviazione, diretto da Amedeo Herlitzka e poi è infermiera volontaria presso l’Ospedale territoriale della Croce Rossa Italiana di Torino. Durante la Seconda guerra mondiale, privata del lavoro, si ritira nella campagna di Alassio, di proprietà dei genitori, dove si dedica a lavori agricoli. Dopo l’8 settembre 1943, perso il padre, si rifugia con la madre a Torrazzo Biellese, vivendo sotto falso nome. Qui, grazie al comitato femminile di Ivrea, collabora attivamente come medico della 76ª Brigata Garibaldi.
*Elena Branca, ferrarese, è cultrice di storia della Croce Rossa. Con il suo consenso, pubblichiamo sul blog questo suo post condiviso nel Gruppo Facebook di Donne della reatà.