«Allelujia, alleluja, alleluja, sono stata dimessa dall’ospedale di Cremona»

Testo e immagine di Gabriella Cabrini – diario giornaliero dall’ospedale di Cremona

«Ho la febbre oltre 38-39 da 10 giorni (non scende), ho fatto il tampone», aveva scritto Gabriella Cabrini il 6 marzo sulla sua pagina Facebook, la piazza dove ci siamo incontrate grazie ai suoi contributi sempre profondi e sempre accompagnati da foto molto belle. Poi il giorno successivo è arrivata la diagnosi, «Da oggi sono a pieno titolo una Nobil Donna, della corona, del virus e di tutto il resto». Quindi il ricovero e 13 difficili giorni in ospedale raccontati ad amiche e amici e condivisi anche dal Gruppo Donne della realtà, in un appuntamento quotidiano sempre attento, misurato e compassionevole. E questa mattina la notizia: «non sono ancora guarita, ma sono stata dimessa e il mio letto va a chi ne ha più bisogno».

Gabriella ed io in mattinata ci siamo sentite al telefono e lei ha acconsentito alla pubblicazione del suo diario ospedaliero su nostro blog, seguendo l’ordine inverso dei suoi post: cioè dalle dimissioni all’arrivo in ospedale. In questo nostro archivio la sua esperienza non si perderà, diventando al contrario un documento della “nostra” storia collettiva. Grazie (Paola Ciccioli).

Alleluja alleluja alleluja.

Ieri pomeriggio sono stata dimessa, non sono guarita, sarò in isolamento per altri 14 giorni e proseguirò la cura a casa, poi farò controlli e doppio tampone. Voglio ringraziare i medici, gli infermieri, tutto il personale per quanto hanno fatto, e fanno, per me, per noi, ed è davvero un miracolo quotidiano. Voglio ringraziare anche ciascuno di voi, uno a uno, mi avete adottata pur non conoscendo nulla di me, grazie perché le vostre parole, pensieri e preghiere sono stati determinanti per la mia guarigione. Sapere di essere nei vostri cuori mi ha aiutata a sperare, a vedere la fine del giorno e l’inizio del domani, a cercare di essere forte per guarire, sapere di non essere sola, sapere che moltissime persone sconosciute mi mandavano pensieri di incoraggiamento, la forza per resistere.


Siete così importanti che vi dedico queste parole di Vinícius de Moraes: «Ho amici che non sanno quanto sono miei  amici. Non percepiscono tutto l’amore che sento per loro, né quanto siano necessari per me. L’amicizia è un sentimento più nobile dell’amore. Non cerco alcuni di loro, mi basta sapere che esistono. Questa semplice condizione mi incoraggia a proseguire la mia vita. Un amico non si fa, si riconosce».


Grazie di cuore per aver pensato anche ai miei compagni di strada ai quali ho allargato tutto il vostro amore.
Da oggi sarà una nuova vita, non sono guarita ma potrò curarmi a casa mia e lasciare il letto a chi ne ha più bisogno, in un prossimo futuro incontrerò molti di voi ma certo vi terrò sempre tutti nel mio cuore.

Grazie grazie grazie.

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