di Emma, 13 anni, allieva del Conservatorio di Udine

Emma, l’adolescente che ha scritto questa bellissima testimonianza, sotto una coltre di libri e giornali in uno scatto di Ettore, suo fratello minore. “Io ho preparato tutto e poi lui ha scattato”, ci ha raccontato. Meravigliosi. Grazie a loro inviamo i nostri saluti a tutte le studentesse e agli studenti italiani alle prese con il sovvertimento delle abitudini dovuto all’emergenza contagio. Forza, ragazz*!
Il mese scorso, si è sparsa una voce. Un nuovo virus è in circolazione; il Corona Virus!
All’inizio, sembrava una cosa da niente. Tutti dicevano che si era sparso solo in Cina, e che qui in Italia non sarebbe mai arrivato perché erano riusciti ad isolarlo. Ma isolare non vuol dire fermare. A poco a poco si stava spargendo in tutto il mondo. In Francia, in America, in Germania in Africa, e in molti altri Paesi.
Un giorno, andando in Conservatorio, ho notato che molti negozi erano chiusi fino a “data da destinarsi”. In città non c’era più neanche un gatto. Poi un giorno hanno chiuso anche le scuole. Fino a “data da destinarsi”. All’inizio dovevano chiudere per pochissimo tempo, poi fino al 1° marzo, poi fino al 4, fino al 16 e adesso siamo arrivati al 3 aprile.
Anche il Conservatorio ha chiuso. Tutti miei esami di musica sono saltati, e con loro anche le lezioni. Il mio professore di oboe, (strumento musicale) ha avuto una bellissima iniziativa. La scorsa settimana abbiamo iniziato a fare lezioni online, tramite FaceTime. È molto divertente! Qualche giorno fa, ho saputo che non posso vedere mio nonno, perché abita in Veneto, e non possiamo avere contatti con lui. Mi manca davvero tanto. Già non lo vedo spesso, perché va sempre a New York per lavoro, e adesso non posso neanche andare a trovarlo!
Il Governo ha emanato un nuovo decreto, che obbliga le persone a stare nel proprio comune. Praticamente non posso fare più niente! Posso spostarmi solo per emergenze, ma devo avere una specie di permesso. Devo essere sincera. Non andare a scuola, in questo periodo, ha i suoi pro e contro. Sono felice, perché non mi sveglio più alle 5.50 del mattino e non sto a congelarmi aspettando la corriera per quindici minuti, ma posso dormire qualche ora in più, e poi sono sicura che non andandovi, non verrò contagiata, visto che anche ad Udine, ci sono stati casi positivi.
La cosa che però non mi piace, è che dopo un po’ che sei costretta a stare in casa, ti annoi a morte, e non sai che fare. Puoi studiare, giocare, uscire qualche volta, studiare, studiare e studiare! A me piace molto leggere, ma mi mancano i miei amici e i pomeriggi che passavamo a divertirci assieme. Una nuova piattaforma è stata attivata su Internet, Edmodo. È un’applicazione che assomiglia come ad un gruppo di Whatsapp. Ci siamo noi studenti e tutti i professori; e ogni giorno ci inviano nuovi compiti da fare. Pensate un po’, … a scuola in pigiama! Io faccio così. Chi mi costringe a risolvere qualche espressione o scrivere un tema, standomene in scomodi jeans e maglie attillate, quando posso starmene al caldo nel mio pigiama? Però fare lezione dal vivo è un’altra cosa.
È da un po’ di tempo che non faccio più un giro in centro a Udine. Non posso organizzare feste con le mie amiche e non posso prendere freddo. L’unico mezzo per comunicare con qualcuno, guardandolo in faccia, è la videochiamata; ma non è la stessa cosa di parlargli faccia a faccia. Ho come l’impressione che anche quest’anno, la gita di classe verrà annullata. Anzi, ne sono certa. Dovevamo andare in Lombardia, ma proprio lì, ci sono stati un sacco di casi del virus, perciò non ci manderanno mai. Per questa cosa sono veramente triste, perché è la seconda volta che non andiamo in gita. Peccato. La cosa che però mi preoccupa molto è il Progetto Opera (spettacolo di fine anno che organizza la mia scuola). Con tutti questi giorni di assenza, non so come si possa organizzare uno spettacolo così grande. Mi dispiacerebbe veramente tanto non farlo, perché è una cosa che rappresenta molto la Valussi (la mia scuola).
Lo sapete che nonostante il Governo abbia raccomandato alla gente di stare in casa, molti sono usciti e se ne sono andati nei bar? Stavano tutti ammucchiati nei locali e non pensavano alla prudenza. Questa che vi sto per citare, è una frase che ho letto qualche giorno fa su Internet: “Ai nostri nonni è stato chiesto di andare in guerra; a noi chiedono di starcene sul divano”. È una cosa vera. Non rischiate! Non fate i “forti”, perché non lo siete. Se dicono di stare a casa, non andate a sciare, perché non è una vacanza. Decidete voi quello che, secondo la vostra coscienza, ha senso o no. Però scegliete bene. Non so se anche i miei coetanei se ne rendono conto. Lo sanno che stiamo vivendo una fase cruciale della Storia? In Italia non è mai successa una cosa del genere. Le scuole non sono mai state chiuse per così tanto tempo. Io, con questo racconto, non voglio dire che ve ne dovete stare barricati in casa e preparare le scorte di cibo per i prossimi sette anni, però cerchiamo di non prendere questa cosa sottogamba.
Non prendetemi per matta, però io, in un certo senso, mi sento fortunata, perché so che quando sarò anziana avrò qualcosa di interessante da raccontare ai miei nipoti, e potrò dire “io c’ero”. Allo stesso tempo, però, sono anche spaventata, perché ho paura che il virus si evolva troppo rapidamente prima di trovare un antidoto. È uno scontro: tra virus e sopravvivenza. Molte persone muoiono, però ricordate che ce ne sono altre che sopravvivono. Il match non è ancora finito.
Brava Emma, bellissima testimonianza. Anche i miei alunni fanno lezione in pigiama, si collegano con gli occhi ancora assonnati, senza il trucco e le acconciature che siamo abituati a vedere a scuola ma lavorano. Mi mandano i compiti, chiedono spiegazioni. È un’esperienza nuova per tutti e si, quandp ne usciremo e potremo riabbracciarci tutti, diremo noi l’abbiamo vissuto, con il massimo della nostra responsabilità e senza perdere la speranza….mai.
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