Testo e foto di Paola Ciccioli
Sono stata in ospedale a Milano.
Mi hanno provato la febbre all’ingresso e poi consentito di entrare dentro il vuoto di sedie, divanetti e poltrone disponibili per nessuno a metà.
La prima impressione è stata quella del silenzio della metropoli, che impressione, interrotto dal frusciare della mia gonna e da qualche motorino in lontananza.
Al supermercato in pochi e guardinghi, cassiera con cortesia inscalfibile.
Il carcere di San Vittore circondato dalle luci lampeggianti azzurre della polizia.
Poi, nel buio, l’ombra della statua di Giuseppe Verdi davanti alla sua casa di riposo, ingigantita sulla facciata di un palazzo.
Sirene di ambulanze, ambulanze, pensieri, sirene veloci.
Tir, auto che sfrecciano sulla superstrada libera e poi gallerie, gallerie, gallerie prima del lago di Como.
E un’unica macchina, la mia
Paola, perché sei andata in ospedale. Stai bene?
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Un controllo programmato (e nuovamente rinviato), tranquilla Adele. Ti ringrazio per l’interessamento, spero che anche tu stia bene, un abbraccio. Stiamo vicine.
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